Tiene banco la vicenda relativa al bilancio della Juventus. Una vicenda che, alla lunga, potrebbe portare a radicali novità nel mondo del calcio
È di queste ore la notizia della Consob che ha bocciato il bilancio della Juventus, riscontrando delle criticità anche nella semestrale al 31 dicembre del 2022.
In particolar modo, la Consob ha evidenziato criticità nella semestrale aggiornata al periodo del 31 dicembre del 2022. Nella nota si fa riferimento ai principi contabili non rispettati relativi alla “presentazione del bilancio” e ai “principi contabili, cambiamenti nelle stime contabili ed errori”.
Nella nota ufficiale diffusa nelle scorse ore, la Juventus spiega che dovrà provvedere “a pubblicare situazioni economico-patrimoniali pro-forma consolidate, corredate dei dati comparativi, che tengano conto dei rilievi formulati dall’Autorità”. Inoltre, si dice “convinta di aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità agli applicabili principi contabili e relativi criteri di applicazione e in linea con la prassi internazionale della football industry”.
Juventus, la Consob boccia il bilancio: “Così chiude tutto”
Una vicenda che sta facendo molto discutere e in merito alla quale è intervenuto il giornalista Graziano Campi attraverso un post sull’account X, invitando tifosi e appassionato a uscire “dai pregiudizi”.
Questo perché, a suo avvisto, la Consob non ha semplicemente bocciato il bilancio del club bianconero, ma “sta mettendo in discussione il modo di fare contabilità dei club di calcio”. Dunque, secondo il cronista sempre molto vicini ai fatti di casa Juventus, “se le interpretazioni che si vogliono applicare a Juventus venissero estese a tutto il calcio italiano, chiuderebbe tutto il baraccone”.
Infine un appello rivolto alla Federazione Italiana Gioco Calcio: “Faccia regole adeguate”. Insomma, un’altra vicenda che potrebbe colpire la Juventus, ma inevitabilmente estendersi a tutto il sistema calcio in Italia. Da tempo, infatti, presidenti e azionisti invocano una revisione a trecentosessanta gradi del sistema, puntando a una necessaria sostenibilità per far fronte alle alte spese non sostenute dalle entrate da diritti tv e altre entrate di natura pubblicitaria oltre alle plusvalenze che, chiaramente, rappresentano degli eventi non programmabili nella gestione economica e finanziaria di una società.