Osimhen scontento della gestione dei cambi di Garcia: scoppia il caso a Napoli, ma il mister è già abituato. Successe anche con Totti.
Dopo il caso Kvaratskhelia, scoppia un nuovo problema da risolvere nello spogliatoio del Napoli legato sempre alle sostituzioni di Rudi Garcia. Il cambio Simeone-Osimhen, però, fa ancora più rumore.
Dopo 85 minuti a reti bianche, Garcia decide di mandare in campo l’uomo della provvidenza, colui che ha segnato alcuni gol pesanti nella passata stagione. Il coniglio dal cilindro di Spalletti. E se qualcuno in campo e fuori pensava che il Cholito sarebbe entrato per dare manforte ad Osimhen, si sbagliava. Il resto è noto.
L’attaccante nigeriano ha sbraitato contro il tecnico, urlandogli che arrivati a quel punto del match sarebbe stato il caso di giocare con due punte e che sarebbe dovuto restare in campo, al fianco dell’argentino. La conversazione in francese è durata poco, ma quel tanto che basta per far scoppiare una piccola bomba all’interno dello spogliatoio azzurro, al momento tutt’altro che sereno. Una situazione che in passato Garcia ha saputo gestire al meglio, con un uomo che lui stesso considerava la storia del calcio: Francesco Totti.
Non è facile gestire un capitano. Non è facile gestire un campione, un fuoriclasse, una leggenda del pallone. Non è stato facile per gli allenatori gestire Francesco Totti. Parlare con Luciano Spalletti per delucidazioni.
Rudi Garcia aveva trovato una certa sintonia con il Pupone, ma dato che il capitano giallorosso si avviava verso i 40 anni, il mister provava a preservarlo perché dal punto di vista fisico non sempre era al top.
Nel novembre 2014, in un Roma-Torino all’Olimpico, Garcia tolse al 71′ Francesco Totti, quando il risultato era ormai acquisito. Al suo posto entrava Mattia Destro, con il numero 22. Il capitano uscì dal campo contrariato, ma senza muovere un ciglio si avviò verso il suo compagno, diede la mano al mister con una faccia delusa dalla situazione e si diresse direttamente negli spogliatoi. I due si dissero qualcosa, con Garcia che capì immediatamente le intenzioni di Francesco: non voleva uscire. Voleva continuare a giocare. Un eterno bambino felice solo con un pallone tra i piedi. Ma per il bene della squadra serviva altro.
L’allenatore abbracciò scherzosamente il numero 10 della Roma, notevolmente infastidito dalla sostituzione, a tal punto da sfilarsi dall’abbraccio. Testa bassa, nessun cenno alla panchina e ai tifosi, e Francesco prese la via degli spogliatoi.
“Totti è il mio miglior calciatore e non voglio che si infortuni. Gliel’ho detto negli spogliatoi, nessun problema“, disse Garcia per smorzare subito il caso. E in effetti, non scoppiò nessuna bomba a Trigoria. Il tempo di far sbollire la rabbia e Totti continuò ad essere decisivo come sempre. Tra l’altro, chiuse quella stagione con 36 presenze e 10 gol. Ma erano anche tempi e situazioni diverse, decisamente più facili da gestire rispetto a quanto sta succedendo al Napoli. Il mister, però, deve trovare quella sintonia ancora non scoccata con il gruppo azzurro, proprio come successe a Roma.
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