Inter-Verona continua anche dopo il triplice fischio finale e arriva la denuncia: minacce ricevute al termine del match
Inter-Verona è stata una partita al cardiopalma con gli ultimi quindici minuti (più recupero) che hanno regalato emozioni e polemiche a non finire.
Al gol del pareggio di Henry, con gli interisti a reclamare per un presunto fallo ad inizio azione, ha fatto seguito il gol vittoria nerazzurro con il contatto tra Bastoni e Duda che ha fatto molto discutere. Quindi il rigore al decimo minuto di recupero fallito da Henry con Dimarco e Acerbi che hanno esultato in faccia al calciatore del Verona.
Insomma, tutto il contesto ha fatto sì che la partita non finisse al triplice fischio arbitrale ma continuasse con il consueto strascico di polemiche sia tra i tesserati (Sogliano ha avuto un duro sfogo nel post gara) che tra i tifosi con le inevitabili discussioni social. Proprio dai social è arrivato anche qualcosa di decisamente inappropriato con la denuncia dello stesso Henry, protagonista suo malgrado non solo in campo (nel bene e nel male) ma anche fuori.
Il 29enne attaccante francese, infatti, ha denunciato di aver ricevuto minacce dopo il calcio di rigore sbagliato nel finale di gara di Inter-Verona.
Thomas Henry ha voluto denunciare quanto accaduto dopo la fine della partita di San Siro con un lungo post su Instagram, in cui ha raccontato che la sua famiglia ha ricevuto anche minacce e auguri di morte.
A tutte le persone che pensano di conoscere il calcio meglio di chiunque altro – si legge nel suo messaggio pubblicato poco dopo la partita – e che insultano la mia famiglia augurandole la morte, spero che possiate trovare pace un giorno nella vostra piccola vita”. Henry ha poi affermato che gli sbagli fanno parte dello sport e che ha intenzione di lavorare per migliorare ancora.
Quindi ha aggiunto con un pizzico di orgoglio: “Un giorno vinci, un giorno perdi, un giorno segni, un giorno sbagli, questa è la mia vita da calciatore e sono orgoglioso di aver potuto segnare il mio secondo gol in carriera in questo stadio di San Siro dopo una rottura dei legamenti e dopo aver iniziato a giocare a calcio all’età di 15 anni nell’ultima divisione francese”. Quindi ha concluso affermato: “Quello che non ti uccide ti rende più forte”. Un messaggio diretto, indirizzato a chi gli è stato vicino dopo l’errore dal dischetto, ma anche a chi ne ha approfittato con il solito pessimo corollario di insulti e minacce.
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