L’ultimo risvolto sulla vicenda che ha coinvolto il pluripremiato club inglese trova appiglio nei dubbi dell’UEFA su nascoste operazioni di sponsorizzazione
Il progresso nel mondo sportivo passa anche, inevitabilmente, dall’aumento degli introiti per ciascun club al fine di mantenere livelli di competitività elevati in contrapposizione alle dirette concorrenti. Eppure negli ultimi anni sono sempre stati crescenti i problemi di carattere finanziario – basti pensare alle imposizioni dell’FFP – legati alla cattiva gestione delle risorse in relazione ai regolamenti UEFA.
Gli ultimi mesi nel calcio italiano sono poi stati segnati negativamente dalla questione plusvalenze di cui si è resa protagonista la vecchia gestione dirigenziale della Juventus, ma il club bianconero non sarebbe l’unico ad essere finito nel polverone mediatico. Anche per altri motivi, non necessariamente legati alle operazioni di mercato con valori alterati.
Ultimamente, infatti, anche il Manchester City è stato sottoposto ad attenta vigilanza da parte dell’organo di controllo della Federazione Internazionale con l’accusa di aver violato in centoquindici punti diversi la regolamentazione economico-finanziaria vigente nel campionato di Premier League inglese.
Manchester City ancora sotto accusa: finte operazioni di autofinanziamento
Nello specifico, sarebbe spuntata nelle ultime ore una serie di nuove, importanti accuse rivolte al club per presunte operazioni di sponsorizzazione del tutto fittizie. Queste sarebbero relative al versamento nelle casse del club di 34 milioni di euro in due tranche, ad opera di un prestanome.
Stando agli ultimi rapporti del Club Financial Control Board, tali pagamenti sarebbero dovuti provenire dalla società di telecomunicazioni degli EAU, Etisalat, quando è poi stata scoperto il raggiro. Gli investimenti proverrebbero infatti direttamente dall’Abu Dhabi United Group. Ovvero la stessa società sotto controllo di Mansour bin Zayed Al Nahyan, a mezzo di un esperto di finanza conosciuto come Jaber Mohamed.
Secondo l’analisi del Times, tale figura non è stata ancora identificata e le autorità non hanno avuto modo di ascoltare la sua versione dei fatti. Ma ciò su cui non filtrano dubbi, riporta il quotidiano d’informazione inglese, è che siano stati presi accordi mirati al fine di mascherare tali pagamenti, facendoli passare per mere operazioni di sponsorizzazione quando invece avevano tutte le caratteristiche di essere definiti finanziamenti azionari.