Paolo Maldini rompe il silenzio dopo sei mesi e lo fa con un’intervista vulcanica a ‘Repubblica’: attacchi a Scaroni, Cardinale, Furlani e non solo. Poi Pioli, Tonali, l’arrivo di Messi e Ibrahimovic
A sei mesi dal licenziamento burrascoso e la decisione controversa e contestata della dirigenza, Paolo Maldini rompe il silenzio. L’ex capitano e dirigente del Milan racconta le sue verità, sui motivi e le modalità dell’addio. E non risparmia proprio nessuno, con più di una punta di veleno, a partire dal proprietario dei rossoneri e numero uno di RedBird Gerry Cardinale, passando per Paolo Scaroni.
Maldini è letteralmente un fiume in piena e si sfoga in una lunghissima intervista rilasciata a ‘La Repubblica’, a Enrico Currò. La prima risposta è proprio il motivo di un silenzio così lungo: “Avrei parlato di pancia, il tempo permette serenità. Ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. E ce ne sono altre legate ai suoi ideali. Converrebbe tenersele strette. Se il club è stato venduto a 1,2 miliardi e la nuova proprietà vuole cambiare, ne ha il diritto. Ma vanno rispettati persone e ruoli. Ho dovuto trovare un accordo per i miei diritti“. Ed ecco la prima mina tirata dalla bandiera rossonera.
Che arriva puntuale a Gerry Cardinale: “Con lui, in un anno, solo una chiacchierata, più 4 suoi messaggi. Diceva che dovevamo fidarci l’uno dell’altro. Credo che la decisione di licenziarci fosse stata presa mesi prima e c’era chi lo sapeva. Cardinale chiedeva di vincere la Champions. Da ottobre a febbraio ho preparato un piano triennale con Massara e un mio amico consulente e gliel’ho mandato”. Senza risposta.
Alcune voci sostenevano che Maldini e Massara non avessero condivisione nelle strategie di mercato: ”Niente di più lontano dal vero – dice Paolo -. Mai avuto, né voluto, potere di firma”. E allora si arriva al giorno del ‘siluro’: “Cardinale mi disse che io e Massara eravamo licenziati. Gli chiesi perché e lui mi parlò di cattivi rapporti con l’ad Furlani. Allora io gli dissi: ‘ti ho mai chiamato per lamentarmi di lui? Mai’. Ci fu anche una sua battuta sulla semifinale persa con l’Inter, ma le motivazioni mi sembrarono un tantino deboli. Gli obiettivi stagionali erano: ipotizzando l’eliminazione dalla Champions, un turno passato in Europa League e la qualificazione alla Champions successiva. Quella semifinale ha portato almeno 70 milioni di introiti in più e l’indotto record di sponsor e ticketing”.
Più chiaro di così. Poi sul possibile ritorno di Ibrahimovic: “Gli posso suggerire che all’inizio sarebbe logico osservare e imparare“. E Maldini torna sulla proprietà, che rivela: “Su 35 acquisti ci contestano De Ketelaere, che aveva 21 anni”. I ragazzi vanno aspettati, coccolati e aiutati a quell’età, aggiunge. Ricordando che nel 2018/19 la società lo chiamò a Londra perché “i vari Leao, Bennacer e Theo non piacevano“.
L’ex dirigente rossonero passa poi a snocciolare qualche dato e numero a supporto del grande lavoro fatto nel suo percorso virtuoso a Milanello. E poi un’altra frecciata, stavolta a Furlani, a proposito del budget per il mercato 2023/24: “A marzo non se n’era ancora parlato. Poi, quattro giorni prima del licenziamento, Furlani mi comunicò molto imbarazzato un budget basso: io ne presi atto. Dopo la nostra partenza, il budget è addirittura raddoppiato, al netto della cessione di Tonali”. Già, Tonali. Altro elemento di discussione tra Maldini, il Ceo e la proprietà, che non lo voleva: “E non c’era la necessità di cederlo. Scommesse? Una sconfitta, non mi sono accorto del suo disagio”.
Maldini fa poi una carezza a Pioli: “Va ringraziato. Ma dargli compiti che esulano dai suoi, senza sostegno, lo renderà sempre più solo“. E allora si passa a replicare a Paolo Scaroni, secondo cui senza Maldini il gruppo di lavoro è più unito: “Mi dà fastidio come si raccontano le cose. Il Milan merita un presidente che ne faccia solo gli interessi e dirigenti che non lascino la squadra sola. Lui l’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico, ma puntualissimo in prima fila per lo scudetto. Posso dire lo stesso di Gazidis e Furlani. Algoritmi? Non ce n’è bisogno per prendere Loftus-Cheek, Pulisic e Chukwueze”.
E poi ancora il nuovo stadio, che è stato anche questo motivo di scontro. E il sogno Messi dopo il suo addio al Barcellona: “Secondo proiezione sull’indotto ne valeva la pena, col decreto crescita. Leonardo ci spiegò che il Psg era già avanti, così è rimasta un’idea”. E Maldini ora cosa farà? Le idee sono abbastanza chiare: “Mai un’altra italiana, eventualmente solo una straniera di alto livello. L’Arabia potrebbe essere un’idea”. Infine la rivelazione sul suo messaggio ai vertici rossoneri prima di lasciare Milanello: “Oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan“.
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