Pogba ha una strategia per rispondere alla richiesta del Procuratore Antidoping: la Juventus pronta a risparmiare oltre 25 milioni
Dopo settimane, mesi di silenzio, l’attesa di Paul Pogba è stata rotta dalla richiesta del Procuratore Antidoping: 4 anni di squalifica, questa la possibile sanzione per cui sarà giudicato il francese davanti al Tribunale Antidoping.
La strategia del numero 10 bianconero è stata quella di non percorrere la strada del patteggiamento, che avrebbe potuto garantire quantomeno una squalifica più leggera. La scelta dei suoi legali è quella di andare in All In, presentandosi davanti al Tribunale Antidoping chiedendo l’assoluzione o almeno che vengano conteggiate tutte le attenuanti possibili. Questo perché Pogba continua a ribadire di non aver assunto intenzionalmente quel dannato integratore. Come riportato sull’edizione odierna di Tuttosport, non è da escludere che il francese possa provare a farsi giudicare direttamente al Tas, con sede a Losanna, ma serve il via libera da Wada e Nado. Insomma, non è ancora possibile immaginare con chiarezza quelli che saranno i prossimi passi che attendono Paul Pogba.
Pogba rischia tutto e non patteggia: la Juve pronta alla risoluzione del contratto
Mentre Paul Pogba e i suoi legali studiano la miglior strategia possibile per uscirne limitando i danni, la Juventus sembra avere le idee piuttosto chiare.
In attesa di conoscere quello che sarà il destino di Pogba, in linea di massima la prima udienza potrebbe essere fissata a gennaio del 2024, il giocatore continua ad essere tenuto ai minimi salariali di categoria. E così si andrà avanti fino a che non ci sarà una sentenza di primo grado, mentre a quel punto la società piemontese potrebbe intraprendere la strada della risoluzione del contratto. In questo modo, la Juve non dovrà riconoscere gli 8 milioni di euro netti a stagione al francese fino al 2026, risparmiando una cifra che si aggira tra i 25 e 30 milioni di euro. Ritornato tra il clamore delle folle juventine, Pogba rischia di andarsene nella pesante solitudine che si riserva ai condannati.