Cristiano Giuntoli racconta la nuova Juventus del presente, ma soprattutto quella del futuro in una lunga intervista: da Allegri a Pogba e Berardi
La Juventus è entrata in una nuova era. Sembra lontanissima l’epoca in cui arrivavano Cristiano Ronaldo, de Ligt ma anche Dusan Vlahovic. È solo perché di acqua sotto i ponti ne è passata tantissimo tra penalizzazioni, processi, delusioni e soprattutto rivoluzioni. Nella squadra, fino a un certo punto, ma soprattutto nel management. L’uomo scelto per creare un nuovo corso sportivo è stato Cristiano Giuntoli, dopo il leggendario scudetto con il Napoli.
L’ex ds dei partenopei ha realizzato da par suo un sogno, vista la sua juventinità dichiarata: “Mi sento a casa. Mi vengono i lucciconi a pensare di non poter condividere tutto questo con mio babbo Tiziano, che se ne è andato nel 2005. Io sono cresciuto leggendo Caminiti su Tuttosport, i miei idoli erano Platini e Boniek. E poi Zoff, Gentile, Cabrini…” Ma Giuntoli in bianconero ha un compito ben preciso: “C’è bisogno di fare di necessità virtù. Inseguire la sostenibilità, creare un meccanismo di autosussistenza in cui puoi spendere in base a ciò che incassi – dice il ds bianconero in una lunga intervista a ‘La Repubblica’ -. Abbassare il monte ingaggi e l’età media, avere più giovani che possano crescere nel club e costituire un valore. In più, creare un ambiente che guardi non solo al risultato ma alla prestazione”.
“Ragioniamo sulla media distanza, ma porre un termine significa anche creare un limite, e i limiti sono per i mediocri. C’è un programma preciso condiviso dall’ad Scanavino, da Allegri, da me e da Manna: tornare in Champions. Napoli, Milan e Inter sono avanti rispetto a noi, perché il loro progetto è partito molto prima”. Una ‘risposta’ anche a Stefano Pioli, che invece ha posto la Juve come favorita per lo scudetto.
Tante discussioni si sono fatte su Allegri e il suo futuro, su un presunto rapporto negativo tra i due toscani: “Non è così. Allegri è la punta di diamante del club, un grande riferimento in questa delicata fase di passaggio. Siamo noi che dobbiamo portare la Juve al suo livello. Io ho sempre protetto i miei tecnici: cerco di capire come ragionano per potermi confrontare con loro e aiutarli”. Poi Giuntoli risponde alle domande sul mercato: “Abbiamo perso giocatori di esperienza, ma confermato Rabiot, riscattato Milik, inserito Weah e Cambiaso per andare nella direzione che abbiamo indicato. Lukaku? C’era l’offerta del Chelsea per Vlahovic. Noi non volevamo cedere Dusan, ma davanti a certi numeri avremmo accettato. Il Chelsea non è mai arrivato a quella cifra e lo scambio non si è fatto”.
Altro tema enorme in casa Juve è quello relativo a Paul Pogba, attualmente fermo per la questione doping: “Aspettiamo le controanalisi e decideremo il da farsi insieme al suo management. Irritazione per come si è gestito? Penso solo a quanto ci manca in campo. Non ci piangiamo addosso e guardiamo avanti”. E allora l’interrogativo è come eventualmente la società pensa di sostituirlo a gennaio: “Faremo un punto a Natale. Prima vogliamo capire cosa possono darci i giocatori che abbiamo. Poi, se ci saranno occasioni le coglieremo”. Nel mercato invernale può tornare di grande attualità il nome di Domenico Berardi, solito vecchio pallino che per un motivo o l’altro non è riuscito mai a vestire la maglia della Juve: “Berardi è un calciatore bravo e capace ma ora, ripeto, vogliamo capire quanto valiamo noi”, risponde Giuntoli.
L’inizio dei bianconeri è stato a corrente alternata, con alcuni cambiamenti alla base e nella filosofia: “La squadra è molto diversa da un anno fa. Ha un deficit di esperienza ma un ritmo più intenso. Allegri e lo staff volevano già proporre qualcosa di nuovo. Ora con l’abbassamento dell’età media è una necessità: corri di più, aumenta la voglia di fare, ma non puoi più lucrare sulla malizia. Il mister è il primo ad averlo capito”.
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