Quali sono i club dei Pozzo? Non solo Udinese, la famiglia friulana ha messo le mani anche su altri due club. E con buoni risultati.
La famiglia Pozzo è nel mondo del calcio da lungo tempo. Gli appassionati del pallone e delle vicende che ruotano attorno ad esso probabilmente già sapranno che la principale ‘creatura’ dei Pozzo è l’Udinese, ma non c’è soltanto questo club tra i loro interessi.
Fu il 29 luglio 1986 una data chiave, dato che l’imprenditore friulano Giampaolo Pozzo comprò le Zebrette in una fase complicata per la squadra, ma gli anni seguenti- di buona gestione – permisero al club di togliersi diverse soddisfazioni.
Il proprietario dell’Udinese Giampaolo Pozzo ha sempre avuto una linea ben chiara: il calcio deve essere un’attività svolta nel segno dell’avanguardia e della sostenibilità, senza dare troppo spazio a strategie anche remunerative, ma rischiose. Anzi gli aspetti economici debbono guardare sempre all’equilibrio di ricavi e costi.
Vero è che se da più di vent’anni alla presidenza del Consiglio di amministrazione dell’Udinese c’è Franco Soldati, Giampaolo Pozzo è stato a lungo alla guida del club e sua resta comunque la proprietà più costante di una squadre della Serie A, dopo ovviamente la famiglia Agnelli alla Juventus.
Nella storia imprenditoriale della famiglia Pozzo vi sono club calcistici che certamente non si caratterizzano per il blasone, ma che indicano che la famiglia ha idee ben chiare sulla gestione societaria in ambito sportivo.
L’Udinese è ovviamente il primo club ricollegato alla famiglia Pozzo. Da molto tempo presenza fissa della Seria A, ha avuto negli anni ’90 un periodo di grande spolvero ma complessivamente è sempre rimasto senza particolari difficoltà nell’élite del calcio italiano. La famiglia Pozzo ha storicamente gestito il club servendosi di un modello lungimirante e sempre alla ricerca del pareggio fra entrate e uscite.
Generalmente le spese sono sempre state equilibrate, come pure i bilanci sani, o così è stato per lo meno fino agli ultimi anni. Infatti a seguito dei più alti ammortamenti legati alla rivalutazione dei propri beni, tra cui il marchio, l’impianto e i diritti degli atleti, i Pozzo hanno chiuso lo scorso anno con un consistente rosso di 69 milioni. Di certo una novità non da poco in una gestione societaria sempre molto attenta ai conti. Tuttavia gli anni anteriori restano una buona base per guardare al futuro con ottimismo.
Anzi in base agli studi del CIES Football Observatory, l’osservatorio svizzero del calcio sul mercato internazionale del calcio, i bianconeri di Udine sono una sorta di mini-Ajax. Perché il club sarebbe comunque decimo al mondo a livello di utili, registrando un considerevole +131 milioni nei cinque anni dal 2018 al 2023. E per una squadra che non è top club vuol dire davvero molto.
Da più di dieci anni, la famiglia Pozzo controlla gli andalusi del Granada, un club che all’epoca era nella Serie C spagnola e con problemi finanziari notevoli. La famiglia Pozzo dimostra ancora una volta di saperci fare e in due soli anni centra due promozioni che permettono al club di tornare in Liga dopo vari decenni di assenza.
Nel 2016 la famiglia Pozzo scelse però di cedere il club andaluso al colosso cinese del marketing Desports Group di Jiang Lizhang.
C’è anche un club inglese nella storia della gestione calcistica da parte della famiglia Pozzo. Ci riferiamo al Watford, squadra che venne rilevata nel 2012 mentre militava nella Serie B inglese – la Championship. Interessante notare che anche in questo caso si può parlare di buona gestione dato che il club centrò poi la promozione in Premier League nel 2014-2015, dopo otto anni di mancanza.
Una altalena di emozioni nelle stagioni successive dato che vi fu prima la salvezza, poi la retrocessione in Championship nel 2020-2021, ed un nuovo ritorno in Premier nel 2021-2022. Per poi retrocedere nella stagione dopo.
Il modello Pozzo applicato al mondo del calcio ha registrato buoni risultati. Ci riferiamo in primis allo scouting organizzato attraverso lo staff di collaboratori in tutto il globo, per individuare e comprare a prezzi bassi talenti giovani e semi o totalmente sconosciuti, farli emergere a Udine e rivenderli – capitalizzando al massimo il ritorno economico con grandi plusvalenze.
Dati alla mano, il club friulano infatti sa di sicuro come fare affari e rivenderli a peso d’oro. Anzi l’Udinese è una delle squadre del nostro paese che maggiormente guadagnano dal player trading. Floridissimo dal punto di vista economico è in particolare il periodo che va dai primi anni ’90 al 2016: nell’arco di quegli anni infatti il club ha ottenuto ben 647,8 milioni di euro di plusvalenze, a fronte di un fatturato netto di 820,3 milioni di euro.
L’abilità nello scovare talenti – e farli fruttare non soltanto sul terreno di gioco – si è manifestata ad altissimi livelli a fine anni ’90 con la cessione dell’attaccante brasiliano Marcio Amoroso al Parma per 71 miliardi di plusvalenza. Ma non dimentichiamo anche l’utile netto di 52 miliardi del 1999-2000 – epoca d’oro per l’Udinese – e la cessione capolavoro di Alexis Sanchez al club del Barcellona, comprato per 3 milioni e venduto ai blaugrana per 26 milioni di euro più 11,5 legati alle prestazioni.
Insomma, ottimi numeri che confermano che la famiglia Pozzo ha saputo sempre muoversi con intelligenza e lungimiranza nel mondo del pallone. Ma d’altronde da quando i Pozzo sono nel calcio, la filosofia è sempre la stessa: “dare e avere devono andare d’accordo. Altrimenti prima o poi finisce male”, queste infatti le parole usate dal patron Giampaolo Pozzo in una recente intervista agli organi di informazione.
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