Roma, Mourinho scatenato: che attacco alla Lega. E poi infiamma già il derby

Le parole in conferenza stampa di Jose Mourinho prima di Roma-Lecce, match che precede il ritorno con lo Slavia e soprattutto il derby con la Lazio

Jose Mourinho prende la parola in conferenza stampa. Dopo il ko a San Siro contro l’Inter, l’allenatore della Roma incontra i giornalisti prima della sfida di domani all’Olimpico con il Lecce e alla vigilia di una settimana incredibilmente importante tra Europa League e campionato, visto il derby di domenica prossima.

Mourinho – calciomercato.it

Lo Special One dice la sua su queste tre partite decisive e sulle condizioni fisiche di diversi big, da Dybala a Renato Sanches e ovviamente Smalling, di cui si sono persi le tracce. “Paulo e Renato tornano con la squadra, non sono in condizioni ottimali ma secondo lo staff medico e i preparatori lo fanno senza rischi. È quello che abbiamo bisogno di sentire, anche i giocatori per avere la fiducia di stare in campo. Loro saranno in squadra e ci possono dare una mano. Tutti gli altri che sono fuori restano fuori”, dice Mourinho.

Sul Lecce: “Il Lecce è una buona squadra. Se devo definirla velocemente direi che è una squadra di contropiede. Sono fortissimi in quell’aspetto, hanno gente veloce sulle fasce, hanno soluzioni per cambiare durante la partita e lo fanno spesso. Hanno un allenatore bravo che sa anche organizzare la squadra dal punto di vista della costruzione, organizzazione difensiva, sta facendo un ottimo campionato. Ha perso solo una partita con numeri esagerati, col Napoli. In tutte le altre ha fatto risultato o ha lottato fino alla fine. Una squadra difficile”.

In tanti hanno detto che con l’Inter non si è proprio giocato, a prescindere dalle 5 assenze. Cosa manca alla Roma? “Non voglio entrare sul piano delle critiche o entrare sull’aspetto del futuro o la programmazione. Mancavano 5 titolari, se mancano all’Inter o al Milan, alla Juve o all’Atalanta e alla Fiorentina ce ne sono altri 5. Quando mancano a noi non ce ne sono altri 5. Nella tua domanda c’è anche metà risposta”.

Bisogna rassegnarsi che questi giocatori – Sanches, Dybala, Spinazzola, Smalling – al 100% non potranno mai esserci se non per brevi periodi? “Anche qui c’è già la risposta. Parlo di storia clinica. Un conto è un giocatore infortunato, un altro è uno che ha una storia clinica, che ciclicamente hanno problemi fisici che si ripetono nel tempo stagione dopo stagione. Ci sono infortuni che, se non sono per traumi, in cui lo staff medico deve magari fare qualcosa di più. Quando c’è una storia clinica è difficile. Se prendi l’esempio di Gareth Bale, che è stato al Real per 4-5 anni ma la sua storia clinica non gli permetteva di essere super Bale. Lo è stato in determinati momenti. Quando la sua storia clinica non gli permetteva di essere a disposizione, la squadra ne aveva altri 5 che non ne facevano sentire l’assenza. Noi abbiamo tanti giocatori con una storia clinica, sono contento però di averli in determinati momenti. Quando non ci sono non ci sono, la storia clinica è difficile da combattere. Tu pensi che Dybala e Sanches senza una storia clinica sarebbero stati qui? Smalling? Lo conosco meglio di tutti voi, da 7-8 anni e sono molto felice quando è a disposizione. Ma non parlate con me dei contratti che gli sono stati fatti”.

Se lo aspettava però? “Noi abbiamo altri 5 giocatori, ma di un altro profilo. Parliamo di Bove e Zalewski che hanno giocato l’ultima, per me non sono prodotti finiti anche se giocano nella Roma. Ci sono altre persone per fare certe domande. Io do sempre il massimo, per questo non voglio rispondere a certe domande sulle critiche. Io sono molto esigente da me stesso, quando non sono soddisfatto e non mi sento bene con me stesso e sento di dover fare meglio è un sentimento difficile con cui convivere. E dopo la partita con l’Inter non avevo questo sentimento, abbiamo lottato fino alla fine, con un po’ di fortuna potevamo fare noi l’1-0, abbiamo fatto quello che ci aspettavamo. L’organizzazione e il metodo, la capacità mentale, è stata di non perdere. Siamo stati giustissimi, siamo stati vicinissimi. Ero triste per lo sforzo dei giocatori come Mancini, Cristante, Llorente, Ndicka, Lukaku, stanchi contro gente fresca che ha giocato due giorni prima. Sono andato da solo soddisfatto. Poi le cose le abbiamo analizzate. I ragazzi hanno fatto bene, tanti hanno giocato ammoniti in ruoli chiave. Se non hai cambi devono giocare. Hanno giocato con la squadra più forte d’Italia e abbiamo lottato fino alla fine. Domani non abbiamo Paredes squalificato, poi metà Dybala e un terzo di Renato che ci aiutano e cercheremo di vincere e avvicinarci”.

Celik a sinistra e gli esterni? “Cerchiamo di fare il meglio. Tutti gli spostamenti e gli adattamenti sono per necessità”.

Roma più completa dopo la partita col Milan, con un solo buco nero a Genova e tante buone prestazioni. La squadra ha un’identità, il problema è il calendario. Mi hanno sorpreso le parole di De Siervo che ha parlato di alibi. È un problema per lei questo del calendario? “Il numero di partite lo sappiamo prima dell’inizio del campionato. Ce ne sono 38 di campionato, qualcuna di Coppa Italia e altre di Europa League. Ci sono squadre che hanno più potenziale per affrontare tutto e altre meno. Se noi abbiamo sei difensori centrali possiamo giocare ogni tre giorni, se ne abbiamo 3 o a volte 2 diventa difficile. La parola alibi nel calcio si utilizza più quando si perde. Dopo viene l’alibi. Non si utilizza anticipatamente. Noi parliamo del calendario dall’inizio del campionato, non lo abbiamo fatto per la prima volta dopo la sconfitta con l’Inter. Capisco che nel calcio c’è tanta gente arrivata col paracadute, non è il loro mondo e non lo conoscono. Vengono per status, per politica, il bell’abito, la bella cravatta. Gente che non è nata e cresciuta qui. Queste persone devi rispettarle per il loro status e basta. Non vale neanche la pane fare troppi commenti. Perché sarebbe come se mi mettessi io a parlare di fisica atomica o cinema. Questa è gente arrivata col paracadute, dal cielo. Non sanno cosa vuol dire giocare ogni tre giorni, non sanno cosa fa la differenza. Oppure lo sanno, ed è ancora più grave, e fanno finta di non sapere. Nella Lega so che c’è gente con storia di calcio, che ha lavorato con le squadre, conosce le difficoltà e la stanchezza. C’è gente che ha lavorato a livello organizzativo con i club, conosce i tempi. Il fatto che giochiamo in Europa e poi ogni volta siamo quelli che soffriamo di più… Guarda, se il nostro club non fa questa domanda pubblicamente a livello istituzionale sono sempre io che devo mettermi qui a parlare davanti a voi. In questo caso specifico magari sbaglio io, però l’alibi nella grammatica calcistica si utilizza dopo. E io parlo di queste cose dall’inizio. La prossima settimana succederà di nuovo e stavolta è solo sfortuna. La Lazio gioca martedì e noi giovedì, non si può giocare lunedì perché è settimana di nazionali e si deve giocare domenica. Qui siamo stati sfortunati e non c’è altro da dire. La Lazio avrà un vantaggio ma non c’è nessuna critica qui. Ma quanto successo fino a oggi e succederà poi la Roma secondo me è veramente penalizzata. Fortunatamente per me mi sembra che i tifosi non siano degli scemi. Ogni volta l’inno della Serie A è fischiato all’Olimpico, ci sarà un motivo”.

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