Clausola rescissoria nel calcio: che cos’è, a cosa serve e come funziona

La clausola rescissoria nel calcio ha un’importanza chiave nel trasferimento dei calciatori. Vediamo perché.

Firma del contratto
Firma del contratto (Pixabay) calciomercato.it

Il calcio non è soltanto quello giocato negli stadi, davanti a migliaia di spettatori. E’ uno sport fatto di regole ben precise che attengono anche ad aspetti che vanno oltre ciò che succede sul campo. I calciatori sono legati ai club attraverso contratti ad hoc, e proprio a questi contratti si applicano regole e istruzioni che ogni professionista di questa disciplina sportiva dovrebbe conoscere.

Anche per questo esistono i procuratori sportivi, figure che aiutano i giocatori nella gestione delle loro carriere e negoziano contratti nel loro interesse. Tra gli aspetti tipici dei contratti dei calciatori vi sono quelli connessi alla cd. clausola rescissoria, non di rado nominata nelle notizie sulle trattative e il calciomercato.

Non tutti però sanno che cosa si intende esattamente con essa, qual è il suo meccanismo ma anche e soprattutto a che cosa serve e perché esiste. Di seguito una panoramica sul tema, per fugare ogni dubbio e farti scoprire di che si tratta. I dettagli.

Clausola rescissoria cos’è?

Parlare della clausola rescissoria ha sicuramente utilità perché ha condizionato alcuni dei maggiori trasferimenti di atleti nella storia del calciomercato. Darne una definizione sintetica non è comunque complicato, dato che con essa si intende semplicemente un’opzione che:

  • si può includere in un contratto di un calciatore;
  • implica il versamento di una predefinita somma da pagare, qualora un club voglia acquistare un determinato giocatore.

La clausola rescissoria si caratterizza anche e soprattutto per il fatto che la società detentrice del cartellino, nel momento in cui ottiene la cifra fissata per l’operatività della clausola, non potrà tirarsi indietro e mettere i bastoni tra le ruote alla cessione.

Dal punto di vista giuridico, la clausola rescissoria nei contratti dei calciatori andrebbe però più correttamente definita una clausola di recesso o clausola penale. In ogni caso, trova il suo fondamento giuridico nel Codice Civile ed è comunemente utilizzata oggi nella prassi dei rapporti tra club e calciatori.

A cosa serve la clausola rescissoria?

Si può facilmente comprendere che la presenza della clausola in oggetto rappresenta un effettivo rischio per un club che si è accaparrato, magari dopo una incertissima sessione di calciomercato, le prestazioni di un top player. Ecco perché di solito la cifra inclusa nel contratto del calciatore, e che fa riferimento alla clausola rescissoria, non corrisponde al reale valore di mercato dell’atleta. In altre parole, detta somma viene ‘alzata’, proprio per rendere più difficile il versamento della somma stessa.

Per questa via il club che detiene il cartellino del giocatore si tutela contro iniziative di club rivali, che potrebbero altrimenti sottrarre l’atleta in modo meno oneroso.

In pratica con la clausola rescissoria si fissa a priori una somma di denaro che un club interessato deve versare per ‘comprare’ i diritti del calciatore senza il consenso del club attuale. Quest’ultimo vedrà allontanarsi l’atleta in caso di pagamento dei soldi.

In Serie A vi sono vari precedenti illustri di utilizzo della clausola rescissoria. Basti pensare, tra i vari esempi che si potrebbero fare, a quello del passaggio dell’attaccante Higuain dal Napoli alla Juventus, il quale avvenne proprio attraverso l’utilizzo di questa opzione – scatenando l’ira dei tifosi partenopei.

Clausola rescissoria: a chi conviene?

La clausola rescissoria certamente può essere conveniente al club che intende versare la cifra che vi si collega. Infatti detta clausola è usata come meccanismo del tutto legale per permettere ad un atleta di terminare il proprio contratto con un club, o per permettere al club che ne detiene il cartellino di cederlo ad un’altra squadra prima della scadenza del contratto.

Il meccanismo conviene anche al club che detiene il cartellino, perché si vedrà accreditata una somma più alta del reale valore dell’atleta, ma al contempo anche l’atleta se ne potrà giovare – perché di solito il versamento della cifra connessa alla clausola proviene da club con alte disponibilità finanziarie e dunque con una rosa di giocatori ambiziosa e molto competitiva.

In sintesi, la presenza della clausola rescissoria può giovare a tutte le parti coinvolte, ma non è detto a priori che ciò accada in tutti i casi.

Il procuratore Jorge Mendes circondato dai giornalisti
Il procuratore Jorge Mendes circondato dai giornalisti – calciomercato.it

Chi paga la clausola di rescissione?

La clausola rescissoria nel mondo del calcio segue regole pratiche che, in qualche modo, si allontanano da quanto dovrebbe essere applicato seguendo il Codice Civile, ovvero il testo in cui detta clausola ha le sue fondamenta.

Infatti nelle trattative tra i club succede che – se è vero che la cifra collegata alla clausola andrebbe – giuridicamente – versata dall’atleta – in concreto è sempre il club che compra a pagare la somma. Altra caratteristica della clausola di rescissione è che il pagamento deve essere fatto in una volta sola, senza ricorrere alle rateizzazioni.

Attenzione anche a questo aspetto. L’esistenza di un clausola di questo tipo non impedisce al club che detiene il cartellino e a quello che intende acquistare il calciatore, di negoziare per una cifra inferiore. Tuttavia in questa circostanza la dirigenza proprietaria del cartellino potrebbe tranquillamente dire no alla fine, e non cedere il suo atleta. Viceversa, se ricevesse la cifra pattuita con la clausola rescissoria, sarebbe obbligata ad effettuare la cessione.

Rescissione di contratto: cosa significa?

Parlare della clausola rescissoria significa anche citare, almeno per sommi capi, la cd. rescissione di un contratto. Questo ci permette di aver maggiormente chiaro il contesto di riferimento e capire che la rescissione del contratto, di per sé, si appoggia su fondamenti differenti da quelli della clausola rescissoria nel mondo del calcio.

Ebbene, senza voler qui scendere in complessi tecnicismi, ci limitiamo a ricordare che la rescissione del contratto è un istituto regolato dal Codice Civile, che ha come finalità quello di far venire meno gli effetti del contratto nell’ipotesi nella quale si verifichino una delle ipotesi disposte dal legislatore. I giuristi non a caso lo indicano come molto vicino all’annullamento del contratto.

Più nel dettaglio la legge italiana indica la facoltà di invalidare un rapporto contrattuale se sussistono gravi squilibri tra le prestazioni richieste dalle parti, compiendo la citata rescissione del contratto. Se la sproporzione è voluta in modo del tutto volontario e consapevole tra i due soggetti interessati non vi è alcuna questione. Invece ricorre un atto illegittimo laddove la disparità sia provocata da un comportamento scorretto che ha comportato per un’altra persona la stipula di un accordo sfavorevole, tramite l’inganno.

In circostanze come queste il contraente vittima della situazione può perciò domandare ad un magistrato di disporre la rescissione del contratto con una sentenza ad hoc.

Rescissione del contratto nel calcio

Attenzione perché la rescissione del contratto nel mondo del calcio ha luogo invece quando le parti coinvolte, ovvero atleta e club di appartenenza, scelgono di interrompere il contratto che li lega anteriormente rispetto alla sua naturale scadenza. Detta rescissione del contratto può compiersi per vari motivi, tra cui il mancato adempimento di clausole contrattuali oppure la semplice decisione reciproca di separarsi per prendere strade diverse.

Fase del rinnovo del contratto
Fase del rinnovo del contratto (LaPresse) – calciomercato.it

Esempi di clausola rescissoria: Higuain, Ronaldo, Cavani e Messi

Gli esempi di utilizzo della clausola rescissoria nel calcio sono plurimi. Pensiamo al citato caso di Higuain, che dal Napoli andò alla Juventus grazie al versamento ai partenopei della clausola rescissoria del valore 90 milioni, avvenuto in due anni. All’epoca il trasferimento suscitò la rabbia dei tifosi del Napoli, che accusarono l’attaccante argentino di tradimento.

C’è poi il caso di CR7, per il quale vi fu una clausola rescissoria del valore eccezionale e pari ad un miliardo di euro, poi notevolmente abbassata dal presidente del Real Madrid (club in cui all’epoca militava il campione portoghese) fino al valore di 100 milioni di euro.

Nel caso dell’uruguaiano Cavani, invece, fu il presidente del Napoli De Laurentiis a fissare una clausola rescissoria sopra i 60 milioni di euro, all’epoca della permanenza dell’attaccante nel club partenopeo. La dirigenza infatti ammise che l’introduzione della clausola fu la conseguenza della volontà del calciatore di andare via.

Infine, c’è Leo Messi, per cui in passato il club blaugrana del Barcellona fissò una clausola rescissoria del valore di ben 700 milioni, attirando peraltro il malumore del calciatore argentino che finì infatti poi per allontanarsi dal club, andando a giocare con il PSG.

Conclusioni

In sintesi, le clausole rescissorie nel mondo nel calcio non nascono per danneggiare nessuno, ma al contrario per meglio tutelare gli interessi delle parti coinvolte – club proprietario del cartellino, club interessato all’acquisto e calciatore.

Per il calciatore la presenza della clausola rescissoria può assicurare elasticità contrattuale e dare un incentivo ad altre società sportive per attirare l’interesse nei propri confronti. Per il club in cui milita l’atleta, invece, la clausola serve come misura di sicurezza onde evitare che la cessione avvenga a cifre ritenute non congrue o comunque senza un’opportuna compensazione. Non a caso la clausola rescissoria è prevista solitamente in riferimento a calciatori molto talentuosi e che hanno già ampiamente dimostrato sul campo il loro valore.

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