La Juventus degli anni ’80 del secolo scorso fu spesso ai vertici della A. Ecco 5 giocatori chiave per la conquista dello Scudetto 1981/1982.
Gli anni ’80 del calcio italiano sono probabilmente la decade irripetibile. All’epoca i migliori talenti nazionali ed internazionali si contendevano lo Scudetto, giornata dopo giornata, per la gioia dei tifosi che si recavano ogni domenica allo stadio fiduciosi di vedere una partita avvincente e ben giocata da ambo le formazioni.
In quel periodo a dominare la scena vi furono i bianconeri, che conseguirono vari Scudetti. Tra i titoli nazionali, c’è anche quello della stagione 1981/1982, che avrebbe poi lanciato diversi dei giocatori della formazione juventina alla conquista del terzo mondiale per la nazionale italiana.
La Juventus si aggiudicò il primo posto nella classifica finale di Serie A 1981/1982, ottenendo di fatto il suo secondo titolo consecutivo, nonché ventesimo titolo in totale. In quel torneo ottenne 46 punti (all’epoca le vittorie valevano due punti e non tre), con una sola lunghezza di vantaggio sulla Fiorentina e ben otto sulla Roma, piazzatasi terza nella classifica finale di Serie A. In 30 gare di campionato, la Vecchia Signora ottenne 19 vittorie, 8 pareggi e sole 3 sconfitte.
Di quella formazione bianconera vittoriosa, ci sono almeno 5 nomi determinanti per il successo finale, ovvero 5 giocatori che hanno lasciato il segno contribuendo in modo evidente alla conquista dello Scudetto nel massimo campionato nazionale stagione 1981/1982. Chi sono? La sintetica scheda che segue, lo chiarirà ed indicherà infine la rosa completa della Juventus di quel campionato. I dettagli.
In porta in quella Juve c’era uno dei migliori portieri di tutti i tempi, Dino Zoff. Della squadra fu un autentico pilastro poiché vi giocò per più di dieci anni, ritirandosi poco tempo dopo la conquista di quel titolo nazionale – nel 1983. Dopo aver appeso le scarpette al fatidico chiodo, Zoff rimase comunque legato al mondo del calcio: infatti alla fine della carriera agonistica il friulano ebbe un ruolo nella Juventus, all’interno dello staff tecnico di Giovanni Trapattoni.
L’ormai ex atleta divenne preparatore dei portieri ma, in seguito, il suo carisma e la sua preparazione lo portarono ad assumere altri ruoli. Entrò nei ranghi tecnici della FIGC come selezionatore dell’Italia olimpica, fu allenatore di club come la Juventus e la Lazio ed allenò anche la nazionale maggiore, ottenendo un secondo posto ai campionati europei del 2000.
Da notare che Dino Zoff toccò la soglia delle 570 presenze in Serie A, un traguardo che lo rese il giocatore con più apparizioni nel massimo campionato italiano fino al 2005, anno in cui fu scavalcato dall’altra leggenda Paolo Maldini.
L’ultima parte della sua carriera di allenatore fu nel campionato 2004/2005 in cui guidò la neopromossa Fiorentina, subentrando in corsa all’esonerato Sergio Buso. Nella piazza toscana l’ex portiere ottenne la salvezza, per poi scegliere il ritiro definitivo dal mondo del pallone.
Oggi Dino Zoff vive a Roma e ha scelto di godersi la vita privata in relax, restando con familiari e nipoti lontano dal clamore del calcio. Il friulano si gode anche gli ultimi riconoscimenti ricevuti, dato che bel 2012 è entrato a far parte della Hall of Fame del calcio italiano, mentre dal 2015 il suo nome compare nella Walk of Fame dello sport italiano nella categoria Leggende.
Nell’undici che conquistò il titolo del campionato di calcio di Serie A stagione 1981/1982 c’è anche un giocatore irlandese che chi ha seguito il mondo del pallone in quegli anni, dovrebbe ricordare. Si tratta di Liam Brady, un regista mancino con varie qualità tra cui la visione di gioco e lo spiccato agonismo.
Per quella Juve che vinse lo Scudetto, e in cui militò nel periodo compreso tra il 1980 e il 1982, era insomma una vera e propria garanzia in mezzo al campo, giocando alle spalle di Pietro Paolo Virdis. Dopo la fine della carriera Liam Brady scelse di continuare nel mondo del calcio divenendo allenatore del club scozzese del Celtic, rivale dei Glasgow Rangers. Allenò di seguito nel campionato inglese e poi occupò il ruolo di assistente nello staff della nazionale del suo paese, l’Irlanda. Il Ct di quella formazione fu Giovanni Trapattoni.
Da notare che Liam Brady scelse di dimettersi dal ruolo in Irlanda, per non rischiare di perdere il posto di responsabile del settore giovanile dell’Arsenal, che stava occupando da molti anni. L’ultimo suo incarico noto nel mondo del calcio risale al 2014, anno in cui interruppe la sua esperienza con i Gunners.
Brady contribuì in modo significativo alla conquista di due Scudetti della Juve, ma – come spiega La Stampa di qualche anno fa – all’epoca dell’arrivo di Michel Platini il calciatore fu di fatto ceduto dal club per far spazio al francese, peraltro n. 10 come lui.
In molti conoscono Prandelli perché negli ultimi anni è stato visto su varie panchine, compresa quella della nazionale italiana di calcio. All’epoca dello Scudetto della Juventus stagione 1981/1982 faceva parte della rosa Campione d’Italia e nel club stette per ben sei stagione per poi chiudere la carriera all’Atalanta nel 1990.
Dopo il ritiro dall’agonismo, Cesare Prandelli è rimasto nel mondo del pallone ed ha intrapreso la carriera di allenatore. E’ stato visto sulla panchina di non poche squadre, tra cui Lecce, Parma, Roma e Fiorentina. All’estero negli ultimi dieci anni ha allenato Valencia, Galatasaray e Al-Nasr.
Oggi Prandelli ha chiuso con il mondo del calcio e si è ritirato a vita privata. La sua ultima esperienza in panchina risale al 2021 alla Fiorentina, ma il 23 marzo di quell’anno, due giorni dopo la sconfitta casalinga per 2-3 contro il Milan e con la squadra al quattordicesimo posto in classifica, scelse di dimettersi per motivi personali. Contattato da Sky Sport, Prandelli ha spiegato che pur essendo ancora in un’età compatibile con il ruolo di allenatore, aveva capito di non aver più la motivazione per allenare.
Nei tempi odierni Prandelli ama stare lontano dallo stress degli stadi e dall’ansia del risultato: il calcio per lui resta una passione, mentre oggi preferisce stare con i nipotini e godersi la tranquillità della vita privata, pur ammettendo che ancora arrivano richieste per sedere in panchina.
In quella squadre che si piazzò prima nella classifica finale della Serie A 1981/1982 c’era anche l’attaccante Roberto Bettega. L’ex calciatore, che chiuse la carriera nel 1984 in Canada, giocò per molti anni con la maglia bianconera. Fu infatti nelle fila della Juventus tra il 1970 e il 1983 e anche lui diede il suo personale contributo alla vittoria del campionato ’81/’82 pur giocando non molte partite.
Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Roberto Bettega diventò opinionista televisivo e dirigente sportivo. In molti lo ricorderanno ai vertici della Juventus in quanto, dal 1994 al 2006, fu vicepresidente e, tra il 2009 e il 2010, vicedirettore generale del club.
Da notare che la sua seconda esperienza dirigenziale nella Juventus finì dopo soli cinque mesi e senza realizzare risultati sportivi di rilievo. Al posto suo subentrò il nuovo direttore generale Giuseppe Marotta.
Non solo pallone per lui dopo il ritiro. Infatti Roberto Bettega ebbe modo di iniziare a gestire anche alcune attività imprenditoriali e – dicevamo – fu visto in televisione in veste di opinionista sportivo, attività che svolge tuttora.
Una curiosità che lo riguarda risale al 1985. Infatti Bettega all’epoca commentò la finale della Coppa Intercontinentale tra Juventus e Argentinos Juniors insieme al giornalista Giuseppe Albertini e fu quella la prima occasione che nelle telecronache italiane delle partite di calcio, il telecronista veniva accompagnato da un ex calciatore come commentatore tecnico.
L’attaccante sardo diede il suo personale contributo alla conquista dello Scudetto juventino stagione 1981/1982. In quel torneo di Serie A capocannoniere del torneo fu, per la seconda volta consecutiva, Roberto Pruzzo (Roma) con 15 reti, ma si distinse anche la punta juventina Pietro Paolo Virdis grazie ad alcuni gol di rilievo.
Classico centravanti abile nel gioco fisico e ottimo rigorista, dopo la fine del percorso in veste di atleta, Pietro Paolo Virdis studiò per diventare allenatore ma il suo percorso in panchina non durò molto. Fu infatti visto alla guida di club quali l’Atletico Catania, la Viterbese e la Nocerina tra fine anni ’90 ed inizio anni Duemila, ma successivamente interruppe il suo percorso in veste di mister.
Cosa fa oggi Virdis? Ebbene, anche lui come altri suoi compagni di squadra è stato visto in televisione nel ruolo di opinionista. Inoltre come ha raccontato alcuni anni fa il Corriere dello Sport, gestisce l’enoteca / ristorante “Il Gusto di Virdis” a Milano.
Portieri: Dino Zoff, Luciano Bodini;
Difensori: Sergio Brio, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Carlo Osti, Gaetano Scirea;
Centrocampisti: Liam Brady, Pietro Fanna, Massimo Bonini, Giuseppe Furino (capitano), Domenico Marocchino, Cesare Prandelli, Marco Tardelli, Roberto Tavola;
Attaccanti: Roberto Bettega, Giuseppe Galderisi, Paolo Rossi, Pietro Paolo Virdis.
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