Procuratore sportivo, cosa fa l’agente dei calciatori? Ecco come diventarlo

Diventare procuratore sportivo permette una brillante carriera con alti guadagni e palcoscenici prestigiosi a livello sportivo. Come fare?

Logo FIGC
Logo FIGC (ansa.it) calciomercato.it

I calciatori sono quei professionisti dello sport che, grazie alle loro prestazioni sul campo, conseguono il successo e i traguardi sempre sognati fin da piccoli. Ma dietro ciò che accade sul terreno di gioco esistono sempre degli accordi e dei veri e propri contratti, che regolano il rapporto che lega il singolo atleta alla società calcistica di appartenenza.

Ecco perché nel mondo del pallone esistono specifiche figure professionali che esercitano all’attività di rappresentare ed assistere i giocatori professionisti nelle trattative, nella stipula del contratto e nella gestione del rapporto in essere con il club di militanza. Essi prendono il nome di procuratori sportivi, detti anche agenti dei calciatori, ovvero persone che negoziano per conto e nell’interesse dell’atleta di cui hanno la rappresentanza. Ciò al fine di far ottenere ai loro clienti le condizioni più vantaggiose sul piano economico, dei benefit e tanto altro.

Di seguito faremo una panoramica dettagliata proprio su questa figura professionale, che attira la curiosità di non poche persone e che può costituire un percorso lavorativo ricco di soddisfazioni. Pertanto se ti piace il calcio e lo sport in generale e vorresti lavorare nell’ambito con un ruolo di tipo ‘gestionale’, prosegui nella lettura: potresti trovare le informazioni sul lavoro che più ti si addice.

A cosa serve un procuratore nel calcio?

Negli ultimi decenni in Italia la figura del procuratore sportivo o agente dei calciatori è divenuta piuttosto popolare tra chi è appassionato di pallone e di tutto ciò che ruota attorno ad esso. I procuratori infatti spesso compaiono nelle notizie di calciomercato o vengono fotografati insieme ai campioni dello sport più amato del mondo. Sono insomma anch’essi dei veri e propri VIP, o almeno lo sono quei procuratori sportivi che fanno gli interessi dei più noti calciatori. Anzi gli agenti più noti sono in grado di guadagnare molti più soldi di tantissimi calciatori, proprio per le varie rappresentanze che hanno in gestione.

L’agente dei calciatori – dicevamo – è una figura praticamente indispensabile perché cura, con professionalità e preparazione, tutti gli aspetti tecnico-giuridici che riguardano i contratti tra club e calciatore. Chiaramente il procuratore sportivo non lavorerà soltanto per ottenere popolarità e considerazione, ma anche e soprattutto per ottenere – a sua volta – un ritorno economico dall’attività di rappresentanza svolta. Ecco perché in sintesi il suo lavoro consiste in gran parte nel:

  • far ottenere al cliente un contratto di lavoro soddisfacente,
  • dietro il versamento di una percentuale sull’ingaggio.

Ed ovviamente più l’ingaggio del calciatore rappresentato è consistente più le ambizioni economiche del singolo procuratore saranno maggiori. Di fatto il procuratore intascherà così una percentuale sull’accordo portato a termine e ogni anno potrà ambire a guadagni di tutto rispetto.

La legge in materia

La definizione migliore di procuratore sportivo è fornita dal decreto del 23 marzo del 2018 avente ad oggetto la disciplina normativa in tema di agenti sportivi. Detto provvedimento infatti – nel regolare l’iscrizione dei procuratori sportivi ed agenti nel registro nazionale ad hoc e conservato presso il CONI– stabilisce che il procuratore sportivo è il professionista che mette in relazione due o più soggetti per:

  • firmare, rinnovare o risolvere un contratto di prestazione sportiva professionistica;
  • firmare un contratto di trasferimento di una prestazione sportiva professionistica;
  • il tesseramento presso una federazione sportiva professionistica.

Da notare poi che oltre ad occuparsi della gestione dei contratti degli atleti, spesso i procuratori sportivi dei calciatori curano spesso anche le loro pubbliche relazioni, gli aspetti fiscali dei contratti in essere, gli incontri con la stampa, i diritti di immagine, i contratti di sponsorizzazione, la partecipazione a eventi promozionali, la ricerca di opportunità di marketing e non solo. Ecco perché possono essere definitivi dei professionisti dello sport a tutto tondo. Ben si può intuire che l’elemento della fiducia è fondamentale ed ovviamente ogni atleta vorrà farsi rappresentare da una persona dall’acclarata preparazione e onestà.

Come diventare procuratore sportivo?

Per diventare procuratori sportivi occorre iscriversi al cd. Registro nazionale degli agenti sportivi o procuratori sportivi, previsto dalla manovra 2018, presso il CONI. L’iscrizione è obbligatoria e non si può dunque lavorare come procuratore senza avere il proprio nome e cognome nel registro appena citato. Di fatto detto Registro opera come una sorta di ‘garanzia di qualità’, operante a favore di chi intende avvalersi delle prestazioni professionali di un agente di calciatori. Chi compare in questo Registro, fino a prova contraria, ha dunque tutti i requisiti per poter operare al meglio come procuratore sportivo.

Vediamo ora i requisiti per l’esame, e poi qualche dettaglio su quest’ultimo. Se sei interessato a diventare procuratore sportivo, vorrai sicuramente saperne di più anche su questo.

Inaugurazione calciomercato sessione estiva
Inaugurazione calciomercato sessione estiva (Ansa) – calciomercato.it

I requisiti per fare l’esame

Per poter sostenere il test CONI (la prima fase della selezione), gli interessati dovranno essere in possesso dei requisiti che seguono:

  • diploma di scuola superiore / di maturità;
  • pieno godimento dei diritti civili;
  • cittadinanza italiana o dell’Unione europea;
  • svolgimento di un tirocinio di durata almeno semestrale presso uno studio di un procuratore sportivo regolarmente abilitato;
  • assenza di condanne per per delitti non colposi nei precedenti 5 anni;
  • nessuna condanna per doping o frode sportiva o sanzioni disciplinari per illecito sportivo;
  • non svolgimento dell’attività di calciatore, allenatore o dirigente di club.

Chi a seguito delle prove d’esame, di cui ora diremo, riesce ad ottenere un valutazione che permette l’abilitazione all’esercizio della professione, potrà domandare l’iscrizione al Registro dei Procuratori Sportivi, versando una tassa periodica del valore di 250 euro.

Come funziona l’esame per l’abilitazione?

Oggi per svolgere questa professione serve in primis superare un esame di abilitazione unico nazionale, costituito da due parti. Previsti test scritti ed orali. In particolare la prima parte della selezione è organizzata dal CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), mentre la seconda dalla FIGC, ovvero dalla singola federazione sportiva nazionale professionistica (esistono infatti procuratori anche non del settore calcio). Di ciò si trova dettagliata previsione nel citato decreto del 2018.

La prima fase, in particolare, si svolge a Roma e prevede un test scritto a risposta multipla, con 30 domande complessive. Gli argomenti sono il diritto dello sport, il diritto privato e il diritto amministrativo. Segue poi la prova orale con domande sulle materie della prova scritta: 15 domande sul diritto dello sport, 10 sul diritto privato, 5 sul diritto amministrativo. Chi risponde correttamente ad almeno 20 domande passa alla prova orale.

Jorge Mendes, uno dei più noti procuratori sportivi al mondo
Jorge Mendes, uno dei più noti procuratori sportivi al mondo (Ansa) calciomercato.it

Coni esame procuratore sportivo FIGC

La seconda (prova di abilitazione) è organizzata e gestita – dicevamo – dalla federazione sportiva professionistica relativa al singolo sport. Per quanto riguarda la FIGC e l’esame per procuratore sportivo settore calcio, vi sono 20 domande complessive, e il test si riterrà superato rispondendo correttamente ad almeno 17 di esse. Tra le materie oggetto della prova avremo ad es. lo statuto della FIGC, il suo codice di giustizia, le regole organizzative interne ed il regolamento disciplinare degli agenti sportivi. Chiaramente la seconda prova accerterà le conoscenze del singolo candidato con maggior dettaglio, rispetto alla prima prova di esame procuratore o agente dei calciatori.

Quello del procuratore sportivo è un lavoro che possono svolgere abilmente persone versatili e che sanno lavorare su più fronti. Ecco perché per diventare procuratore sportivo, all’esame saranno verificate le conoscenze di diritto, contratti e norme sulle società sportive. Un procuratore sportivo davvero capace dovrà altresì mostrarsi competente in ambito fiscale ed aggiornarsi molto frequentemente sulle varie novità normative che si susseguono nel corso del tempo.

Inoltre, per lavorare proficuamente nell’ambito non dovranno mancare anche doti di collaborazione, empatia, problem solving, negoziazione ed ovviamente una grande passione per il mondo del calcio. Si tratta delle cd. soft skills che anch’esse contribuiscono a fare la differenza.

In caso di superamento dell’esame il CONI emetterà il tesserino identificativo del singolo procuratore sportivo, e il neo agente dei calciatori sarà comunque tenuto – come accade per la generalità delle libere professioni – a partecipare ogni anno dei corsi di aggiornamento professionale, pena la cancellazione dal Registro e dunque l’impossibilità di lavorare come agente.

Studi per diventare procuratore sportivo: serve la laurea?

Pur considerato l’elenco dei requisiti appena esposti, per diventare procuratore sportivo oggi non serve la laurea, ma è vero che il tecnicismo di alcuni aspetti dei contratti dei calciatori imporrebbe di aver comunque una conoscenza assai approfondita delle leggi e dei maggiori concetti legati all’economia e alla disciplina delle società sportive, come pure una buona preparazione in campo di tasse ed imposte.

Ecco perché non sono obbligatorie ma caldamente consigliate le lauree in Giurisprudenza o Economia, come pure quella in Scienze Motorie. Quest’ultima in particolare potrebbe permettere al candidato di avere già un background di conoscenze sulla specifica legislazione in ambito sportivo e la comunicazione sportiva e potrebbe ‘avvantaggiarlo’ in alcuni aspetti della procedura di selezione.

Corsi per procuratori sportivi

Dal punto di vista formativo sono richieste specifiche competenze professionali ma è vero che in Italia non esiste un ‘corso ufficiale’ per diventare procuratori sportivi, e dunque un luogo per antonomasia – in cui ricevere tutte quelle nozioni ed insegnamenti per poter accrescere la propria preparazione in vista dell’esame.

Infatti la FIGC non ne organizza, anche se su internet – e non solo – si possono trovare più corsi per procuratori sportivi ‘non ufficiali’, che sono tenuti da esperti delle materie di cui all’esame per agenti dei calciatori.

Un po’ come succede per altre professioni per cui non c’è un corso ufficiale – basti pensare ad es. a coloro che vogliono diventare avvocati – anche in quest’ambito ci si può comunque ‘appoggiare’ ad università, enti formativi ed accademie dello sport che periodicamente svolgono corsi appositi, sia in presenza che da remoto. Oggi grazie al web è molto facile verificare l’effettiva serietà di questi corsi, come pure l’articolazione degli stessi e l’effettiva professionalità e preparazione di chi li svolge in veste di docente.

Tuttavia è vero che il CONI però organizza un corso di formazione per la preparazione alla prova generale dell’esame di abilitazione nazionale agente sportivo, che sicuramente potrà tornare utile a tutti coloro che vogliono fare carriera come procuratori sportivi.

Stretta di mano a conclusione dell'accordo
Stretta di mano a conclusione dell’accordo (Pixabay) – calciomercato.it

Chi paga il procuratore dei giocatori di calcio?

Il procuratore sportivo settore calcio è pagato dal suo cliente, ovvero il calciatore che grazie all’attività di intermediazione del procuratore stesso, può ottenere soddisfacenti condizioni contrattuali con l’ingaggio. L’atleta deve versare una percentuale del lordo percepito dal club, la cosiddetta ‘commissione’ che appunto confluirà nel conto dell’agente dei giocatori.

Nella prassi le commissioni o i compensi concordati sono detratti dall’ingaggio dell’atleta o da altre entrate legate alle attività calcistiche, ad es. i contratti di sponsorizzazione. Tuttavia ciò non toglie che in alcune circostanze pratiche potrebbe sussistere una clausola contrattuale, con cui la società di calcio o un altro soggetto coinvolto nel trasferimento dell’atleta, potrebbe contribuire in parte al versamento del dovuto al procuratore sportivo.

Pensiamo ad esempio all’ipotesi di un trasferimento di un calciatore da un club ad un altro: la nuova società calcistica potrebbe mettersi d’accordo per sostenere una parte della commissione dell’agente, come parte dello stesso accordo per il passaggio dell’atleta al nuovo club. Ciò sicuramente agevolerebbe la buona riuscita dell’intera operazione.

Ma è pur vero che nella generalità dei casi, il calciatore è e rimane il responsabile del pagamento al procuratore della commissione, servendosi appunto delle entrate personali derivanti dall’attività calcistica.

Ciò ovviamente avviene perché il calciatore, per prassi e per evitare di occuparsi anche di aspetti di cui di solito non ha conoscenza, si avvale dei servizi professionali del suo agente. Tuttavia è vero che dotarsi di procuratori sportivi non è obbligatorio. Basti pensare al caso del notissimo calciatore belga Kevin de Bruyne che già in passato ha manifestato la volontà di trattare da solo con il club, e ha messo in pratica il suo intento. Certamente ciò può essere più ‘rischioso’ per il singolo atleta, ma in cambio quest’ultimo potrà evitare di versare la commissione, trattenendo i soldi per sé.

Miglior procuratore nel calcio chi è?

Posto che non è ovviamente possibile stabilire chi è il miglior procuratore sportivo sul piano specifico delle conoscenze tecniche e a livello normativo, è possibile però indicare i nomi dei più potenti procuratori sportivi o agenti dei calciatori – oggi operativi a livello globale. Chiaramente si tratta di figure professionali con tutte le carte in regola in quanto a preparazione e competenza.

Ebbene nell’élite troviamo di certo Jorge Mendes, noto per essere stato il procuratore di CR7, l’inglese Jonathan Barnett e la sua IMC Stellar Sports (nella sua ‘galassia’ anche i nomi di volti noti quali Gareth Bale e Jack Grealish), ma anche la scuderia Raiola, che qualche tempo fa ha perso il suo boss Mino Raiola.

Quest’ultimo in particolare era noto per essere uno dei più potenti procuratori sportivi al mondo annoverando – nell’elenco dei calciatori rappresentati – gente del calibro di Erling Haaland, Matthijs de Ligt, Gianluigi Donnarumma, Marco Verratti o Paul Pogba. Nella lista dei più noti anche il tedesco Volker Struth noto per aver curato gli interessi, tra gli altri, di Toni Kroos e Ilkay Gündogan.

Il procuratore Mino Raiola, scomparso nel 2022 a 54 anni
Il procuratore Mino Raiola, scomparso nel 2022 a 54 anni (ansa.it) calciomercato.it

Quanto guadagna un procuratore sportivo?

Veniamo infine ad una domanda che certamente tutti coloro che hanno pensato di tentare il percorso di procuratore sportivo, si sono posti. Qual è la retribuzione di un agente dei calciatori? Ebbene una risposta valida per tutti i procuratori non vi è, siccome ogni agente è legato a differenti calciatori, i quali hanno differenti contratti ed ingaggi con società più o meno finanziariamente forti.

Una stima indicativa ci porta ad indicare che mediamente lo stipendio di un procuratore sportivo possa toccare la cifra di 40-45mila euro all’anno o qualcosa in più. Ma appunto le differenze vi possono essere sia sul piano della società sportiva con cui si hanno rapporti, sia sul piano del curriculum e dell’esperienza professionale del singolo procuratore sportivo. Ecco perché talvolta i procuratori sportivi riescono a guadagnare cifre anche molto più alte.

Sul piano del rapporto lavorativo, il procuratore sportivo può lavorare sia come libero professionista con partita IVA, che come lavoratore dipendente per qualche organizzazione attiva nell’ambito della compravendita calciatori.

Alcune cifre interessanti ed un esempio pratico

La percentuale per ciascun contratto mandato in porto oscilla da un minimo di 3% ad un massimo del 10% e, proprio per questo, i più noti procuratori sportivi della Serie A possono ambire ad intascare anche non meno di 300mila euro all’anno.

Per fare un esempio pratico, se un atleta firma un contratto che gli permette un ingaggio di un milione di euro annui e il procuratore ha fissato una commissione del 5%, questo vuol dire che il procuratore otterrà 50mila euro come compenso solo per quel contratto.

Nulla di paragonabile comunque all’élite dei procuratori sportivi a livello mondiale: infatti professionisti come Mendes o Barnett sono stati in grado di intascare annualmente, anche cifre superiori ai 100 milioni di euro in fatto di commissioni (dati Forbes).

Concludendo, e per riassumere, il guadagno di un procuratore sportivo dipende fondamentalmente da due fattori, ovvero la sua clientela (livello dei calciatori e loro numero) e abilità di negoziazione di condizioni contrattuali favorevoli per i propri clienti e, conseguentemente, per se stessi.

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