La rivelazione sull’addio di Gigio Donnarumma e il possibile approdo alla Juventus, i colloqui col Milan e il dietrofront di Maldini e Massara
Quella di Gianluigi Donnarumma è stata senza dubbio una delle storie più importanti e tormentate degli ultimi anni nel calcio italiano. Il suo addio al Milan ha generato un fiume di polemiche e soprattutto di rancore da parte dei tifosi rossoneri (e non solo), che ancora oggi fischiano il portiere anche con la maglia della Nazionale.
Oggi Enzo Raiola, suo procuratore storico insieme al compianto Mino, decide di raccontare come sono andate veramente le cose tra il classe ’99, il Milan e la Juventus. Lo stesso Enzo torna alle origini della sua conoscenza con Gigio, in un torneo giovanile del 2010, per poi arrivare proprio all’approdo in rossonero: “Fatto sta che tutti, la Juve e soprattutto l’Inter, lo volevano, ma lui, tifoso del Milan, voleva andare solo lì. La chiamata giusta arrivò da Bianchessi che convinse a tutti i costi Galliani nell’invitare la famiglia Donnarumma il giorno prima in cui sarebbe dovuto andare all’Inter. Detto fatto e Gianluigi ha firmato il vincolo. Pensi com’è la vita: anche il Genoa aveva fatto follie per lui su indicazione di Spinelli che là allenava Perin. Raiola racconta poi i giorni del debutto grazie a Sinisa Mihajlovic, sostenuto poi da Galliani con Berlusconi che doveva pensare anche al pagatissimo Diego Lopez.
Enzo Raiola su Donnarumma: “Non voleva andare via a zero, ma Maldini non lo ha aspettato”
Poi i problemi sul rinnovo col Milan e già i primi fischi e la contestazione, in Under 21 all’Europeo in Polonia e lo striscione ‘Dollarumma’: “Brutto episodio. Gianluigi l’ha subita. Noi siamo entrati al Milan con Berlusconi e Galliani, con cui aveva firmato il primo contratto. Poi è arrivato Yonghong-Li che a Mino non è mai piaciuto. Aveva moltissimi dubbi sul Milan cinese e mi sembra che il tempo gli abbia dato ragione. Noi però abbiamo comunque rinnovato il contratto nonostante i 4-5 più grandi club al mondo volessero Donnarumma. Perché Gianluigi non ha voluto lasciare la squadra che lo aveva cresciuto“.
Raiola continua: “Dopo l’arrivo del fondo Elliott l’input era quello di sistemare le casse societarie, ma, nonostante tutto, abbiamo avuto tanti appuntamenti per parlare del rinnovo. E l’unica cosa che Mino ha sempre messo in chiaro è stata questa: ‘Il ragazzo a zero non ve lo porteremo mai via, ma vorrebbe che il Milan centrasse la qualificazione in Champions’. I rapporti erano tranquilli. Almeno fino a quello che è successo a Genova. Abbiamo visto Maldini e Massara, il Milan non aveva ancora conquistato la Champions e l’alternativa, visto che non volevamo portare via a zero Donnarumma, era andare avanti con un altro club, ovvero la Juve, che avrebbe sistemato la situazione con uno scambio o un conguaglio”.
“Maldini disse: ‘Mino, noi siamo qua per altro: il capitolo Gianluigi è già chiuso perché noi abbiamo già preso il nostro portiere’. A Donnarumma è crollato quel macigno sulla testa. Noi, oltre alla Juve, che lo avrebbe preso solo a fine campionato se il Milan non fosse andato in Champions, non avevamo fatto mercato su Gianluigi che a gennaio, sempre per non tradire il Milan, non aveva neanche voluto ascoltare un’offerta da futuro svincolato. E sempre lui, dopo quanto successo, ci disse ‘No, io in Italia non ci voglio giocare più. Alla Juve ci sarei andato solo se il Milan non fosse andato in Champions e dalla mia cessione ci avrebbe guadagnato, quindi ora io in Italia non ci voglio giocare più’. Noi non avevamo proprio niente in mano perché tutti erano sistemati, compreso il Psg. Però Mino ha voluto lo stesso giocarsi la carta Nasser. Gianluigi voleva invece aspettare a rinnovare, purtroppo a qualcuno non è piaciuta questa volontà. E la cosa che ci è sembrata più strana è che abbiano preso Maignan da un club comunque legato a Elliott, quindi tutta questa fretta non c’era”.