La Juventus è molto vicina a chiudere il secondo colpo del suo mercato in entrata. Dopo l’acquisto di Arek Milik dal Marsiglia, si avvicina a grandi passi anche Timothy Weah, figlio d’arte del Lille. Accordo per 12 milioni, 5 anni di contratto al ragazzo
Il giocatore, classe 2000 e di nazionalità statunitense, è un esterno. Nella sua giovane carriera ha giocato un po’ in tutte le zone di campo tra le fasce e l’attacco. Interessante dunque capirne il ruolo e la collocazione tattica.
È facile immaginare che papà George, sì quel Weah lì, sia felice in questo momento. Qualche giorno fa, infatti, l’attuale presidente della Liberia aveva dichiarato: “Sono sempre stato juventino, mi sono innamorato della Juve con Platini e se mi chiedete con quale altra squadra avrei voluto giocare, dico Juve”. Una chiamata del destino, insomma.
Il figlio, nato a New York, è cresciuto calcisticamente nel Paris Saint Germain, dopo aver tirato i primi calci al pallone oltreoceano, passando per l’Academy dei New York Red Bull. Eclettico, polivalente e dotato di ottima corsa, è stato provato un po’ ovunque. Un breve passaggio ai Celtic di Glasgow (4 gol e 1 assist in 17 apparizioni) e poi la cessione a titolo definitivo al Lille per 10 milioni nel 2019 (8 gol e 8 assist in 107 gare).
Esordisce in nazionale maggiore USA il 28 marzo 2018, all’età di 18, un mese e sei giorni. Nel corso dell’ultimo mondiale in Qatar ha giocato con la propria selezione, andando anche in rete nella partita d’esordio col Galles (terminata poi 1-1).
Il suo animo a stelle e strisce viene fuori nella vita privata, nelle naturali passioni di un ragazzo 23enne. Grande amante della musica rap e trap, i suoi idoli sono Tupac e Notorius Big. Icone della cultura afroamericana hiphop.
Timothy Weah può giocare in più posizioni di campo. 23 anni, 1 metro e 84 centimetri, dotato di tanta corsa e spinta. Non è però un goleador, i numeri sopra-elencati lo dimostrano.
Con gli States del ct Berhalter il figlio del pallone d’oro gioca ala destra, esterno d’attacco. Nei club però la situazione non è sempre stata così ma anzi, il ragazzo della Grande Mela ha mutato in più occasioni la sua collocazione. Subendo un progressivo abbassamento del proprio baricentro.
Si parta dalla stagione 18/19, quella dell’approdo in prima squadra, tra i grandi del PSG e del prestito in gennaio al Celtic. Weah gioca principalmente da punta centrale (10), ma anche da ala del reparto offensivo (5 volte a sinistra, 4 a destra). Nella stagione successiva nonostante il passaggio al Lille, per via di un infortunio muscolare sta fermo molto, e scende in campo solo in tre occasioni. In ogni caso, ripartite in altrettante differenti mansioni tattiche: riferimento offensivo, secondo punta e ala destra. Nell’annata 20/21 con la maglia de Les Dogues svaria molto, coprendo pure una volta il centrocampo. In 20 occasioni fa il centravanti, in 12 l’ala destra, in 4 si posiziona dall’altra parte dell’attacco e in una appunto come mezz’ala a destra della mediana. Raccoglie 5 reti e un assist.
Nel corso delle ultime due stagioni, si ha un lento spostamento dapprima sull’esterno e poi sulla linea difensiva.
Nella stagione 21/22, Weah gioca più sulla destra in avanti rispetto al centro dell’attacco (15 occasioni contro 9); e in altre 7 occasioni gioca ala sinistra. Trova la rete 3 volte, fornendo 5 assist. Nel corso della stagione appena passata, la mutazione tattica del figlio di George pare essere definitiva. Il ruolo di punta non gli appartiene più, gioca 16 volte terzino (8 destro e 8 sinistro), 5 volte ala destra in attacco e in una sola occasione punta centrale. Non trova mai la rete, fornisce 2 assistenze.
Le sue caratteriste tattiche e fisiche sembrano essere ritagliate alla perfezione per raccogliere il testimone di Juan Cuadrado. Diventandone il legittimo erede. Nel 3-5-2 allegriano l’americano pare perfetto per il ruolo di quinto a destra. In caso di difesa a 4, Weah può essere utilizzato sia sulla linea arretrata, sia su quella offensiva. Proprio come il colombiano. Una vera e propria freccia nella faretra dell’arco di Max Allegri.
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