Rafaela Pimenta, nota procuratrice sportiva, si è raccontata in esclusiva a Calciomercato.it
“La donna ha la forza del tronco, la persistenza della radice e la leggerezza della foglia. I suoi rami sorreggono il cielo e i pesi del mondo”. Pensieri tra poesia e prosa sulla figura femminile che sembrano idealizzare la donna anche oltre l’immaginabile. Poi ti siedi con Rafaela Pimenta a parlare di calcio per un’intervista esclusiva a Calciomercato.it e ritrovi proprio quella forza, quella persistenza e quella leggerezza. Il tronco, la radice e la foglia contribuiscono a formare la personalità della donna manager più celebre dell’universo calcio. E non può, non deve essere un caso che tra i suoi assistiti ci sia uno che sui primi tre gradini del podio può salire agevolmente: Erling Haaland. Non solo. Significa che Rafaela Pimenta ha costruito un suo modello, un suo target. E lo sta alimentando ogni giorno attraverso il lavoro, la passione, il fiuto professionale.
Come è cambiata in questi anni.
“Mi vedo molto più aggressiva, e siccome riconosco questo aspetto, lo devo gestire. Non volevo e non voglio diventare un’altra persona. Ci vuole una pelle dura, ma faccio molta attenzione a non perdere l’equilibrio. Il cambiamento è venuto negli anni, perché poi, alla fine, impari anche a dare i tuoi colpi”.
Viviamo un mondo in cui su più fronti si parla di ‘quote rosa’ un termine che forse già nella sua essenza contiene una discriminante fuori tempo storico. Da donna come vive dentro questo mondo declinato spesso al maschile?
“Il calcio è un mondo difficile, molto maschile, ma è anche un ottimo strumento di cambiamento. Il nostro ruolo? Noi possiamo essere dure anche essendo donne. La presentazione, sì, da un’indicazione su come sei fatto, ma nonostante gli indumenti rosa e i tacchi, io posso essere dura. Del resto, come ho sempre detto, voglio fare questo lavoro ed è per me una sfida costante. Conosco solo il mondo del calcio, non saprei fare, ad esempio, il dottore. Di certo è impossibile svolgere un mestiere senza metterci il cuore. Conosco a fondo questa professione, così come conosco a fondo quella del giocatore. E anche per il calciatore vale lo stesso discorso: nel lavoro bisogna metterci il cuore. È impossibile scendere in campo solo per soldi. E anche nel mio lavoro è così, si guadagna sì, ma bisogna dare l’anima per farlo fino alla fine”.
Come vive le trattative?
“Dormo poco, e vicino a me c’è sempre un taccuino o qualcosa su cui scrivere e prendere appunti. Penso: “Ma abbiamo ragionato su tutti i dettagli? C’è qualcosa su cui non ho riflettuto ma che possiamo inserire nel contratto?”. In particolare, mi ricordo un’operazione lunghissima con l’Inter. Pensavo che sarebbe durata poco, e invece ci vollero giorni. Diciamo che ora le discussioni sono molto complesse. Bisogna pensare ai diritti di immagine, agli sponsor, alla comunicazione… Di certo il TMS ha aiutato molto. Però posso confermare che non esiste un’operazione facile, soprattutto quando si tratta di giovani”.
Ecco, i giovani. Quanto è difficile oggi dare un valore ad un calciatore in rampa di lancio?
“A volte mi dicono “Ma come ha 15 anni”. Beh, sbagliato. Perché i giovani non vanno trattati con superficialità. A volte non c’è tanta voglia di entrare nel dettaglio. Si fa volume, quando in realtà bisogna considerare tante variabili come il momento, i sentimenti e le aspettative del giocatore. Accetto che debba esistere un compenso, anche perché il calcio dipende dal trasferimento. Ma molti trattano giocatori come asset, non a caso esistono anche dei modelli e parametri per definire un valore. A me, però, interessa anche molto l’aspetto umano e quello contestuale. Ad esempio bisogna ragionare sulla squadra in grado di valorizzare di più il giocatore, e trovare un equilibrio tra la valorizzazione e la monetizzazione. Ho visto mamme, papà e giocatori che piangevano e soffrivano. I calciatori devono avere quindi più voce, e noi dobbiamo valorizzare la loro voglia. In assoluto ci deve essere un limite: non mi sembra normale obbligare un tesserato a fare una scelta solo perché la società intende venderlo a cifre più alte”.
A proposito di numeri. Lei tempo fa parlò di un valore da 1 miliardo per Haaland…
“Dopo la mia frase, ho letto indiscrezioni che parlavano di una clausola da 1 miliardo che il Real Madrid avrebbe fissato per un giocatore (per Rodrygo, ndc). In ogni caso, per Erling non mi riferivo solo al suo cartellino ma a tutto quello che gli gira intorno: società, sponsor, maglie. Di certo, il percorso di Haaland arriverà a toccare queste cifre. Per quanto riguarda la clausola, è un modo per far dire alle società, decido io. Ma io credo che se vogliamo un futuro sereno dobbiamo confrontarci”.
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Passiamo ad un altro gioiello della sua scuderia, ovvero Khephren Thuram. Anche a lei come visione di gioco ricorda Pogba?
“Per la forza, visione di gioco, e tempi sì, concordo. E anche dal punto di vista fisico sicuramente ci sono dei tratti comuni. Ha la serenità che ci vuole in quella posizione: e parliamo di una caratteristica che ti rende diverso dagli altri. Se potrà giocare in Italia? Avete già avuto un Thuram, uno ora gioca con l’Inter e ne volete un altro ancora (scherza ndc)? Parliamo davvero di una bellissima famiglia, con un papà, Lilian, molto speciale: è una persona profonda e intelligente”.
Mkhitaryan nel frattempo ha fermato il tempo!
“Ero con lui domenica 19 novembre. Abbiamo mangiato un po’ di prosciutto e una piccola mozzarella. È un calciatore di grande serenità e maturità. Gioca per passione, con cuore. Il rinnovo con l’Inter? La voglia di tutti c’è. Adesso i dettagli vengono affrontati come meritano”.
Marcos Leonardo invece continua a segnare e a stupire: è diventato ormai irraggiungibile per la Roma?
“Il Santos non poteva mandarlo via in estate, quando aveva già fatto delle cessioni. Lui è stato molto maturo e ha accettato la situazione. Ha capito che l’interesse collettivo viene prima di quello individuale. Sicuramente conserva l’ambizione di giocare in Europa. Ha molte richieste, può partire come restare a gennaio, ma il campionato inizia a marzo quindi andare via in estate significherebbe interrompere un percorso. La Roma? Bisognerebbe chiedere al club giallorosso, il ragazzo è pronto, il momento giusto arriverà”.
Una curiosità…Se richiama papà Samardzic risponde o attacca?
“Attacco (ride, ndc)”.
Come sta vivendo Pogba questo momento così difficile?
“Pensa a stare in forma e a lavorare ogni giorno. È molto forte mentalmente. Ha seguito tutte le procedure e ora aspettiamo i prossimi passi. Quello che possiamo fare noi è trasmettere forza e positività. Noi dobbiamo fargli capire che ci siamo perché è nei momenti difficili che si dimostra l’amicizia. La Juve, di certo, per lui è come casa”.
Lei segue anche calciatrici femminili.
“Sì, e parliamo di un fenomeno sempre più in espansione e crescita, ma servono maggiori investimenti e sponsor”.