Le minusvalenze sono l’opposto delle plusvalenze, e capirne il meccanismo non è difficile. Vediamo come fare in questa sintetica guida.
Il calcio è fatto di tante dinamiche connesse a ciò che avviene sul campo e all’andamento, positivo o negativo, dei calciatori nel corso del tempo. In particolare nel mondo del pallone le plusvalenze costituiscono il guadagno che una società ottiene dalla cessione di un proprio tesserato.
Potrà aversi un “plus” in ipotesi di valorizzazione del calciatore – a seguito di soddisfacenti prestazioni sul terreno di gioco – oppure un “minus” nella situazione contraria. E proprio sulle minusvalenze vogliamo fare un po’ di chiarezza di seguito.
Perciò se oltre ai termini tipici del terreno di gioco, che magari conoscerai già a fondo, sei anche interessato a saperne di più su alcuni concetti tecnici, che hanno a che fare con il diritto societario come pure con la gestione di un club di calcio, prosegui nella lettura: scoprirai cosa sono le minusvalenze nel calcio e come si distinguono dalle plusvalenze. I dettagli.
Minusvalenze nel calcio: quando ricorrono?
La parola potrebbe in qualche modo disorientare chi di contratti dei calciatori e bilanci societari sa poco o nulla, ma ricorda che le minusvalenze sono sempre l’opposto delle plusvalenze. Di fatto ricorre una minusvalenza laddove c’è una differenza di valore negativa, in due distinti momenti temporali.
In campo calcistico, la minusvalenza si applica ad un atleta e – qualora questo scenda di valore – se venduto, l’operazione si concretizzerà per una cifra più bassa rispetto a quella alla quale era stato comprato.
Di fatto ecco una minusvalenza, che chiaramente va a pesare nelle casse del club non soltanto come mancato guadagno, ma anche come perdita rispetto alla cifra spesa in origine per accaparrarsi quel giocatore sceso di valore. Pensiamo ad es. ai casi dei frequenti infortuni o di prestazioni non soddisfacenti in campo: queste sono due situazioni in cui ricorre tipicamente una minusvalenza.
Tecnicamente, la minusvalenza rappresenta il risultato negativo della differenza tra il valore fissato al momento della cessione e il valore della quota rimanente del costo storico, influenzato dall’ammortamento annuo. In particolare, laddove ci si interroghi sui costi nei trasferimenti e sugli effettivi guadagni di una operazione per una società di calcio, non occorre recuperare le cifre dell’acquisto del singolo calciatore nelle stagioni anteriori, ma piuttosto occorre fare riferimento alla percentuale con cui l’esborso è stato assorbito dal bilancio.
Un esempio pratico
Pensiamo al caso di un calciatore pagato 100 milioni di euro per un contratto di 5 anni, con l’investimento che viene iscritto a bilancio per 20 milioni di euro per ciascun anno dell’accordo. Ebbene, alla fine della prima stagione il “costo storico” del giocatore sarà di 80 milioni, al termine della seconda 60 milioni, e della terza 40 e così via.
In ipotesi ad esempio di offerta per il calciatore in oggetto alla fine della seconda stagione, il valore da considerare per capire se ricorrerà una plusvalenza o minusvalenza, è quello risultante togliendo la quota di ammortamento, vale a dire 60 milioni nel nostro esempio.
Se fosse accettata un’offerta per la cessione maggiore di 60 milioni, si parlerebbe di plusvalenza, in caso contrario di minusvalenza. Chiaramente le valutazioni sulla possibile cessione spetteranno al club in cui milita il calciatore, il quale sarà evidentemente incentivato alla vendita in caso di consistente plusvalenza. Specialmente i club di medio-bassa classifica puntano tipicamente sulle plusvalenze per non avere poi grossi problemi di bilancio e compensare le uscite. Un esempio tra tutti, in quanto ad operazioni ‘virtuose’ in fatto di plusvalenze, è il Sassuolo.
Conclusioni
Alla luce di quanto visto sopra, la presenza di una plusvalenza o minusvalenza ‘ruota’ sul valore dei cartellini degli atleti. Un club ottiene una plusvalenza quando vende un giocatore a un prezzo maggiore di quello di acquisto (tenuto conto dell’ammortamento), viceversa se lo vende ad un prezzo minore ottiene una minusvalenza, che evidentemente andrà a gravare sull’equilibrio entrate-uscite in bilancio.
Vero è che le plusvalenze nel mondo del calcio sono non di rado oggetto di notizie non ‘edificanti ‘ per il club a cui si collegano. Basti pensare ai casi delle plusvalenze gonfiate o fittizie, ovvero a quei valori economici alterati per favorire illecitamente i bilanci delle società sportive. In altre parole, le plusvalenze fittizie o gonfiate nel mondo del calcio si riferiscono a pratiche contabili o finanziarie che possono essere usate da alcuni club per incrementare artificialmente il valore dei loro giocatori nei bilanci e nelle dichiarazioni finanziarie. In caso di minusvalenze, invece, non si pongono questioni di regolarità del bilancio paragonabili a quelle delle plusvalenze.