Il fuorigioco è una delle regole di maggior rilievo nel gioco del calcio, ma non tutti la conoscono appieno. La guida per fugare ogni dubbio.
Il calcio è lo sport più seguito al mondo e non ci si può sorprendere: è possibile praticarlo ovunque mentre il fascino delle giocate con il pallone e dell’imprevedibilità di questa disciplina sportiva è innegabile, attirando persone di tutte le età e nazionalità. Ebbene, il calcio proprio come tutte le altre discipline, comporta di conoscere appieno le regole del suo funzionamento, per avere sempre ben chiaro cosa accade sul terreno di gioco.
Pensiamo al noto fuorigioco o offside: i tifosi e gli appassionati di questo sport sicuramente sanno benissimo cos’è e quando viene applicato, ma chi si è avvicinato da poco al mondo del football forse preferisce schiarirsi le idee a riguardo, perché magari rimasto disorientato dal commento del telecronista che aveva appena indicato un fuorigioco fischiato dall’arbitro.
La regola del fuorigioco è tanto semplice quanto peculiare del calcio, perciò è opportuno di seguito ricordarla e spiegarla. Se hai qualche dubbio a riguardo, dai un’occhiata a quanto segue e scoprirai che si tratta di uno dei meccanismi che maggiormente caratterizzano quest’amatissimo sport. In più, se già lo conosci, potresti venire a conoscenza di qualche ulteriore dettaglio. Ecco la guida su fuorigioco attivo, passivo e non solo.
A cosa serve il fuorigioco?
Il fuorigioco è uno degli elementi che fanno l’essenza del gioco del calcio. Infatti si tratta di una regola chiave che serve a favorire un gioco equilibrato e a impedire che si creino situazioni di gioco esageratamente vantaggiose per una formazione rispetto all’altra. Non a caso in origine il fuorigioco nacque onde evitare che uno o più attaccanti attaccassero da dietro il difensore che giocava la palla, e che probabilmente si sarebbe così trovato in evidente difficoltà senza questa regola.
Di fatto il fuorigioco mira infatti a conservare in primo piano il gioco di squadra e la collaborazione tra i calciatori in campo, valorizzando così le abilità difensive e di lettura di gioco dei giocatori che si trovano nella retroguardia. Anzi il fuorigioco è uno strumento di cui i difensori si avvalgono per stoppare le azioni offensive avversarie sul nascere.
Ecco perché, in sintesi, se ci si domanda della finalità del fuorigioco, la risposta è che l’obiettivo primario della relativa regola è assicurare un equilibrio tra attacco e difesa e permettere un maggior numero di partite giocate con spirito collettivo – ovvero quello che gli inglesi chiamano teamwork.
Regole fuorigioco nel calcio
Quando un calciatore si trova in fuorigioco? Ovvero quando l’arbitro fischia l’infrazione e comanda un calcio di punizione indiretto a favore della squadra avversaria? Ebbene, in estrema sintesi, un calciatore è in posizione di fuorigioco quando:
- una qualunque parte del suo corpo (tranne braccia e mani) si trova nella metà avversaria del terreno di gioco (tranne la linea mediana),
- ed è più vicina alla linea di porta della squadra rivale sia rispetto al pallone sia rispetto al penultimo giocatore avversario in posizione di difesa.
Attenzione però perché detto penultimo avversario può essere anche il portiere, se un compagno di chi difende i pali è più vicino di lui alla linea di porta. Talvolta in situazioni di gara può succedere e ad esempio sugli sviluppi di un calcio di punizione. Invece un giocatore non si trova in posizione di fuorigioco se è posizionato in linea con il penultimo avversario o con gli ultimi due avversari.
Ecco perché il fuorigioco consiste in una regola del calcio che fissa che un atleta è appunto in offside, se è più vicino alla linea di porta avversaria rispetto alla sfera e al penultimo difensore – nel momento nel quale il pallone gli viene giocato da un compagno di formazione. In questo caso l’arbitro fischia e comanda il calcio di punizione per gli avversari.
Mani e braccia non vanno considerate
Ai fini dell’applicazione della regola sul fuorigioco, mani e braccia di tutti i calciatori – inclusi i portieri – non sono da valutare. Nel regolamento peraltro si trova indicato che allo scopo di determinare una posizione di fuorigioco, il limite superiore del braccio coincide con la parte inferiore dell’ascella.
Ciò proprio perché, per evidenti ragioni di logica e di regolamento, non si tiene conto delle parti del corpo con cui non è possibile segnare una rete alla squadra avversaria.
Giocatori, arbitri e guardialinee: il fuorigioco come ABC delle regole del calcio
In altre parole, il fuorigioco consiste in una posizione proibita in cui un giocatore non può essere – così da partecipare invece al gioco attivo. La pena è la punizione per la squadra rivale. Ecco perché al calciatore, oltre alle abilità atletiche e tecniche, è richiesta anche l’abilità tattica di saper valutare, in corso di gara, come fare per sfuggire alla cd. trappola del fuorigioco, che i difensori più abili cercano di mettere in pratica appena possibile per sventare possibili azioni pericolose.
I guardialinee e gli arbitri debbono ovviamente conoscere molto bene questa regola ed applicarla con precisione, anche avvalendosi delle moderne tecnologie che permettono un controllo accurato e senza errori.
Che numero è la regola del fuorigioco?
Esiste un Regolamento ufficiale del giuoco del calcio che è possibile consultare gratuitamente nella sua interezza all’interno del sito dell’AIA – Associazione Italiana Arbitri. In particolare tutti i dettagli sulla spiegazione della regola del fuorigioco sono indicati alla regola n. 11 di detto Regolamento, da pagina 85 a pagina 88.
Chi segnala il fuorigioco nel calcio?
Secondo le regole la figura dell’assistente arbitrale a bordo campo, il cd. guardialinee, è colui che è designato per la segnalazione del fuorigioco. Vero è che per molto tempo detto ufficiale di gara, che deve muoversi sulla linea laterale in base all’evoluzione dell’azione di gioco, ha avuto molta responsabilità nell’indirizzare l’arbitro a fischiare – o meno – un fuorigioco. Classico è infatti il gesto dello sbandieramento a braccio alzato, ma è altrettanto vero che dall’avvento della tecnologia (e del VAR in particolare) detto ruolo ha perso un po’ di importanza.
In buona sostanza il guardalinee ha certamente sempre il ruolo di segnalare il fuorigioco, tuttavia detto assistente è invitato ad aspettare la fine dell’azione per consentire subito dopo alla tecnologia di controllare le corrette posizioni in campo al momento del lancio. Ciò chiaramente in caso la tecnologia in oggetto sia in dotazione nello stadio, e nel caso non si tratti di una situazione di evidente fuorigioco, che non abbisogna di verifiche a posteriori.
Nel gioco del calcio, l’arbitro e gli assistenti linea o guardialinee sono i responsabili nella segnalazione del fuorigioco. La decisione finale sull’applicazione o meno della regola spetta comunque e sempre all’arbitro, cui si richiede infatti una buona coordinazione con gli ufficiali di gara in modo da applicare correttamente la regola.
Fuorigioco su calcio d’angolo
Come spiega il Regolamento ufficiale sul giuoco del calcio, di cui al sito dell’AIA, non sussiste infrazione di fuorigioco – e dunque l’azione prosegue – se un giocatore riceve il pallone direttamente da un calcio di rinvio, da una rimessa dalla linea laterale e da un calcio d’angolo. Perciò in quest’ultimo caso, come negli altri due, l’arbitro non fischierà mai la punizione a favore della squadra rivale.
Calcio di rigore fuorigioco
Inoltre un calcio di rigore non può essere assegnato in modo diretto proprio per un fuorigioco, dato che detta regola riguarda soltanto il posizionamento dei calciatori in fase di attacco e non può mai condurre al penalty.
Semplicemente, in ogni caso in cui il calciatore sia giudicato in posizione di fuorigioco, l’arbitro fischierà un calcio di punizione indiretto a favore della squadra rivale. D’altronde è vero che il calcio di rigore è previsto soltanto in ipotesi di infrazioni avutesi nell’area di rigore avversaria, a gioco in corso. Pensiamo ad esempio al fallo di mano del difensore oppure ad una scivolata scorretta all’interno dell’area di rigore.
Inoltre se un attaccante viene rilevato in fuorigioco e poi è coinvolto in un fallo da un difensore, l’azione è stoppata subito dal momento in cui viene individuato l’offside. Per questo non vi sono conseguenze dipendenti dal fallo e il calcio di rigore non viene comunque assegnato.
Calcio a 8 fuorigioco
Il calcio a 11 non è il solo calcio conosciuto e praticato ad ogni latitudine. Esistono diverse varianti e specialmente in alcune aree d’Italia è diffuso il calcio a 8, in un campo più piccolo di quello del calcio classico e con squadre composte da un portiere e 7 giocatori di movimento.
Ebbene, nelle regole ufficiali di questa variante non esiste il fuorigioco che, pertanto, non va applicato. Ciò ben si comprende se pensiamo che il campo ha una lunghezza massima di 70 metri e una larghezza di 40: la previsione del fuorigioco rischierebbe di spezzare troppe volte l’azione di gioco. A maggior ragione il fuorigioco non esiste neanche nelle regole ufficiali del calcio a 5.
Fuorigioco automatico cos’è?
La tecnologia contro gli errori arbitrali anche in fatto di fuorigioco: per questo dopo aver fatto il suo debutto nella Supercoppa europea ed essere stato previsto anche nella Champions League, nell’ultimo torneo che ha visto l’assegnazione della Coppa del Mondo in Qatar è stato usato il SAOT, sigla che sta ad indicare il cd. Semi-Automated Offside Technology, ovvero il fuorigioco semiautomatico” o fuorigioco automatico.
Di fatto altro non è che uno strumento di supporto al VAR, che servendosi dell’AI – l’intelligenza artificiale – e di telecamere ad hoc collocate in punti chiave dell’impianto, supporta arbitri e guardialinee nella valutazione dell’offside, portando praticamente a zero i margini di errore. Attenzione perché detto sistema tecnologico non è propriamente il VAR ma uno strumento che lo integra, dando appunto una risposta in tempo reale sulla regolarità dell’azione e impedendo fastidiose lunghe interruzioni nel gioco.
In verità sarebbe più corretto chiamarlo però fuorigioco semiautomatico e non automatico, dato che non sarà la tecnologia ad avere l’ultima parola e a decidere se si tratta di fuorigioco o no. Ci sarà insomma sempre una componente umana nell’iter di valutazione, anche se le immagini saranno ovviamente determinanti.
Chi ha inventato il fuorigioco nel calcio?
Le origini del fuorigioco sono inglesi e risalgono al lontanissimo 1859. Infatti una delle regole tipiche del calcio, se non quella più tipica, fu inserita agli albori della storia moderna di questo sport, nel cd. Sheffield Rules, la prima bozza del regolamento calcistico. Quest’ultimo è un’opera ideata da Nathaniel Creswick e William Prest e dettagliata per regolare le partite del territorio inglese di Sheffield e delle Midlands.
Pochi anni dopo il fuorigioco fu poi fatto oggetto di disciplina ad hoc nel primo regolamento ufficiale della storia del calcio da parte del Football Association Board (IFAB). Chiaro dunque che le sue origini sono piuttosto lontane ma anche che la regola è sopravvissuta nel tempo, proprio perché assolutamente adatta a garantire partite equilibrate.
Com’è cambiata la regola del fuorigioco?
Nel tempo la regola del fuorigioco è cambiata in alcuni suoi aspetti. Basti pensare che in origine era previsto che, tra il calciatore che riceveva un passaggio e la porta avversaria, vi fossero almeno 4 giocatori avversari. Mentre soltanto a partire dal XX secolo si iniziò a sanzionare questa infrazione soltanto se il calciatore si trovava nella metà campo avversaria.
Le regole sopra indicate illustrano il fuorigioco così com’è oggi, anche se qualche chiarimento e novità sono recentemente giunti. Ci riferiamo in particolare a quanto previsto dall’Ifab, l’ente che si occupa di fissare le regole del gioco del calcio, che ha infatti precisato la regola 11 sul fuorigioco ed, in particolare, ha rideterminato il confine fra “giocata” e “deviazione”.
I chiarimenti Ifab
La distinzione è basilare, dato che la “giocata”, se compiuta da un difendente, è tale da riportare in gioco un attaccante che si trova dopo la linea del fuorigioco, mentre la seconda – la “deviazione” – non “sana” la sua posizione e dunque l’offside. Al fine di avere la giocata, in base alla citata regola n. 11, è però obbligatorio che il calciatore che tocca il pallone ne abbia il “controllo” e, dunque, la possibilità di passarlo a un compagno, conseguirne il possesso o respingerlo.
Ebbene il chiarimento di Ifab mira a fare luce proprio sul concetto di “controllo” ed infatti si stabilisce che si potrà parlare di “giocata” soltanto laddove:
- la sfera arriva da lontano e il giocatore la vede in modo chiaro;
- la sfera non si muoveva con velocità;
- la direzione del pallone non era imprevista;
- il calciatore abbia avuto il tempo di coordinare il movimento del suo corpo o si sia mosso conseguendo un limitato contatto / controllo del pallone.
Ecco allora che il concetto di “giocata” sarà circoscritto ad un insieme ridotto di circostanze, e conseguentemente le segnalazioni di fuorigioco saranno di più del passato.
Nuova regola sperimentale
Ma non c’è soltanto questo. Infatti la FIFA ha inteso lanciare un nuovo ‘fuorigioco’, da sperimentare in distinti tornei giovanili, secondo cui sarà comunque ritenuto in gioco l’attaccante che abbia almeno una parte del corpo in posizione regolare, vale a dire in linea con il “penultimo difendente”.
La novità è di chiaro rilievo se pensiamo che attualmente è considerato in fuorigioco il giocatore offensivo che ha almeno una parte del corpo in posizione di irregolarità, al di là della linea immaginaria disegnata a cominciare dalla posizione del “penultimo difendente”. Da sottolineare che per ‘parte del corpo’ si fa sempre riferimento ad una parte con la quale si può segnare una rete e ci riferiamo dunque a piedi, gambe, testa e busto, ma non mani e braccia.
Da notare anche che la formulazione della citata regola, per cui un calciatore è in posizione di fuorigioco se una parte qualunque del suo corpo, eccetto le braccia e le mani, è più vicina alla linea di porta avversaria sia rispetto alla sfera sia rispetto al penultimo difendente, è di origine abbastanza recente dato che fino alla stagione 2004-05 in Serie A occorreva che passasse una “luce” fra i due corpi.
In pratica un calciatore in passato si trovava in posizione di fuorigioco soltanto se tra questo e il penultimo difendente passava della luce, e dunque c’era dello spazio vuoto, ferma restando la distanza del calciatore offensivo rispetto alla linea di porta della squadra rivale.
Differenza tra fuorigioco attivo e passivo
Molto semplicemente, la differenza tra fuorigioco attivo e passivo nel mondo del calcio attiene al coinvolgimento del calciatore che si trova in fuorigioco rispetto all’azione di gioco e alla sua influenza rispetto alle scelte del direttore di gara.
In particolare un fuorigioco è attivo se l’atleta al momento in cui la palla gli viene giocata da un compagno:
- è coinvolto e partecipa attivamente all’azione di gioco,
- toccando il pallone ricevuto, interferendo con le dinamiche del gioco o sfidando un rivale e mantenendo una posizione di fuorigioco.
Pertanto se un calciatore è in posizione di fuorigioco attivo e tocca il pallone o comunque influisce direttamente sul comportamento del difensore della squadra rivale, l’arbitrò non potrà che fischiare il fuorigioco.
In caso di invece di fuorigioco passivo, il calciatore al momento in cui la sfera gli viene giocata da un compagno:
- non è coinvolto direttamente o attivamente nell’azione di gioco,
- non toccando il pallone, non interferendo con l’avversario, anzi avendo un comportamento estraneo rispetto alle dinamiche dell’azione.
In caso di fuorigioco passivo, l’arbitro non fischierà e l’azione proseguirà normalmente.
Fuorigioco dietro il portiere
Veniamo poi alla situazione in cui ci si domanda se è un attacco in fuorigioco, quello in cui un giocatore, appunto in attacco, riceve la palla dietro il portiere ma con un difensore in porta.
Ebbene il caso non è così infrequente e la risposta è positiva: si trova in fuorigioco / offside qualsiasi giocatore che nel momento del lancio della sfera ha tra sé e la porta della squadra rivale un giocatore della squadra opponente: talvolta questo può non essere il portiere. E’ il caso tipico ad es. delle mischie in aree dove il portiere esce e un suo compagno si trova posizionato proprio sulla linea di porta, dietro di lui.
Fuorigioco di rientro
Esiste poi il fuorigioco di rientro, non di rado nominato dal telecronista durante la partita. Ebbene, esso altro non è che un particolare tipo di fuorigioco per il quale:
- un calciatore tocca la sfera che gli sta arrivando, trovandosi in una posizione regolare,
- non essendolo però in precedenza ovvero nel momento in cui il compagno ha calciato il pallone per passarglielo.
Di fatto il fuorigioco scatta comunque, anche se ‘di rientro’. Di fatto è un errore di posizione dell’attaccante, che ha tardato il giusto collocamento in campo e comunque non si è coordinato bene con il compagno che gli ha passato la palla.
Tattica del fuorigioco
Siccome il fuorigioco è una regola a vantaggio dei difensori, non sorprende che questi ultimi scelgano una tattica ad hoc per usarla al meglio. Essa prende il nome di ‘tattica del fuorigioco’ e fa riferimento ad una strategia difensiva usata da una formazione per mettere in trappola e bloccare sistematicamente gli attaccanti della squadra rivale, che cadranno appunto nella ‘rete’ del fuorigioco.
Nel caso in cui una formazione si serva della tattica in oggetto, i difensori cercano di spingersi verso l’alto, rendendo di fatto la superficie di campo ‘giocabile’ più ristretta e costringendo gli attaccanti rivali a rischiare inserimenti in avanti, e un possibile fischio per fuorigioco. Di fatto la tattica in oggetto li porta ad essere tagliati fuori dall’azione, se non vengono serviti con estrema precisione e tempismo dai compagni.
Di fatto con la tattica del fuorigioco è più difficile per gli avversari produrre occasioni da rete ed anzi i difensori potranno spezzare la ‘tela’ offensiva avversaria. Ma d’altra parte, si tratta di una strategia che implica la massima attenzione di chi sta in retroguardia, perché un minimo errore di posizionamento o coordinazione potrebbe lasciare in gioco l’attaccante – lanciato da solo a tu per tu con il portiere.
Come capire se si è in fuorigioco?
Alla luce di quanto abbiamo visto finora, ricapitoliamo in sintesi come capire se si è finiti in offside oppure no:
- un calciatore è ritenuto in fuorigioco soltanto al momento in cui la sfera viene giocata con il passaggio ad un compagno di squadra. Prima del passaggio, pur essendo potenzialmente in una posizione ‘da fuorigioco’, l’attaccante resta in gioco;
- la posizione della sfera rispetto al penultimo difensore è di importanza essenziale, in quanto per capire se si è in fuorigioco, un calciatore deve trovarsi – dicevamo – più vicino alla linea di porta avversaria rispetto alla sfera e al penultimo difensore (ovvero l’ultimo difensore, eccetto il portiere, tra lui e la porta avversaria);
- la regola del fuorigioco si applica agli attaccanti che possono giocare il pallone con piedi, gambe o testa. Mentre le braccia o le mani non sono prese in considerazione per fischiare un fuorigioco;
- non rileva quanti giocatori siano collocati in difesa ma soltanto la posizione del penultimo difensore.
Infine, resta sempre compito dell’assistente di linea o guardialinee valutare la situazione e segnalare il possibile fuorigioco all’arbitro / direttore di gara, che – se lo ravvisa – può fermare il gioco ed assegnare un calcio di punizione indiretto a favore della squadra che difendeva.