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Salary cap nel mondo del calcio, cos’è e a cosa serve?

Anche in Europa l’applicazione del salary cap nel mondo del calcio, per favorire un futuro economicamente sostenibile per tutto il comparto.  

David Beckham (Ansa – Calciomercato.it)

Non solo negli USA. Il salary cap sarà una costante anche del calcio europeo dato che i club non potranno spendere per acquisti, salari e commissioni degli agenti più del 70% dei propri ricavi. Si tratta di quanto previsto dalla riforma del fair play finanziario, che andrà definitivamente a regime nella stagione 2025-2026, dopo una introduzione graduale.

Ecco allora che, sull’onda dell’esperienza del campionato di calcio professionistico statunitense, avremo un accurato controllo delle spese per stipendi e trasferimenti. E il punto di riferimento – dicevamo – sarà il fatturato.

Per questo è importante aver ben chiaro il concetto del salary cap e di seguito infatti faremo una sintetica panoramica in proposito.

Che cos’è il salary cap?

Sinteticamente, il salary cap consiste in un meccanismo che limita la facoltà di spesa di un club di calcio. Infatti tradotto in lingua italiana sta a significare ‘tetto salariale’ o ‘tetto degli ingaggi‘ ed è di fatto la cifra massima che per ogni stagione può essere spesa da una squadra di calcio in totale, per sostenere le uscite rappresentate dagli ingaggi dei giocatori che formano la sua rosa.

In altre parole, il salary cap rappresenta un meccanismo di controllo finanziario che intende regolare e limitare le spese del club per gli stipendi dei giocatori, reprimendo sul nascere possibili rischi di scarsa tenuta dei conti o addirittura di insolvenza e di mancanza di soldi nelle casse societarie.

Se parliamo di salary cap, non possiamo non citare anche il cd. ingaggio. Esso altro non è che il salario o stipendio che il calciatore ottiene dal club che lo ha comprato, in cambio delle sue prestazioni sul campo di gioco. Proprio per questo il salary cap si lega indissolubilmente al concetto di ingaggio, con l’importo di quest’ultimo che peraltro può variare sulla scorta di più fattori tra cui la qualità tecnica del singolo atleta ingaggiato, la sua esperienza calcistica, la sua popolarità e non solo.

Quali sono le principali finalità del salary cap?

Messi (Ansa – Calciomercato.it)

Diversi sono gli scopi per cui esiste il salary cap nel mondo del calcio. In particolare nella MLS questo concetto è assai radicato. Ebbene, gli scopi maggiori del salary cap sono i seguenti:

  • protezione della competitività ed equità, dato che il salary cap sollecita la presenza di un ambiente di competizione equa tra le squadre di calcio, evitando che pochi club ricchi vadano a dominare il mercato e le maggiori operazioni finanziarie e impedendo che detti top club acquisiscano un vantaggio competitivo sproporzionato per il tramite di salari e spese molto alte. Il salary cap garantisce dunque la presenza di club più equilibrati finanziariamente tra loro e, conseguentemente, campionati più incerti ed imprevedibili;
  • garanzia di sostenibilità economica sul medio termine, in quanto il salary cap serve anche e soprattutto a favorire la tenuta finanziaria delle casse del club. Ponendo un tetto massimo al costo dei salari, i vertici societari sono spinti a gestire i loro soldi in modo responsabile – senza investire esageratamente ed indebitandosi fino a rischiare l’insolvenza e il fallimento;
  • fair play finanziario, visto che il meccanismo del salary cap sollecita comportamenti virtuosi dei club, i quali così saranno incentivati a non correre verso gli aumenti salariali, cadendo vittima di speculazioni finanziarie. Anzi, il salary cap aiuta a conservare una buona disciplina nel mondo del pallone.

In conclusione, nel calcio odierno il salary cap non può che essere uno strumento molto intelligente per evitare problemi finanziari ai club e veri e propri danni di immagine. Al contempo lo strumento favorisce l’ingresso di eventuali nuovi investitori, attratti dalla buona salute finanziaria del club che rispetta il tetto salariale. Inoltre i club sono spinti a prendere decisioni che bilancino le spese con altre necessità: basti pensare agli investimenti negli stadi e centri di allenamento come pure allo sviluppo del settore giovanile. E peraltro l’esperienza della MLS da questo punto di vista, insegna.

Claudio Garau

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