Il Napoli sfavillante dello scudetto lascia il posto al Napoli di Garcia, forte ma vulnerabile. I valori di mercato ne possono risentire
Non è tempo di crisi. Non è tempo di gogne. Anche perché il Napoli in 5 partite ne ha vinte 3, pareggiata una e perso con la Lazio. Non è, però, neppure tempo di esaltazioni. Quel che resta di Braga è un Napoli che mette un fieno fondamentale nella cascina della Champions. Con un capitan Di Lorenzo in grande spolvero, un Zielinski su ottimi livelli e tante occasioni create.
Poi, però, ci sono le note stonate di un violino che non riesce ad esser armonico tra una corda e l’altra, tra un reparto e l’altro. Non è solo l’assenza di Kim a non far registrare i meccanismi difensivi: è un complesso delle linee che non funzionano. Anguissa e Kvaratskhelia sono, poi, i volti di questa mancata armonia del Napoli di Rudi Garcia. Il camerunense è un lontano parente di quello ammirato per lucidità e forza nella scorsa stagione. Gli spunti del georgiano si contano sulle punta delle dita di due mani in queste prime 4 (assente a Frosinone) gare stagionali.
Per una società che si autofinanzia, il player trading è un aspetto fondamentale. La valorizzazione dei cartellini è un aspetto determinante. Anche e soprattutto per i calciatori più giovani che possono rappresentare quegli asset che determinano il proseguimento del progetto. In campo e fuori con la loro cessione.
Ed è questo il motivo per cui è facile immaginare che il livello del cartellino di determinati calciatori possa tendere verso il basso.
L’esempio è proprio Khvicha Kvaratskhelia: se le offerte immaginate dal Napoli potevano esser vicine ai 150 milioni, le prestazioni delle ultime settimane non lo consegneranno, nuovamente, al roster dei potenziali palloni d’oro. Questo Napoli di Garcia non lo esalta.
Soprattutto, il valore di mercato non potrà superare le due cifre davanti ai sei canonici zeri. Qualcosa di difficilmente immaginabile guardando alla prima parte della scorsa stagione. Stesso dicasi per un altro asset che il Napoli vorrebbe vedere valorizzato come Giacomo Raspadori. Il classe 2000, tra una difficile collocazione tattica ed un rendimento altalenante, non fa decollare la sua valutazione. Un qualcosa che non può assolutamente piacere al patron De Laurentiis che vorrebbe veder fruttare un investimento da più di 30 milioni.
Gli stessi Jesper Lindstrom e Jens Cajuste non possono definirsi acquisti partiti col botto e che stanno facendo subito impennare le loro potenziali valutazioni.
Zanoli, Gaetano e Zerbin sono i non giovani scarsamente utilizzati di una rosa che non trova spazio per esaltare chi non è stato ceduto a realtà più dimensionate.
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