È un messaggio importante quello che lancia Henrikh Mkhitaryan: il centrocampista dell’Inter chiede la pace in patria
Campione in campo e non solo. Henrikh Mkhitaryan manda un importante messaggio che va oltre il mondo del calcio. L’appello social del giocatore armeno ex Roma.
Nel corso degli anni, Henrikh Mkhitaryan si è più volte fatto portavoce di importanti messaggi. Il calciatore armeno, in Italia dal 2019 quando fu la Roma a prelevarlo dall’Arsenal, ha spesso sensibilizzato tifosi e appassionati sportivi relativamente a tematiche importanti come la guerra e la povertà in zone disagiate del mondo.
120,000 civilians including 30,000 children in Nagorno Karabakh are under military attack.
Azerbaijan has restarted war against Nagorno Karabakh, shelling civilians and civilian infrastructure after 9 months of deliberate blockade, famine and denial of humanitarian access.
As… pic.twitter.com/wkYsr1lQf0— Henrikh Mkhitaryan (@HenrikhMkh) September 19, 2023
Lo ha fatto nuovamente nelle scorse ore, facendo sua una raccolta fondi dell’Unicef per aiutare gli abitanti del Nagorno Karabakh, regione geografica senza sbocco sul mare, sita nel Caucaso meridionale e appartenente geograficamente all’Altopiano dell’Armenia. “120.000 civili, tra cui 30.000 bambini, nel Nagorno Karabakh sono sotto attacco militare” scrive Mkhitaryan condividendo l’appello di Unicef a donare in favore della popolazione armena dopo aver sostenuto tante altre iniziative simili in passato, come quando si è fatto testimonial di altre raccolte fondi in favore del popolo armeno, ma anche per tematiche globali come l’obesità infantile.
Il messaggio di Mkhitaryan per la popolazione armena
“L’Azerbaigian ha ripreso la guerra contro il Nagorno Karabakh, bombardando civili e infrastrutture civili dopo 9 mesi di blocco deliberato, carestia e negazione dell’accesso umanitario spiega ancora il calciatore classe ’89 di proprietà dell’Inter che, come annunciato dagli esperti, parla di “un genocidio”.
Ecco perché il calciatore ex Arsenal invita i suoi “tifosi, il mondo dello sport e i colleghi dei media a reagire e a contribuire a diffondere la voce per ripristinare la pace. I bambini non sono un bersaglio, eppure uno è già stato ucciso e altri undici sono rimasti feriti”.