Henrikh Mkhitaryan ha rilasciato un’intervista parlando del suo ruolo all’Inter e non solo, la lotta scudetto e l’obiettivo Champions
L’Inter sta proseguendo la sua opera di conferme, quindi di rinnovi. Lo ha già fatto in queste settimane con delle firme importanti, le ultime quelle di Dimarco e Darmian prima di Mkhitaryan. L’armeno è stato l’ultimo a mettere nero su bianco il prolungamento fino al 2026, in tempo per usufruire ancora del Decreto Crescita.
A breve dovrebbe invece toccare anche a Lautaro Martinez, per certi versi quello più atteso ma senza particolari pericoli all’orizzone. Torniamo così a Miki, arrivato a zero dalla Roma un anno e mezzo fa e diventato in fretta giocatore imprescindibile. Tatticamente e tecnicamente, resta uno dei più forti della Serie A. Il classe ’89 ha parlato del suo ruolo nell’Inter e della lotta scudetto con la Juventus: “Ma non chiamatelo duello, è una parola che non mi piace – dice subito nell’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ -. L’obiettivo per noi è chiaro, sin dall’inizio: è la seconda stella”. Anche se i bianconeri continuano a parlare di Champions: “È una strategia, vogliono mettere pressione su noi e il Milan, ma anche loro puntano al titolo: ognuno fa il suo gioco e vedremo alla fine…” La forza dei nerazzurri – dice l’armeno – “sta nelle fondamenta solide”.
Inter, Mkhitaryan: “Sono stato sottovalutato. La finale di Champions non voglio rivederla, ma voglio tornarci”
Mkhitaryan non si nasconde, anche quando si parla del centrocampo dell’Inter come tra i più forti d’Europa: “Penso che è vero. Frattesi è fortissimo. Mi spiace che per ora giochi meno, ma lui sa bene che conta solo l’obiettivo comune”. Poi l’ex United si toglie pure qualche sassolino: “Se mi sono sentito sottovalutato? Sì… Visto che sono arrivato all’Inter a 33 anni, forse si pensava a me come a uno destinato solo a fare numero e a non essere incisivo. Però, dal primo giorno, ho fatto capire che non volevo perdere tempo e dare un contributo per la vittoria”.
“Il rinnovo significa che questa è casa e sono felice di abitarci. Sono stato in grandi club europei e posso dire che l’Inter sta a quel livello lì, nell’élite”. Ma la finale di Champions resta una ferita aperta: “Non l’ho più rivista e non intendo farlo: mi farebbe solo male. Quella finale era l’esame dopo mesi di lezione: lo abbiamo fallito, ma nessuno ha tenuto la testa bassa. Lì è scattata la voglia di riprovarci: possiamo tornare a giocare una finale e a vincerla. Da quella partita stiamo costruendo ciò che siamo adesso”.