Svolta Decreto Crescita: spunta la verità

Smentite immediatamente le voci relative ad una eventuale abolizione del Decreto Crescita relativamente al mondo dello sport. La situazione 

Negli ultimi anni anche il mondo del calcio, e nello specifico del calciomercato, ha avuto modo di usufruire dei benefici economici del Decreto Crescita, utili in particolare su una determinata tipologia di calciatori. Una situazione che ha quindi condizionato positivamente l’operato dei club, e che a stretto giro non verrà cambiata.

Decreto crescita ancora valido nel mondo del calcio: non cambia
Figc (Ansa) – Calciomercato.it

Le voci sulla possibile abolizione del decreto crescita, almeno relativamente alla sfera sportiva, sono state quindi prontamente smentite nel corso della giornata di oggi. Non dovrebbe esserci quindi alcuna novità in merito alle possibilità del mondo del calcio di usufruire dei vantaggi fiscali da esso derivanti.

A confermarlo è ‘Calcio & finanza’, che sottolinea come la novità emersa ieri al termine del Consiglio dei Ministri non dovrebbe andare a toccare gli sportivi professionisti.

Decreto crescita ancora valido nel mondo del calcio: non cambia

La stessa fonte evidenzia come tutto ruoti intorno alla seguente frase presente nel comunicato del Governo: “Invariate le disposizioni per i ricercatori, professori universitari e lavoratori dello sport già previste”.

Decreto crescita ancora valido nel mondo del calcio: non cambia
Zhang Marotta (LaPresse) – Calciomercato.it

Tirato quindi un sospiro di sollievo per la sfera calcistica ed in particolare per le società che negli ultimi anni erano state abituate ad operare in un determinato modo. Stando a quanto riportato da ‘Calcio & Finanza’, che cita proprio fonti del Ministero dello sport, la stessa frase del comunicato significa che norma rimarrà valida ugualmente.

Ricordiamo che il Decreto Crescita era stato introdotto nell’aprile 2019 con tre parametri particolari da rispettare per usufruire delle agevolazioni fiscali: l’essere stati residenti all’estero nei due periodi d’imposta precedenti al trasferimento in terra italiana, senza dimenticare lo svolgimento dell’attività lavorativa in Italia oltre all’obbligo di permanenza per almeno due anni a seguito del trasferimento della residenza.

Non arriveranno quindi modifiche, ma la preoccupazione permane negli ambienti calcistici.

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