Il ct della Nazionale Luciano Spalletti è l’ospite d’eccezione della terza giornata di Atrejuò, la manifestazione giovanile organizzata da Fratelli d’Italia e dall’attuale premier Giorgia Meloni che si svolge all’interno di Castel Sant’Angelo a Roma
L’ex allenatore del Napoli, Luciano Spalletti partecipa all’incontro “Impegno, coraggio, sacrificio: l’eccellenza italiana nello sport” con il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, Gregorio Paltrinieri, Filippo Volandri, l’atleta paralimpica Ambra Sabatini; in collegamento Elisa Di Francisca.
A margine del panel moderato da Giorgia Rossi Spalletti ha rilasciato alcune dichiarazioni. In primis su Sinisa Mihajlovic, di cui in questi giorni ricorre l’anniversario della scomparsa: “Un avversario molto leale, poi aveva a cuore l’impegno e il gioco, la qualità del gioco. Quando abbiamo giocato contro me l’è venuto a dire, mi ha detto che sarebbe stato contento se avessimo vinto noi il campionato proprio perché amava il gioco”.
Sulle italiane in Europa: “Secondo me va sempre visto dalla parte di quello che riusciamo a esibire al di là del risultato. Per il confronto con l’Europa, quello vero, dobbiamo fare dei passi in avanti”.
Poi durante l’incontro Spalletti ha parlato lungamente dello sport e del calcio, della Nazionale, del suo valore sociale prima che strettamente sportivo: “Bisogna sentirsi parte di un popolo, di una nazionale. La cosa fondamentale è dare un senso alla propria vita, ci si impegna per questo. L’impegno deve essere un motivo costante e continuo dentro lo sport e la famiglia. Dobbiamo evidenziare il pensiero di tutti gli italiani nel rettangolo di gioco. Dobbiamo evidenziare dei valori, far vedere che teniamo a questa maglia, dove siamo e per chi lo facciamo”.
Spalletti ha quindi proseguito: “Il dono della maglia ci viene dato e noi dobbiamo saperla indossare bene. Dobbiamo avere tutte le qualità che deve avere chi indossa questa maglia. Questo periodo è stato per me qualcosa di nuovo”.
Ed ancora: “Ci sono cose che ho scoperto dall’interno e mi sono piaciute, si tenta di avere un dialogo coinvolgente, perché i ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che gli dice delle cose. Che tenta di organizzargli delle situazioni che loro ancora non riconoscono. C’è questa insidia del mondo virtuale rispetto al mondo pratico e corporeo, di tocchi, abbracci veri, di fisico. Poi come dicevo prima ci sono alcuni calciatori a cui piacciono altre cose più che il calcio. Magari più il fantacalcio che il calcio. Bisogna accorgersi delle differenze e stiamo lavorando in questo senso. Quando sono in panchina, cantare l’inno dell’Italia è qualcosa di incredibile. Non c’è altra sensazione così bella, devo assumere quei comportamenti e la ricerca lì. Dobbiamo far vedere che diamo veramente tutto per questa Nazionale. Devo crearmi abitudini giornaliere affinché riesca meglio la mia professione, che il contatto con i calciatori sia più coinvolgente. Dobbiamo essere una cosa sola. Ci ricorderemo dei risultati, ma nel tempo ricorderemo anche le persone con cui abbiamo instaurato un rapporto. Quelle sensazioni sono molto belle. Il calcio nazionale è anche essere tutti in relazione, se parte uno e va a 2 km di distanza dagli altri poi diventa difficile metterlo in un contesto di squadra”.
Girone ostico all’Europeo, ma l’Italia è campione d’Europa: “Sì, siamo i campioni in carica e ci portiamo questa cosa qui che non è poco. Poi non ci deve interessare , io credo in loro e loro devono credere in se stessi. Si parte da una condizione di autostima che poi si vedrà dove ci porta. Non possiamo tirarci mai indietro portando questa bandiera e questo nome sulle spalle. Nessuno dei nostri avversari sarà felice di incontrare l’Italia, noi dobbiamo poi fare il nostro dovere in campo. Dobbiamo far vedere a tutti, vogliamo essere ricordati come squadra che ha fatto un calcio feroce, coraggioso, moderno, affrontando viso a viso gli avversari”.
Di recente la cittadinanza onoraria napoletana: “Ne vado orgogliosissimo. La cosa più importante oltre alla vittoria è che mi hanno fatto sentire parte di una comunità, sono stato partecipe di tutte le loro emozioni. Una gioia vedere i napoletani felici e la città esplodere di gioia. La felicità vera è quello che hai dentro e quella che doni agli altri”.
Chi sono i campioni della Nazionale? “Paltrinieri potrebbe essere Di Lorenzo, va su e giù per le fasce, per tutti i bordi del campo. Elisa Di Francisca ha il graffio di Barella. Dobbiamo allenarci ancora per diventare più squadra. Io prima sono andato in palestra con le scarpe eleganti, deve essere una ricerca nostra senza avere sempre tutto sistemato. Poi si trovano i motivi per fare le cose. Dentro le scuole bisogna fare l’ora di sport, del buon senso, come ci si comporta. L’ora di capire come ci si comporta, che queste donne vanno lasciate stare e non si mettono le mani addosso alle donne. L’ora di capire è più importante di altre materie. Un ragazzo quando è dentro quel cubo che vede solo quattro pareti diventa difficile accettare altro, gli va insegnata la crescita naturale. Vanno aiutati”.
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