Non solo la Superlega: arriva un’altra sentenza storica che potrebbe radicalmente cambiare il mondo del calcio
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea nelle scorse ore si è espressa sulla Superlega, ma non solo: spunta un’altra sentenza che può segnare il mondo del calcio.
La giornata odierna è stata scandita dal “caso” della Superlega, ma un’altra sentenza della Corte di Giustizia Europea tocca in modo diretto il mondo del calcio. Tutto nasce dal caso sollevato dall’Anversa e ora la decisione dei giudici può radicalmente cambiare un dettaglio tutt’altro che secondario del calcio europeo.
La sentenza pubblicata nelle scorse ore, infatti, riguarda l’inserimento di un numero minimo (ovvero 8) di calciatori formati nel proprio vivaio nelle liste che le società devono presentare per poter partecipare annualmente alle competizioni UEFA. Un caso sollevato dal club belga dell’Anversa relativamente al 37enne Lior Refaelov, calciatore di nazionalità israeliana, già in forza all’Anversa stesso e all’Anderlecht e oggi al Maccabi Haifa.
Superlega e non solo: la sentenza sui giocatori dei vivai
Nella sentenza della corte i giudici spiegano che la Uefa chiede alle società di avere un numero minimo di “giocatori autoctoni” nelle loro squadre. Una norma simile a quella adottata dalla URBSFA, la Federcalcio belga.
La norma Uefa è stata impugnata da Anversa e Lior Refaelov, oggi in forza al Maccabi Haif. La Corte ha confermato che le norme Uefa e della Federcalcio belga rientrano nel diritto dell’Unione, ma per quanto concerne le norme sulla concorrenza, la Corte ritiene che la normativa relativa ai giocatori cresciuti nei vivai del club potrebbe essere “restrittiva” per le società. Ad ogni modo, dovrà essere il giudice nazionale a valutare se tali norme restringono effettivamente la concorrenza a causa del loro stesso oggetto o dei loro effetti reali o potenziali.
Nella sentenza, La Corte parla anche di “discriminazione dei giocatori“, ritenendo che la norma in vigore “possa dar luogo ad una discriminazione indiretta, fondata sulla nazionalità, nei confronti di giocatori provenienti da altri Stati membri”.