Al club rossonero serve una figura come lo svedese. L’ex attaccante non ha ancora però accettato di far ritorno a Milanello
Nervi tesi e infortuni, la situazione in casa Milan non è certo idilliaca, nonostante il primo posto sia lì, a portata di mano, a soli tre punti, con un calendario che fa ben sperare.
Dalle parti di Milanello qualcosa, però, non sta funzionando e la rabbia e la frustrazione mostrata sia da Rafa Leao che da Olivier Giroud, al momento della sostituzione a Napoli, sono più che un segnale di allarme.
Va detto, comunque, che i calciatori, nervosi perché sarebbero voluti rimanere in campo per dare una mano alla squadra fino alla fine, hanno subito chiarito con Stefano Pioli nel post gara. La reazione, vista anche come positiva perché dimostra quanto i giocatori abbiano voglia di vincere e lottare per i colori rossoneri, fa seguito, però, al ‘caso’ Calabria, anch’esso rientrato dopo varie polemiche.
Appare evidente, dunque, che al Milan serva qualcuno che sappia far incanalare le emozioni, qualcuno che ricompatti il gruppo per riprendere la corsa Scudetto.
Il compito spetterebbe chiaramente ai leader della squadra e a Stefano Pioli, ma Gerry Cardinale, non è un segreto, sta pensando da tempo a Zlatan Ibrahimovic. E’ certamente lo svedese la figura giusta, che serve per tenere unito un gruppo, composto soprattutto da giovani con poca esperienza. Il tecnico di Parma ha in mano lo spogliatoio e gode della massima fiducia, ma è evidente che ci sia bisogno di qualcos’altro.
Oggi, più, che mai, al centro sportivo di Carnago, infatti, si sta sentendo la mancanza di Paolo Maldini e dell’ex attaccante, personaggi carismatici che sanno sempre quali siano le parole giuste da dire per motivare la squadra.
Il corteggiamento di Ibra (sono stati diversi gli incontri con Cardinale), al momento, però, non è andato a buon fine. Lo svedese, infatti, non ha ancora deciso cosa fare da grande. Vuole prendersi del tempo per se e per la famiglia e poi – appare scontato – come abbia bisogno di un ruolo chiave all’interno della società. Ibra è stato da sempre un protagonista e non accetterebbe mai una posizione da comprimario. Andrebbe, dunque, individuato anche il ruolo idoneo che faccia felice l’ex attaccante e che non vada a pestare i piedi ad altri dirigenti. Al Milan serve il giusto equilibrio dentro e fuori dal campo.
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