Da Dragusin a Samardzic: il Napoli di De Laurentiis continua a ricevere rifiuti sul mercato. Nonostante non manchino i fondi
Il Napoli, oggi, è una squadra ricca. Molto ricca. Con tanti soldi da investire. Con una liquidità invidiabile. Tanti dirigenti friggono il pesce con l’acqua. Aurelio De Laurentiis può permettersi l’olio, inteso nel senso di oro giallo.
Tanti utili che stanno diventando abbastanza inutili. Perché i soldi nel calcio non sono tutto. Serve capire quale progetto si va ad abbracciare: oppure, devi spendere quanto i sauditi. E non è concepibile: non solo per il Napoli. Domande come: quale identità? Quale futuro? Quale tecnico la prossima stagione? Sono solo alcune di quelle che si affastellano nella mente dei giocatori che vengono contattati dal Napoli.
Dragusin e Samardzic sono i nomi che conosciamo, sono la punta dell’iceberg. Ma vuoi mettere la Premier? Ma vuoi mettere la Juventus? Proprio questo è il punto: dopo lo scudetto, il claim del club, ‘A new era’ non doveva esser solo legato al marketing.
Aurelio De Laurentiis aveva proiettato il suo Napoli verso la finale di Champions. Parole, parole, tante parole. Il mercato estivo è stato rabberciato: non ha senso tornarci.
Conta che con lo scudetto sul petto, questo Napoli non ha appeal, non ha attrattiva, non ha accresciuto il suo status. La new era è una old era: quella di un Napoli che si prendeva qualche giocatore di contorno a qualche colonna. Qualcosa che accadeva negli anni di Lavezzi, Hamsik e Cavani.
Ovviamente, uno scenario che porta ad un’unica considerazione. Il momento è delicatissimo. Nella top five, di certo, della gestione quasi ventennale di De Laurentiis. Il patron vuole stabilire in Arabia il quartier generale delle operazioni per cercare di mettere una pezza: nel frattempo, neppure Mazzocchi ci sarà contro la Salernitana.
In città si respira un’aria strana: perché senza vittoria con la sabato, la possibilità che esploda la contestazione prima della Supercoppa è elevata. Il Napoli che chiude nono il girone d’andata, per ora, è stato vissuto con rassegnazione. Quasi come un pendant per l’immensa gioia dello scudetto.
Dopo Mazzocchi, possiamo confermare come sia Traoré il giocatore più vicino: uno che tra malaria e scelte tecniche ha giocato 48 minuti al Bournemouth in stagione. Buon giocatore, proprio come Mazzocchi. Ma che viene al Napoli per rilanciarsi, non per consacrarsi. Ecco, l’esempio perfetto di cosa sia diventata, per ora la new era del Napoli.
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