Il designatore Gianluca Rocchi è intervenuto al Social Football Summit 2023 parlando del mondo arbitrale e di alcuni episodi
Il mondo arbitrale è diventato sempre più importante e influente nel calcio internazionale e soprattutto in Italia. Le polemiche e i dubbi continuano a monopolizzare spesso discussioni, in tv e non solo, con la tecnologia che ha dato sicuramente una svolta importante. Per parlare di questo argomento è intervenuto Gianluca Rocchi, ora designatore degli Arbitri, al Social Football Summit 2023 in corso allo stadio Olimpico.
Nel panel ‘one-to-one’ con Pierluigi Pardo: “Ho una nostalgia devastante del mestiere dell’arbitro. Non stacchiamo mai, cerco di vedere tutte le partite della Serie A e cerco anche di guardare tutta la B. Stiamo lavorando anche molto sulla parte mentale degli arbitri, con una società che lavora con Sinner, perché lo stress davanti al monitor non è semplice”. Su format Open Var: “I feedback sono positivi, facciamo anche cultura arbitrale anche per i più giovani. So che anche i club sono contenti. Il nostro obiettivo è rendere pubblico a tutti il grande lavoro dietro una decisione. Noi vi diciamo la nostra lettura su un certo episodio, poi resta l’interpretazione di tutti. Non vogliamo convincere nessuno”.
“Apprezziamo molto la comunicazione che hanno i ragazzi, anche i calciatori hanno capito l’importanza del silenzio durante una revisione al monitor. Ai Var diciamo che devono essere spietati nelle decisioni, fregandosene del rapporto che hanno con un arbitro, di quello che è stato deciso. Fuorigioco semiautomatico? Non si possono forzare i frame, altrimenti si va fuori protocollo”.
Social Football Summit 2023, Rocchi: “Dopo 30 secondi il Var va in ansia”
Rocchi continua: “Ho sentito l’altro giorno tutto il palazzetto a Torino, per la finale del tennis, applaudire l’arbitro. Il giorno che lo sentirò in un campo di calcio sarò la persona più felice del mondo. Nei paesi britannici vedono la figura arbitrale come un male necessario, hanno un approccio diverso alla tecnologia. L’errore arbitrale viene accettato lì, ma se vivo in un paese in cui si fa una settimana di polemiche su una rimessa laterale… Il Var è un’assistenza all’arbitro, l’ultima parola spetta comunque al direttore di gara e non può mai sostituirsi. Prevalenza arbitro di monitor sull’arbitro di campo? “Spero di no, per il calcio per come lo amo e lo interpreto io. La tecnologia è arrivata da poco, lo sviluppo è talmente rapido che può succedere di tutto. La tecnologia invade l’arbitro di campo tanto quanto si è disposti, da sportivi, ad accettare l’errore di uno o due arbitri o assistenti. Meno sono disposti, più occorre la tecnologia.
Valutazione sul Var? “Oggi la partita senza Var ha un impatto diverso. Questo strumento ha cambiato la nostra vita. Ha risolto tanti problemi. Se l’obiettivo è risolverli al 100% è impossibile, se lo facciamo come oggi al 94% siamo a un risultato straordinario. Parlo di errori che decidono le partite”.
Sulla specializzazione di arbitri e Var: “Ci sono arbitri che non si trovano bene in campo, che hanno scelto, e che ora sono dei fuoriclasse al monitor e ora diventeranno internazionali. Di Paolo aveva poca prospettiva, ora può giocarsi qualcosa di molto importante come Var. Per l’arbitraggio ce l’hai o non ce l’hai, certe capacità, il coraggio e la scelta decisionale, non le compri. Il Video Match Official studia molto. Sulla struttura siamo i top nel mondo, sul modo di lavorare e su come siamo organizzati”.
Poi ancora: “Noi rientravamo negli spogliatoi e solo dopo la partita scoprivo cosa avevo fatto male. L’errore è difficile da superare durante la partita. Se lo vivi come una bocciatura anche dopo 5 minuti, allora tu crolli. Invece bisogna far capire, anche con designazioni forzate lo ammetto, che si premia chi dopo un errore reagisce e dirige bene.
Sugli episodi di Juve-Bologna: “È stato molto positivo anche l’approccio in campo, i giocatori non hanno mai stressato l’arbitro e il Var ha lavorato l’episodio in serenità. Sono rimasto anche stupito in positivo. Per arrivare a questa comunicazione e a questa serenità di valutazione ci siamo fatti un discreto mazzo. Gli arbitri più escono più guadagnano, ma sono di grandissima responsabilità perché lo stress ti consuma e hanno risposto che preferiscono fare una partita piuttosto che due, magari in una settimana. E magari la seconda partita fanno l’AVar, perché alcuni faticano a reggere.
Il rigore per l’Udinese col Milan: “A dinamica è rigore sempre, la quantità del pestone non è sindacabile qui, lo sarebbe stato al Var per un intervento. Una materia che è corretto lasciare al terreno di gioco. È di dinamica, quindi se viene dato è accettato sempre. Quindi giusto assegnare il rigore. Qui fondamentale l’AVar che ha consigliato la camera giusta. C’è stato anche un eccesso di zelo, va in ansia e perde la sicurezza perché non ha appigli certi. Dopo i 30 secondi un Var va in ansia, e un Avar è un appiglio fondamentale. Qui noi vogliamo lavorare, per farli decidere”. Infine Rocchi è tornato su un episodio di Ternana-Sudtirol: “Inizialmente ho detto ‘ma che rigore abbiamo dato? Ma siamo ciechi? Dormiamo? Poi invece ho capito di aver sbagliato, ancora mi prendono in giro”.