Le parole di Fabio Cannavaro e Guglielmo Stendardo sulla vicenda scommesse, su Spalletti e i tanti problemi del calcio italiano
Fabio Cannavaro prende la parola sulla vicenda scommesse. L’ex capitano della Nazionale, campione del mondo e Pallone d’Oro nel 2006, è stato ospite alla Luiss, prestigiosa università privata di Roma, del laboratorio di Diritto e Management dello Sport a cura di Guglielmo Stendardo, che ha appena pubblicato il libro ‘Il Giurista Entra in Campo’, edito da Rubettino. L’ex difensore di Lazio e Atalanta è infatti laureato in Giurisprudenza con orientamento sportivo e ha una cattedra proprio alla Luiss. Due campioni del passato che condividono in primis il sangue napoletano. Oggi la guest star è stata proprio l’ex stella della Juventus e della Nazionale, che detto la sua anche su tutti i problemi del calcio italiano. E anche il suo ritorno in panchina.
Sulla questione scommesse: “La ludopatia non deve condannare il ragazzo, il giocatore, che va aiutato e portato a eliminare questa malattia. Sei fortunato, un giocatore guardato da tutti, dovresti avere comportamenti esemplari. A volte inconsciamente, per goliardia o per stare in gruppo sei portato a essere superficiale e commetti errori che ti costano caro. Non si può scommettere, è una regola che c’è e va seguita. Magari ti capita il sito, inizi a essere curioso, devi essere bravo a non cascarci. Anche quando giochi per scherzare può portare a problemi seri. Nel gioco nessuno vince. Si sa che si va incontro a perdite importanti”.
Poi un confronto proprio con la Cina: “In Cina stanno peggio, si giocano qualsiasi cosa. Scommettono su tutto quello che possono. C’è stato uno scandalo, hanno azzerato la federazione e anche qualche squadra. Arabia? Credo che possano durare di più rispetto al fenomeno cinese. Puntano ai Mondiali, poi sembra che tutti i club siano sovvenzionati dallo stato e non solo quattro. Poi lì stanno puntando a calciatori a fine carriera, devono cambiare. Però la passione c’è, i soldi li hanno, stanno crescendo. Anche in MLS hanno un potenziale superiore anche alla Premier League, economicamente sono tutti come il Manchester United senza un centesimo di debito. Ma la lega gli impedisce di muoversi. Anche in Asia hanno fondi importantissimi. La Fifa l’ha capito, sta cercando di allargare il ventaglio e portare il calcio ovunque.
Poi Cannavaro sul suo ritorno in panchina: “Spero presto. Dopo un’esperienza importante in Cina ho voluto fare unìesperienza in B (al Benevento, ndc) che è stata negativa come è stato per tanti altri allenatori. Aspettiamo, sto studiando e mi sto aggiornando. Il calcio va a una velocità impressionante, altrimenti resti lì. Già ho dato con l’Arabia, preferisco stare in Italia. Se allenerei il Napoli? Quando c’è un allenatore che sta lavorando è giusto rispettarlo. Sicuramente venire dopo Spalletti non era facile per nessuno. Ha accettato, sta trovando difficoltà e spero riesca a superarle velocemente. Il Napoli è una società importante, io lavoro per cercare di crescere sotto questo punto di vista, sono sempre stato tifoso del Napoli e non lo nascondo, è il sogno di tutti quelli che fanno il mio lavoro stare in queste società”.
Sulla Superlega: “Il calcio è di tutti. Hanno sbagliato il momento, le modalità, sicuramente tutti noi vogliamo vedere partite di un certo livello, che creano interesse. Sicuramente in tanti seguiamo la Champions League, ma ci appassioniamo con la semifinale con squadre di altissimo livello. Hanno sbagliato tempi e modi.
Poi Cannavaro continua: “Il calcio è una macchina, la parte migliore sono sempre i calciatori. Al di fuori ci sono tantissimi interessi. Dal tifoso al procuratore, i tifosi, i dirigenti, ognuno cerca di ricavare qualcosa. In questi anni la cosa che risalta sono i risultati delle squadre nazionali, non tanto i club. In Italia ci sono meno ragazzi che giocano a calcio, ci sono più distrazioni. Io non avevo computer, non avevo la tv, scendevo e giocavo a calcio. Sono poi cambiate le regole, poi il mondo si è aperto. Anche nelle scuole calcio, dove prima trovavi il 100% di italiani ora sono solo il 30%. Si deve trovare un sistema diverso se si vuole investire sulla Nazionale. Dal 2006 l’Italia non supera la prima fase in Sudafrica e Brasile, poi non ci siamo proprio qualificati. La crisi c’è già da tempo. Nella nostra storia la Nazionale ha fatto 6 finali, 4 vinte e 2 perse col Brasile. La nostra è una storia importante. Sta cambiando il modo di vivere il calcio, è finita un po’ quella passione, si fanno meno figli. Ma di sicuro c’è bisogno di fare una riforma, altrimenti non se ne viene fuori”.
Ma i problemi del nostro calcio hanno radici anche e soprattutto gestionali e finanziari: “Gestire una società di calcio è diverso ora. C’erano presidenti che investivano soldi, ora non esiste più. Ora vengono gestite come società, ma hanno più uscite che entrate. Poi le strutture. Perché all’estero insistono sulle strutture mentre noi siamo in Italia, forse il paese con gli stadi peggiori. I nostri stadi fanno ca*are, sono osceni. Lo dice uno che gira. Non ti viene la voglia di entrare in uno stadio italiano, hai paura che ti cada qualcosa in testa, non ci sono servizi. All’estero gli stadi vivono 24 ore al giorno e 7 giorni a settimana. Per i club è un’entrata in più”. Poi il Decreto Crescita: “Una società che prende uno straniero paga il 70% di tasse in meno, penalizzando i giovani. Noi poi siamo abituati a crescere dopo. All’estero il giovane è più abituato a vivere fuori a 18 anni, a noi piace di più stare con la mamma. Fisicamente e culturalmente gli stranieri sono più pronti di quelli che stanno qui”.
E in tutto questo la Nazionale? “Spalletti è il miglior allenatore che abbiamo in Italia. Quello che ha più esperienza nel nostro calcio. C’è di meglio? Però ha vinto il campionato, giocando molto bene. Se pensiamo che Spalletti da solo possa risolvere tutti i problemi ci stiamo sbagliando. Ha bisogno della federazione, della lega, delle società. Ci sono società che vanno a prendere giocatori all’estero bravi per vincere, per gli sponsor. Ora Spalletti ha una situazione non facile. Il mister ha un po’ di problemi, mi auguro che sia solo una questione di generazione. Sperando di risalire subito, anche perché le altre corrono. La Francia è quella più avanti di tutti, ha un programma definito per i giovani, dei centri per far crescere i giovani. Non solo per giocare a calcio, ma anche per studiare e confrontarsi. Il problema è che magari si arriva a 18-20 anni pensando di giocare a calcio, poi succede qualcosa, non giochi più e non sai fare niente. All’estero invece ti stanno vicino per i tre anni successivi. In Italia le società poi neanche ti salutano e devi ricominciare. I giovani andrebbero aiutati un po’ di più”.
Anche Guglielmo Stendardo ha ovviamente detto la sua sul calcio italiano: “I numeri sono inquietanti, bisogna meditare e riflettere molto attentamente. Il calcio italiano non può continuare a essere al centro di scandali come negli ultimi anni. Noi giuristi abbiamo il compito di portare avanti la missione di conciliare i valori dello sport con tutto ciò che rituarda le fonti legislative ed economiche, di un sistema che continua a perdere 1 miliardo di euro, che ha visto 150 società fallite. Gli stadi di proprietà sono importantissimi, ma anche i centri sportivi. Chi riesce a conciliare costi e ricavi sono quelli che hanno lo stadio di proprietà. Se guardiamo l’Atalanta, il progetto del presidente Percassi si è realizzato. Investendo sul settore giovanile con scouting serio, scegliendo giovani forti. Gasperini ha conciliato la valorizzazione dei giovani e i risultati. Negli ultimi anni ha fatto 270 milioni di plusvalenze, vere. Significa saper scegliere i propri collaboratori, investire sapendo che il lavoro paga”.
Sulle scommesse: “Partiamo sempre da un principio: la presunzione d’innocenza. Le sentenze le devono fare i tribunali, non i giornali. Io da avvocato non posso esprimere una critica oggettiva rispetto alla situazione”.
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