La Juventus vince in casa contro il Cagliari per 2-1 e prosegue nella sua striscia di vittorie consecutive, che diventano così cinque. Per una notte almeno, i bianconeri sono rimasti primi in vetta alla classifica in attesa della risposta dell’Inter contro il Frosinone
Si interrompe la striscia di imbattibilità di Wojciech Szczesny, ma non quella della sterilità realizzativa del reparto offensivo; che anche ieri sera non ha scritto nessuna firma nel referto del tabellino a fine gara.
La Juventus di mister Massimiliano Allegri continua nella sua corsa. Non piace, non gioca, non crea, ma vince ancora. Sono cinque le gare da tre punti consecutive, sette quelle inanellate di file con un risultato utile (in mezzo, il prezioso pari di Bergamo contro l’Atalanta).
Una formazione che, va detto, ha trovato una sua identità. E forse non può più nascondersi. L’allenatore livornese contro il Cagliari è anche riuscito a sopperire ad una coperta di centrocampo cortissima, con il re-indirizzamento di Weston McKennie in mezzo, e lo spostamento di Andrea Cambiaso sulla destra. Nel finale qualche segno di cedimento e brivido di troppo per l’abitudine dei tifosi bianconeri, ma arrivano comunque i tre punti. Nonostante sia crollata la striscia di clean sheet consecutivi, a causa del gol di Alberto Dossena al 75′.
Unica nota stonata di questo momento positivo bianconero, iniziato di fatto all’indomani della sciagurata notte contro il Sassuolo, la sterilità del reparto offensivo. Due soli gol, nella striscia di sette match, arrivati dagli attaccanti. Entrambi di Arkadiusz Milik, contro Lecce e Torino, era il 7 di ottobre. E’ più di un mese che gli avanti di Max Allegri non timbrano il cartellino.
Juventus, Chiesa e Vlahovic non segnano: è giusto proseguire con entrambi?
Si può sempre migliorare e questa Juve lo sa bene. Se nel mese di ottobre la formazione bianconera ha trovato nella solidità difensiva la chiave del successo, di contro alla Continassa si deve fare fronte ad una sterilità del reparto avanzato.
Mister Massimiliano Allegri con i suoi attaccanti, davanti alla stampa, usa spesso la tecnica del ‘bastone e carota’. Da una parte dice che stanno tutti bene, dall’altra che devono essere i primi difensori, per aiutare la squadra. E su questo punto, difficile eccepire: l’abnegazione di tutti i membri della rosa alla fase difensiva è corroborata dai numeri in tal senso.
Sul fatto però che gli attaccanti bianconeri stiano bene, sorge un legittimo dubbio. Il più in forma è Moise Kean, MVP del mese di ottobre della Juventus, ma comunque a secco di reti. Anche per via di episodi sfortunati che ne hanno stretto l’urlo di gioia in gola. Arkadiusz Milik, dal canto suo, ha segnato gli ultimi gol del reparto, col Lecce e col Torino.
E Federico Chiesa e Dusan Vlahovic? Sono loro i pesanti assenti del reparto d’attacco. Dopo una partenza in grande spolvero, i problemi fisici hanno rallentato la corsa e la crescita del tandem principe della Juventus. E’ fuori ogni ragionevole dubbio, che la coppia titolare dovrebbe essere composta dal 7 e dal 9, ma qualcosa si è interrotto. Per Chiesa, undici presenze (nove da titolare) e soli quattro gol e un assist. L’ultimo, però, a settembre. La situazione di Vlahovic non è migliore, anzi: dieci apparizioni (sei da titolare), con lo stesso score di quattro reti e una assistenza. Ultime marcature: la doppietta con la Lazio. La situazione dei due è poi anche legata a questioni di rinnovo contrattuale.
I due top player della rosa stanno dialogando con la società per prolungare i rispettivi rapporti lavorativi. Il serbo, dalla prossima estate, guadagnerà 12 milioni di euro all’anno e le prestazioni al momento non sono proporzionate a una cifra del genere. Le due realtà sono quindi legate: la Juventus può pensare di fare uno sforzo per trattenere Chiesa e prendere in considerazione di cedere Vlahovic, se l’entourage del giocatore classe 2000 non accettasse l’idea di spalmare l’ingaggio. Dunque, inefficacia offensiva e stipendio lordo pesante, unite allo scenario di un eventuale mancato accordo sul prolungamento, metterebbero la società bianconera nell’ottica di separare ‘i gemelli del gol’, trattenendone solo uno. Tra i due, Chiesa sì, Vlahovic no.