Ancelotti è un coach di successo, con ricco palmares e molti titoli e trofei vinti. Più di una volta però è inciampato nell’esonero. Con chi?
Originario di Reggiolo, provincia di Reggio Emilia, e classe 1959, Carlo Ancelotti è un tecnico che, alla luce dei successi conseguiti in carriera, della sua popolarità e della sua lunga esperienza, non abbisogna di presentazioni particolari. Tutti o quasi tra i tifosi e semplici appassionati di calcio lo hanno sentito nominare almeno una volta, e non soltanto per i trofei alzati e i titoli vinti, ma anche perché è uno di quegli allenatori che non rimane fisso in un club per molti anni. E questo non soltanto per gli esoneri, che pur vi sono stati nella sua brillante carriera, ma anche per la sua voglia di cambiare e di cercare sempre nuovi stimoli.
D’altronde Carletto, questo il suo nomignolo, se li può permettere – dall’alto del suo palmares che fa invidia a non pochi colleghi. Nella sua lunghissima carriera di coach ha infatti allenato in mezza Europa, spesso risultando decisivo per la vittoria delle proprie formazioni.
Allenatore sagace, carismatico e in grado di farsi apprezzare dai calciatori – pur con qualche ‘incidente di percorso’ – Ancelotti ha sperimentato più moduli nella sua carriera, dal 4-4-2 iniziale al Parma ispirato ad Arrigo Sacchi (di cui fu vice) al cosiddetto ‘albero di Natale’ ai tempi del Milan – il vincente 4-3-2-1 che portò non pochi trionfi al tecnico. Ma l’elasticità tattica lo condusse anche al 4-3-3 al Chelsea e al Real Madrid, al 4-3-2-1 al Paris Saint-Germain e al 4-2-3-1 al Bayern Monaco. La sua flessibilità tattica è non a caso una delle carte vincenti che lo hanno protetto da rischi di esonero.
Tuttavia nella sua pur eccellente carriera di allenatore, qualche passo falso o doccia fredda vi è stata. Nella sintetica scheda illustrativa scopriremo con quale squadra e quando. I dettagli.
E’ noto che la carriera di Carlo Ancelotti è costellata di successi, di titoli nei campionati nazionali e di coppe dei Campioni. Ma ad inizio della sua esperienza di allenatore le cose non andarono sempre per il verso giusto. E non ci riferiamo all’anno in cui fu mister della Reggiana o al periodo al Parma: i primi problemi in panchina per Ancelotti arrivarono alla Juventus, un club in cui l’ex calciatore originario di Reggiolo non si trovò mai veramente a suo agio, pur ottenendo anche buoni risultati – tra cui due secondi posti nella classifica finale del campionato.
Ma la stagione 2000 / 2001 fu quella dell’addio del tecnico alla panchina bianconera: i risultati disastrosi in Champions League pesarono infatti come un macigno e così – nonostante i 144 punti complessivi ottenuti in un biennio come allenatore del club di Torino – nel giugno 2001 tecnico e società si separarono. Vero anche che vi erano sempre state delle frizioni con la tifoseria juventina, che mal digeriva il fatto di essere stato Ancelotti un ex atleta militante in club quali Milan e Roma – acerrimi avversari proprio della Juve. Era la Juventus di Moggi-Giraudo-Bettega, quella ‘triade’ che voleva che nel club con più Scudetti in Italia tutto girasse alla perfezione. Di fatto Ancelotti andò via con l’etichetta del ‘magnifico perdente’ e la promessa – non mantenuta – di un rinnovo mai arrivato. In sostanza un esonero.
Ai rossoneri Carlo Ancelotti ha scritto pagine di successo, vincendo molto e lanciando giovani giocatori che poi avrebbero fatto strada – uno tra tutti Andrea Pirlo. In questa piazza – in cui arrivò il 5 novembre 2001 chiamato a sostituire l’allenatore turco Fatih Terim – vinse lo Scudetto, la Coppa dei Campioni, il Mondiale per Club e la Supercoppa Europea – arricchendo il suo curriculum di allenatore in modo invidiabile e aprendosi la strada per sontuosi contratti futuri.
Tuttavia l’ultima fase della sua esperienza con il Milan non fu esattamente positiva. Le ultiem stagioni infatti indicavano qualche scricchiolio nella gestione del tecnico di Reggiolo: spiccò in particolare l’esito della stagione 2007/2008, nella quale i rossoneri si fermarono al quinto posto finale in Serie A – non accedendo così al massimo torneo calcistico continentale. Troppo poco per una squadra che aveva rosa ed ambizioni per giocare in Champions, competizione peraltro vinta un paio di volte negli anni precedenti proprio con Carletto Ancelotti in panchina.
L’ultima stagione al Milan del mister italiano più vincente degli ultimi decenni fu la 2008/2009: all’epoca nonostante un avvio di spessore, portò il club non più su del terzo posto finale in Serie A – soprattutto mancando la qualificazione agli ottavi di finale di Coppa UEFA. In quel periodo anche la prima espulsione da allenatore rossonero per Ancelotti: era l’aprile 2009 e questo in fondo dimostrava che in un mister calmo come lui, ormai si era perso quello smalto che permise di vincere negli anni passati.
Non a caso, proprio alla fine dell’ultima giornata della Serie A 2008/2009, l’allenatore confermò quanto trapelato nelle notizie del giornalismo sportivo dei mesi precedenti, indicando una rescissione consensuale con il club del Milan. Di fatto il contratto doveva continuare ancora un anno, ma si interruppe per lasciare spazio al nuovo tecnico Leonardo. Insomma, un ‘esonero’ detto in modo elegante, dato che ormai Ancelotti era bersagliato da critiche dal presidente Silvio Berlusconi, pur essendo all’epoca difeso da Adriano Galliani. Così otto lunghi anni costellati anche e soprattutto di successi ebbero questo finale senza dubbio amaro – sia per la società che per lo stesso mister.
Esperienza intensa anche nella squadra londinese del Chelsea, ma molto più breve e con lo stesso esito. Due stagioni con i blues, la 2009/2010 e la 2010/2011 in cui Carletto Ancelotti vinse comunque non poco: nella prima record di reti stagionali in Premier, Community Shield, FA Cup e titolo del campionato inglese ma anche una cocente eliminazione in Champions League, sicuramente non preventivata dall’allora patron del Chelsea Abramovich.
Pesò invece la stagione successiva: infatti il 22 maggio 2011, in seguito ad una stagione al di sotto delle aspettative con un secondo posto in campionato e l’eliminazione in Champions League ai quarti di finale contro il Manchester United, la dirigenza inglese del Chelsea scelse l’esonero dell’allenatore, non più capace di ripetere le buone cose viste nella prima stagione.
Dopo la non troppo esaltante esperienza in terra francese al PSG – tra il 2012 e il 2013 – dove riuscì comunque a vincere un titolo della Ligue 1 alla seconda stagione (mentre nella prima si fece clamorosamente superare all’ultima giornata dal Montpellier), Carlo Ancelotti emigrò in Spagna – confermando la sua fama di allenatore girovago.
Al Real Madrid dell’esigente presidente Florentino Perez tutto doveva girare per il verso giusto, anche per una campagna acquisti che all’epoca vedeva non pochi dei migliori calciatori europei nelle fila dei blancos – uno tra tutti CR7. Ebbene, anche qui l’avventura di Carlo Ancelotti durò due stagioni – la 2013/2014 e la 2014/2015.
Nella prima il tecnico ottenne la decima Champions che gli permise di conservare il posto in panchina (non avendo ottenuto il titolo della Liga, andato invece all’Atletico Madrid), ma la seconda stagione non fu altrettanto esaltante per lui: un secondo posto in campionato, dopo il terzo della prima stagione, non fu considerato sufficiente da Perez per restare alla guida della squadra. Vi fu soprattutto l’eliminazione in Champions per mano della Juve, che non piacque alla dirigenza e che la costrinse di fatto a scegliere per l’esonero.
Come visto finora, la carriera di Carlo Ancelotti – se in superficie appare piena di successi, titoli e coppe – più in profondità nasconde qualche passo falso, che forse a qualcuno potrebbe sfuggire. Non tutti infatti forse ricorderanno che la sua esperienza successiva, al Bayern Monaco, durò poco più di un anno – pur essendo iniziata in modo tutto sommato positivo.
Il 19 dicembre 2015 fu infatti ufficializzato come nuovo allenatore del Bayern Monaco con l’intenzione comune delle parti di proseguire a lungo assieme. All’epoca sostituiva un altro big come Josep Guardiola, che andò al Manchester City. Ebbene in terra tedesca vinse subito, aggiudicandosi la Supercoppa di Germania e il titolo di campione di Germania con tre giornate di anticipo – era la stagione 2016/2017.
Ma arrivò presto anche la doccia gelata dell’esonero. Infatti il 28 settembre 2017 fu allontanato dalla dirigenza del Bayern Monaco – in seguito alla sconfitta per 0-3 in Champions League contro il PSG e il deludente inizio di campionato. In verità dietro l’esonero c’erano anche i dissidi e i contrasti con i senatori dello spogliatoio, con cui Ancelotti non riuscì ad instaurare un clima di fiducia o con cui detto clima si interruppe repentinamente.
Ritorno in Italia per Carlo Ancelotti nell’esperienza successiva, che lo portò ad allenare i partenopei. Al Napoli il tecnico stette due stagione, la 2018/2019 e la 2019/2020, prendendo il posto di Maurizio Sarri e sperando di diventare una sorta di Sir Alex Ferguson sulla panchina degli azzurri campani. Nella prima stagione i risultati furono discreti, ma non eccezionali: eliminazioni nelle coppe compensate da un secondo posto in campionato di Serie A, dietro alla Juventus.
La stagione successiva fu quella del nuovo esonero, per un tecnico che ha vinto moltissimo ma a cui in verità gli eventi non sempre sorrisero. Vi fu un avvio deludente in Serie A, in cui emersero tensioni tra proprietà, giocatori e tifoseria – e di cui fece le spese in prima persona proprio Carlo Ancelotti. Il mister si rese peraltro autore di una serie di sviste tattiche, che non passarono in secondo piano tra gli opinionisti del mondo del pallone e che di fatto gli costarono il posto.
Il settimo posto in classifica parziale del campionato di Serie A determinò il nuovo esonero del tecnico nel dicembre 2019 – d’altronde il ruolino di marcia con già 4 sconfitte e soltanto 5 vittorie non pendeva di certo dalla sua parte.
Dopo l’esperienza senza particolari luci ed ombre nel club inglese dell’Everton, Carlo Ancelotti fece ritorno al Real Madrid, che gli offrì una seconda possibilità di allenare i blancos per riprendere a vincere proprio con la squadra in cui in passato già si tolse varie soddisfazioni. Qui rivinse infatti il titolo della Liga, la Champions League e il Mondiale per Club: di fatto una scelta azzeccata per Florentino Perez, che ha scommesso ancora una volta su di lui e che si è legato al mister originario di Reggiolo fino al giugno 2024.
Il prossimo anno infatti Carlo Ancelotti sarà il nuovo commissario tecnico del Brasile, per provare a vincere ciò che ancora gli manca nella sua strepitosa bacheca, ovvero un trofeo con una nazionale. E potrà provarci subito, dato che la prossima edizione della Coppa America si svolgerà nell’estate 2024.
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