Massimo Caputi, noto giornalista, ricorda Carlo Mazzone come uomo e allenatore, spesso troppo sottovalutato
Carletto Mazzone ha lasciato questa terra, almeno nel corpo, ma rimarrà scolpito nella mente di tutto il mondo del calcio e non solo. Un personaggio incredibile, che sembra non poter nascere in più e per questo ancora più prezioso.
L’omaggio che tutta Italia e non solo gli sta tributando è emblematico e oggi anche l’Olimpico, il ‘suo’ Olimpico, non è assolutamente mancato e anzi lo ha riempito d’amore fin lassù. E così, dopo Zibi Boniek, Calciomercato.it ha voluto ascoltare anche un altro ricordo di chi lo ha vissuto da vicino anche se non da collega. Massimo Caputi – noto giornalista – ha parlato del ‘Sor Carletto’ a margine del match tra Roma e Salernitana: “Mazzone secondo me fa parte della storia del calcio italiano per quello che è stato come tecnico e persona. Un calcio che oggi non troviamo più, ma che lo ha visto protagonista. Io ricordo quando seguii insieme a Giacomo Bulgarelli una trasferta in Egitto con la Roma allora allenata da Mazzone, un personaggio di grande umanità, spessore e simpatia. Era un papà per i giocatori e una persona davvero gradevole che io ho apprezzato tantissimo. Non solo come allenatore, ma come uomo”.
Ma spesso di Mazzone non si sottolineano le enormi capacità tecniche e manageriali, di campo e di tattica: “Non dimentichiamoci il suo Ascoli che giocava un calcio bello, dinamico e nuovo. Noi siamo abituati ad appiccicare sempre etichette addosso a giocatori e allenatori. Adesso ci sono giochisti e risultatisti, Mazzone era uno che sapeva il fatto suo, conosceva il calcio, sapeva far rendere al meglio quello che aveva. Non si è mai professato un innovatore. Col suo modo di essere poteva sembrare anche molto alla mano e alla buona e non faceva pensare a uno studioso di calcio, lui invece lo studiava dalla mattina alla sera“.