5 giocatori contribuirono in modo sostanziale alla conquista dello Scudetto da parte della Juve nella stagione 1977/1978. Ecco chi sono.
Dal punto di vista calcistico il 1978 è ricordato soprattutto come l’anno dei mondiali in Argentina, competizione a cui la nazionale italiana partecipò con una formazione di tutto rispetto e in cui fu in grado di mostrare un bel gioco in numerose fasi delle partite disputate. La nostra selezione fu in grado di battere i padroni di casa dell’Argentina, poi alla fine vittoriosi nella manifestazione, ma ottenne un quarto posto finale che lasciò l’amaro in bocca rispetto alle ambizioni avute durante il cammino nel torneo.
Ebbene in quel mondiale vi fu il cd. blocco Juve a caratterizzare l’ossatura della rosa, proprio quella Juve che poche settimane prima dell’inizio del torneo iridato, aveva vinto lo Scudetto stagione 1977/1978 di Serie A.
Era il diciottesimo titolo della Vecchia Signora ed il secondo consecutivo, ma soprattutto era un risultato ottenuto grazie ad alcuni elementi di assoluto valore, che avrebbero fatto bene nel mondiale argentino e poi, quattro anni dopo, in quello spagnolo. Di seguito la nostra scheda ricorderà 5 beniamini del pubblico juventino dell’epoca, 5 calciatori iconici di quella Juventus che tra fine anni ’70 ed inizio anni ’80 fu molto spesso ai vertici del massimo campionato nazionale di calcio.
Infine spazio anche alla rosa completa di quella Juve vincente, che si aggiudicò lo Scudetto con 44 punti (all’epoca le vittorie valevano due punti e non tre), con cinque lunghezze di vantaggio sul Vicenza del capocannoniere Paolo Rossi e sul Torino, squadre che si fermarono entrambe a quota 39 punti. I dettagli.
Roberto Boninsegna, l’ex punta tra affetti e scuola calcio
Punta di quella Juventus dello Scudetto 1977/1978 fu Roberto Boninsegna, una punta atipica perché pur non essendo di elevata statura basava gran parte del suo gioco sulle capacità acrobatiche, sul gioco aereo e sulle conclusioni al volo.
Un attaccante di sfondamento che militò nella Juve per tre stagioni e che in quella dello Scudetto del 1978 contribuì al successo finale grazie a dieci gol in ventuno partite. Un bottino di tutto rispetto per un attaccante che continuò nel calcio giocato fino ai primissimi anni ’80, per poi ritirarsi.
Oggi Roberto Boninsegna, dopo gli anni in veste di allenatore delle giovanili azzurre e la panchina del Mantova (in cui è stato anche direttore tecnico), sua città natale, il ruolo di osservatore dell’Inter, alcune apparizioni televisive e un tentativo di entrare in politica, non ha completamente abbandonato il mondo del pallone. In un’intervista rilasciata a Il Giornale, l’ex attaccante titolare dello Scudetto 1977/1978 della Juve ha detto che attualmente fa il nonno ma anche è attivo presso la scuola calcio Canottieri Mincio.
Romeo Benetti allenatore, insegnante e non solo
Altro giocatore chiave di quella Juve vincente fu Romeo Benetti, centrocampista con capacità di interdizione ed impostazione. Una sorta di tuttofare, ricco di carisma e con doti di leader, con un fisico massiccio e la mentalità tipica dell’agonista. Una sorta di ‘catalizzatore’ del gioco in attacco dei bianconeri, che spiccava anche per senso tattico e visione di gioco.
Benetti, come Boninsegna, giocò per tre stagioni alla Juventus, per poi chiudere la carriera alla Roma nel 1981. Proprio con i giallorossi iniziò la sua avventura di allenatore della Primavera, per poi assumere il ruolo di mister delle nazionali azzurre giovanili ad inizio anni ’90. Fu peraltro tra coloro che ebbero nell’Under 15 alcuni nomi che poi fecero molta strada, tra cui Alex Del Piero e Gigi Buffon. Per decenni svolse anche il ruolo di insegnante in corsi ad hoc per aspiranti mister, presso il centro tecnico di Coverciano.
E come tanti altri colleghi prima e dopo di lui, Benetti è stato spesso visto in veste di ospite ed opinionista in varie trasmissioni televisive a tema calcistico. Oggi, ormai ultrasettantenne da un pezzo si è ritirato a vita privata.
Giuseppe Furino, una delle bandiere indomabili di quella Juve vincente
Tra i giocatori della Juventus che diventarono in quegli anni delle vere e proprie icone, c’è anche Giuseppe Furino. Nato a Palermo nel 1946, l’ex versatile atleta – di ruolo mediano, ma anche terzino ed ala – ha contribuito sensibilmente ai successi della Juve, essendo un club in cui ha militato per quasi tutta la sua carriera ventennale.
Fu il capitano di quella squadra che vinse lo Scudetto nel campionato 1977/1978 di Serie A: in quel torneo giocò 26 partite e diede il suo apporto per la conquista di ben 8 titoli italiani da parte dei bianconeri.
Dopo il calcio giocato, Furino non scelse di fare l’allenatore ma non abbandonò il calcio in modo definitivo. Negli anni ’90 del secolo scorso infatti Giampiero Boniperti lo inserì nei quadri tecnici dei bianconeri con il ruolo di responsabile del settore giovanile.
Nel 2022 Furino ebbe un grave problema di salute che lo tenne lontano dalla vita quotidiana per diverso tempo, ma in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, ha spiegato di allenarsi più di prima per velocizzare i tempi di recupero, sorretto dall’affetto dei suoi familiari e della gente che non lo ha dimenticato.
Franco Causio, niente panchina ma la passione del calcio non è mai tramontata
Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, Causio rappresentò uno dei maggiori interpreti del calcio di qualità del nostro paese. Elegante ed abile nelle movenze, capace di dribbling ed ottimi cross, Il Barone – questo il suo soprannome – contribuì in modo sostanziale all’ottenimento dello Scudetto bianconero nella stagione di A 1977/1978. Il suo supporto sulla fascia laterale destra, in 30 match di campionato, fu infatti determinante per i partner d’attacco Bettega, Benetti e Boninsegna.
Oggi Causio cosa fa? Ebbene il talentuoso ex centrocampista offensivo – per lo stile di gioco una sorta di ‘brasiliano’ con nazionalità italiana, non a caso era soprannominato anche Brazil – dopo il ritiro non volle fare il mister e continuare la vita calcistica negli stadi. Non ha insomma un CV che lo indica in panchina di qualche club, ma è oggi residente ad Udine, località in cui – dopo aver appeso le scarpette al chiodo – ha aperto un negozio di articoli sportivi.
E’ tuttora amico di una sua vecchia conoscenza calcistica come Zico, che militò nell’Udinese nella sua breve esperienza italiana negli anni ’80 e, in verità , non ha però troncato completamente con il mondo del pallone, anzi. E’ stato dirigente sportivo e team manager all’Udinese e nella città friulana ha anche aperto una scuola calcio in collaborazione con la Juventus. Causio, come tanti altri ex calciatori italiani di quell’epoca, è stato visto non di rado come ospite ed opinionista in TV in vari programmi sportivi.
Gaetano Scirea, l’icona sempre viva nei ricordi dei tifosi bianconeri
Tra coloro che fecero parte di quella Juventus trionfante al termine del campionato 1977/1978 c’è anche un compianto giocatore, il quale merita di certo un posto tra gli atleti iconici della formazione. E’ Gaetano Scirea che, dopo un’esperienza di alcune stagioni nelle fila dell’Atalanta, legò il suo nome ai bianconeri per moltissime stagioni. Proprio in questo club si ritirò nel lontano 1988, dopo esserne diventato di fatto un uomo simbolo.
Dalla stampa specializzata Scirea, di ruolo libero, insieme a Zoff, Gentile e Cabrini furono definiti gli elementi di una delle migliori linee difensive mai viste nella storia del calcio. Con la Juventus Gaetano Scirea vinse ben sette Scudetti, e tra questi proprio quello della stagione di Serie A 1977/1978, in cui giocò 29 gare di campionato.
Al termine della carriera di atleta, Scirea scelse di fare l’allenatore, e viste le doti di leadership e la capacità di ‘leggere’ le partite, non poteva che essere questa la sua strada post ritiro. Fu così viceallenatore dei bianconeri sul finire degli anni ’80. Il compianto ex libero ebbe però modo di rivestire l’incarico assegnato dal presidente bianconero Boniperti per poco più di un anno, sino alla prematura morte avvenuta in Polonia nel 1989 a causa delle conseguenze di un incidente stradale. Scirea aveva 36 anni.
Al termine della stagione 1989-1990, Dino Zoff e il club bianconero dedicarono proprio a Scirea Coppa Italia vinta in finale contro il Milan. Oggi quell’uomo simbolo della squadra vincente nella stagione 1977/1978 vive nella memoria dei tifosi bianconeri e degli Azzurri, che ne apprezzarono le gesta con la maglia della Juve e della nazionale italiana di calcio.
La formazione campione d’Italia stagione 1977/1978
Portieri: Dino Zoff, Giancarlo Alessandrelli;
Difensori: Claudio Gentile, Francesco Morini, Gaetano Scirea, Antonio Cabrini, Luciano Spinosi, Fabio Francisca, Lorenzo Cascella, Massimo Gai, Mariano Marchetti;
Centrocampisti: Franco Causio, Antonello Cuccureddu, Giuseppe Furino (capitano), Romeo Benetti, Marco Tardelli, Pierino Fanna, Vinicio Verza, Maurizio Schincaglia, Gian Piero Gasperini, Antonio Geissa, Luciano Miani, Massimo Tolfo, Amilcare Magnani, Lorenzo Gramaglia;
Attaccanti: Roberto Bettega, Roberto Boninsegna, Pietro Paolo Virdis, Marco Bozzi.