La pausa per le nazionali porta sempre con sé bilanci e riflessioni. D’altronde i campionati si fermano, compresa la nostra Serie A, e c’è modo anche di ragionare su quanto si è visto
Anche se dopo solo tre giornate, alcune indicazioni il campo le ha date. Una di queste coinvolge Federico Chiesa. Schierato da Allegri come seconda punta a fianco del centravanti
Si riparta da EURO2020. Quel Federico Chiesa ha trascinato l’Italia alla conquista del titolo continentale. La Nazionale era del ct Mancini, il ruolo quello di esterno sinistro. Sulla fascia il figlio d’arte ha dimostrato, non sono in quella felice parentesi azzurra, di trovare la sua dimensione naturale.
Poi, l’infortunio al ginocchio e lo stop. Nel corso della stagione scorsa il lungo periodo di ritorno in campo, tra difficoltà, ritardi e successivamente prestazioni non all’altezza. Non sono mancate neanche le tirate d’orecchie di mister Allegri. Forse per spronare Chiesa, chissà. Di fatto nel corso dello scorso campionato Chiesa non è mai stato un riferimento per a Juve. Quest’estate, una campagna trasferimenti strana, col nome di Chiesa sempre tra i sacrificabili in ragione ad esigenze di bilancio. E anche qualche voce, poi smentita, su un’ipotetica richiesta al rialzo dell’ingaggio da parte dell’entourage.
Chiesa, alla fine, è rimasto alla Juventus. Ed è tornato in Nazionale, il nuovo ct Luciano Spalletti, anche in virtù dell’ottimo inizio di stagione dell’ex Fiorentina, lo ha chiamato per aprire un ciclo nuovo. Tra Juve e Italia, però, le cose cambiano.
La duttilità e il saper cambiare posizione in campo è una delle prerogative più apprezzate del calcio moderno. In questo discorso, ci rientra appieno Federico Chiesa, chiamato da Spalletti in Nazionale
“Chiesa è un attaccante, da esterno si isola troppo”, Massimiliano Allegri docet. Si parta da qui, per descrivere la situazione del classe ’97 dal punto di vista tattico. In Italia, si sa, “siamo 60 milioni di allenatori”, ma forse l’unico a vederla così proprio il tecnico bianconero. L’allenatore della Juventus anche in virtù dello schema del 3-5-2 predilige fare giocare Chiesa a fianco ad un centravanti di ruolo, come Vlahovic (o a Udine, Milik). Di certo è meglio lì davanti piuttosto che quinto a tutta fascia; ruolo che ha ricoperto qualche volta a Firenze. Esterno sì, ma non propriamente offensivo, gli si chiederebbe un dispendio di energie e di corsa esagerato.
Si torni sull’attualità. Dopo l’infortunio, Allegri sta “provando” a generare una mutazione tattica per Chiesa che, a detta del mister, vede la porta e calcia bene. Tradotto: se sta vicino alla porta, fa gol. Tra i 14 e i 16, per la precisione, quelli immaginati da Allegri. In Nazionale, però, la musica cambia e non solo per l’Inno di Mameli in luogo di “O generosa!” Di Giovanni Allevi. Le cose cambiano per Chiesa, l’arrivo di Spalletti non ha modificato l’abito tattico della Nazionale. Gli Azzurri staranno in campo ancora col classico 4-3-3 per le gare contro Macedonia del Nord e Ucraina (rispettivamente il 9 e il 12 settembre, alle 20:45). Ecco che dunque, la “Chiesa tornerà al centro del villaggio”, come all’Europeo. Spalletti ha intenzione di usare l’attaccante nel suo ruolo naturale di esterno.
Chiesa partirà largo sul fronte offensivo, sdoppiandosi rispetto a quanto fatto con la Juventus finora. Per la gioia dei 60 milioni di allenatori… meno uno, forse.
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