Il presidente della Federcalcio Italiana ha svelato il retroscena sui Mondiali del 2030
Nonostante fosse ufficiale ormai da qualche settimana, Gabriele Gravina nella giornata odierna ha spiegato i motivi per i quali l’Italia – in vista del Mondiale 2030 – non parteciperà come paese ospitante dell’evento. La competizione, infatti, si svolgerà in sei paesi tra cui Marocco, Spagna e Portogallo.
Ai microfoni di ‘Tv2000’, il presidente della FIGC ha raccontato di aver rifiutato la proposta di organizzazione dei Mondiali insieme ad Egitto e Arabia Saudita: “In un momento di espansione del fenomeno della globalizzazione gli interessi predominano, lo viviamo negli ultimi tempi in maniera esponenziale, l’abbiamo vissuto come Federazione italiana gioco calcio rifiutando una proposta di organizzazione insieme all’Arabia Saudita del campionato del mondo 2030. Convinti, pur coscienti della grande possibilità di successo di quell’abbinamento insieme all’Egitto: Egitto, Arabia Saudita e Italia. Lo abbiamo fatto per ragioni di problemi internazionali, legate al caso Regeni, e per la non condivisione di alcuni valori. Non si può far finta di nulla sempre”.
Gravina ha fatto appello a valori che nell’ultimo periodo, anche in seguito allo scandalo scommesse, il calcio sembra aver smarrito: “Si esce attraverso un processo di formazione, e soprattutto serve il dialogo tra chi spinge non a fare pubblicità al gioco, ma a fare proposte commerciali, che invitano a scommettere. Io parlerei di una piaga sociale vera e propria che ha colpito anche il mondo del calcio. Nel mondo dello sport sono fondamentali le questioni morali. Parliamo sempre di valori, cerchiamo di testimoniare ai giovani quanto sia fondamentale l’immagine, coltivare sì la passione ma nel rispetto dei grandi valori dello sport”.
Il presidente Gravina è infine tornato sulle dimissioni improvvise rassegnate lo scorso agosto dell’ex commissario tecnico Roberto Mancini.
Questo il commento amareggiato del numero uno della Federcalcio: “Non sul piano sportivo, ma sul piano umano la scelta di Mancini è stata una delusione. Mi sono sentito tradito in un sentimento puro, nei confronti di Roberto, che ho sempre considerato un amico. Aldilà degli interessi della sua scelta tecnica, per me è stata una ferita che faccio fatica a rimuovere”.
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