José Mourinho presenta il big match tra Milan e Roma in conferenza stampa: seguila in diretta su Calciomercato.it
Una sfida dalla massima importanza. Così si presenta il big match del primo turno di ritorno del campionato italiano tra Milan e Roma che andrà in scena domenica sera a San Siro.
José Mourinho parla della sfida in conferenza stampa in quello che si preannuncia come il momento più delicato della sua gestione in giallorosso. L’eliminazione in Coppa Italia subita per mano della Lazio è una ferita ancora aperta e la classifica in campionato desta preoccupazioni nella proprietà americana. Il tecnico portoghese, però, non si è mai dato per vinto in carriera e ha abituato a grandi colpi di coda. La speranza della Roma è quella di recuperare Paulo Dybala per averlo a disposizione almeno per uno spezzone di gara. Segui in diretta su Calciomercato.it la conferenza stampa di José Mourinho.
“Iniziamo da me stesso. Mi scuso. Sono da qui da due anni e cinque mesi, sono l’unica persona qui dentro che non ha perso un solo minuto di un allenamento. Per me non ci sono malattie, buonumori o malumori, sveglia presto o tardi. Per due anni e mezzo non ho sbagliato niente, c’ero anche quando erano tutti malati. Un mese fa ho avuto bisogno di un giorno per una situazione che non devo neanche spiegare, l’ho spiegato a Pinto e alla proprietà, in un periodo così pieno di viaggi e allenamenti abbiamo deciso che poteva essere questo il giorno, dopo una partita con la prossima la domenica. Sono stato fuori Roma per 14-15 ore, mi sembra ridicolo stare qui a giustificare questo. Ma non accetto in nessun modo che la mia professionalità, la mia dignità e il cuore per questo mio lavoro, venga messa in dubbio. Se c’è un esempio di professionalità sono io, non ho mai perso una partita in 23 anni, non sono mai stato malato. Era un allenamento di recupero per la gente che ha giocato, per sei giocatori che non hanno giocato, senza l’allenatore che non c’era come programmato. Mi sembra drammatico parlare di questo invece che rispondere a una domanda”.
Come si riparte? “Molto facile. La partita è finita e abbiamo perso, abbiamo fatto tante cose bene secondo le nostre limitazioni e altre cose non bene. Le abbiamo analizzate, abbiamo parlato, sempre nella ricerca di migliorare. Dal mio punto di vista riparto come riparto da 23 anni. Una partita giocata, analizzata, finita, poi c’è la prossima. Non c’è altra storia”.
Che squadra si aspetta di affrontare? “Una squadra che gioca per lo scudetto e lo ha vinto due anni fa. Quest’anno sembra che la distanza con Inter e Juve non sarà difficile colmare, ma è quella squadra lì. Ha perso giocatori importanti per infortunio nella zona difensiva, a centrocampo e in attacco ci sono tutti. Dietro ha perso giocatori ma ne ha presi due, Terracciano e Gabbia per riparare. Mi aspetto un Milan che vuole vincere dopo la sconfitta in coppa che era anche un loro obiettivo. Ora non possono vincerla e metteranno tutto su questa partita. Conoscono le nostre difficoltà, sembra che le sappiano tutti, magari qualche giornalista o commentatore non le sa. Noi però andiamo lì. Ho parlato con i giocatori dell’analisi del gioco ma anche dell’atteggiamento. Ho grande rispetto e lealtà nel confronto con i giocatori, per questo non c’è niente che qualcuno possa dire ai miei giocatori che non ho già detto io. Per me una cosa chiara è la differenza tra le difficoltà e utilizzare le difficoltà vere come un modo per giustificare qualcosa che possiamo fare meglio. Su questo non mi risparmio, neanche davanti a noi con i nomi. So che se un calciatore sbaglia la direzione è sempre una, del risultato globale è facile dire che la responsabilità è dell’allenatore. Ma nel mio rapporto diretto con i giocatori non risparmio niente. Migliore è il rapporto, più semplice è non risparmiare niente. Ieri riunione dira, specialmente per qualcuno. Collettivamente son ostato molto chiaro, difensivamente siamo stati perfetti, senza problemi, subendo un gol che inizia con una rimessa laterale nostra, che non sappiamo neanche fare la una rimessa e l’abbiamo trasformata in un corner. Poi un rigore di un bambino di 18 anni con 55 minuti di Serie A, e un rigore che continuo a dire che è dei tempi moderni. E i tempi moderni sono molto inferiori per protezione del gioco rispetto a qualche anno fa. Ma non ho mai detto che non era rigore. Non ho risparmiato nessuno ieri. Ma dopo la riunione l’allenamento era per sei giocatori, è difficile lavorare in campo e migliorare cose. Però il messaggio è quello, dal punto di vista individuale bisogna dare di più”.
Com’è possibile che nessuno della società, oltre a lei, abbia detto niente ai tifosi? E cosa si sente di dire ai tifosi? “Io sono anche la società. Non sono una carica alta della società, il direttore o il Ceo, ma sono società e mentre sono qui mi considero società. E le mie parole sono anche parole che la gente fuori vuole sentire. Voglio essere sempre leale e corretto con la società, è un dovere ma anche il mio modo di essere. In questo momento le mie parole sono molto obiettive. Non so quanti derby ho giocato, 150 o 200, sono sempre state partite speciali per me, ho vinto, pareggiato o perso ma con un modo diverso di viverla. Per un tifosi del Chelsea giocare contro l’Arsenal è diverso che giocare col City. Per l’interista giocare con la Juve è diverso che giocare contro la Roma. E a Roma ho capito cosa significa il derby. Il derby che abbiamo vinto è un derby pesante, perché ci sono derby con vittorie e sconfitte, ma anche derby con umiliazioni e senza umiliazioni. Il derby che abbiamo vinto è di umiliazione, perché dopo 20 minuti 3-0 e partita finita. I derby persi sono sempre stati per dettagli, errori, e sempre con dignità, con la testa pulita. Anche in 10, in cui siamo andati fino all’ultimo secondo. E anche con questo feeling per cui qualcuno doveva dare di più, abbiamo rischiato di pareggiare alla fine con due grandi occasioni. L’orgoglio di lavorare per la Roma ed essere romanisti è presente qui a Trigoria, ma è in campo che devi mettere negli occhi della gente questo atteggiamento extra di andare contro tutti. Capisco bene che la gente non è contenta per qualche situazione che per me è fuori dal contesto. Perché è uno sport collettivo, dove l’atteggiamento di uno ha conseguenza su quello degli altri. È responsabilità mia ma anche dei giocatori. E non sono nella situazione di dire ‘tu non giochi, gioca un altro’. Andremmo a giocare con 15-16 giocatori. È una situazione multi-fattoriale. Qui dentro, e quando parlo qui dentro penso sempre che resti qui mentre qualche volta esce e non è vero quello che esce o altre volte è vero. Qui dentro non risparmio neanche me stesso. Per chiedere un alto livello dai giocatori, devo mettermi in una posizione in cui posso mettermi in una certa posizione. Anch’io devo fare autocritica. Io mi sono identificato in una partita in cui non ero contento di me stesso. Quando vado in partite in cui ho il 100% di certezza che il mio lavoro è fatto bene, dopo mi sento tradito da qualche situazione individuale che punisce la squadra. Noi abbiamo avuto due periodi difficili in questa stagione. Il primo nelle prime tre di campionato, abbiamo fatto 1 punto, c’erano infortunati e non avevamo giocatori. Ora abbiamo 4 punti di differenza dalla Champions. Quattro punti. Ne abbiamo persi 8 in 3 partite dove non c’era la squadra per giocare. Ora c’è questo periodo con Atalanta, Fiorentina, derby, Milan, Juve con una squadra ridotta. Se qualcuno dimentica questo nostro momento è una cosa pazzesca, non giusta. Anche con la Cremonese, bisogna vedere con quale difesa l’abbiamo finita. E qual è la difesa di oggi? Kristensen che è un terzino, Mancin iche non si allena da un mese, un bambino, Llorente che non so se gioca domani. Se la gente vuole ignorare questa situazione non è giusto. Io qui devo difendere il nostro gruppo, inclusa la gente che non ha un livello sufficiente. Ma è un gruppo di gente seria, che soffre quando il risultato non è quello aspettato. Siamo a 4 punti dalla Champions, che tutti direbbero un obiettivo impossibile se non fossimo noi. Perché se paragoni le rose delle prime 4 non sono paragonabili con noi. Ma siamo noi. I tifosi più incredibili mai visti, c’è un allenatore il cui nome fa pensare a Harry José Mourinho Potter e non José Felix e alza subito il livello di esigenza e aspettativa. Ma noi lottiamo per qualcosa di molto difficile. E noi saremo lì a metterci la faccia come sempre. Mi dispiace non essere in panchina, sarò in tribuna in un habitat in cui non sono benvenuto. Ma farò il mio lavoro come posso. Andiamo con tutto quello che abbiamoCon la certezza che i ragazzi daranno tutto, anche loro soffrono se il risultato non è positivo”.
Dybala c’è? “Non lo so, penso di no”.
Dybala ha saltato tante partite, come si risolve questo problema di un giocatore che fa storicamente la metà delle partite ogni anno visto che lei ha detto che lo spogliatoio soffre la sua assenza? È una questione mentale o si devono trovare le soluzioni? “Trovare le soluzioni per giocare senza Dybala non è la stessa cosa di trovare soluzioni per Guardiola quando non c’è Haaland. Perché c’è Alvarez. Non è la stessa cosa per Pochettino o Klopp. La Roma vive una situazione dal punto di vista del Financial Fair Play, che è un’esigenza e non un compromesso, per cui ha grandi limitazioni. E questo si vede quando ci sono delle difficoltà durante l’anno, non c’è la possibilità di nasconderle. La Roma ha fatto uno sforzo economico per avere Smalling e ora non ce l’ha. E non può avere un altro Smalling. Poi la Roma ha fatto uno sforzo per Sanches e ora non c’è. E i paletti del FFP non ci permettono di avere un altro come lui. Dybala è un giocatore speciale che ha giocato ultimamente in una squadra con altri giocatori speciali al suo posto. Qui è un giocatore che per le sue caratteristiche non ne abbiamo un altro. La partita con la Fiorentina sembrava da 3-0 dopo 20 minuti. Non è Belotti, El Shaarawy, Joao Costa che fanno la ‘connessione’. E Joao Costa è convocato domani, magari gioca. Se qualcuno non vuole capire che la Roma senza Dybala è una Roma diversa non posso dire molto di più”.
Ha parlato di giocatori deludenti, ci saranno scelte importanti? Qualcuno resterà fuori è impossibile fare scelte? “La squadra non sarà la stessa. Dybala non gioca titolare e già non è la stessa. Sicuramente farò qualche cambio. Ma qui non c’è intenzione né di punire né di mettere attenzione su un singolo, m ma creare un puzzle fisico e mentale che ci permetta di competere a Milano. Dico sempre che la squadra più tattica è quella con meno qualità tecniche. Noi in questo momento siamo una squadra che si concentra sulla organizzino del gioco e nel dettaglio che può fare la differenza, che va su una strada ben definita. Siamo pochissimi, eravamo pochi e ora Azmoun e Dybala che sono fuori sono già due in meno. Sono qua con voi perché non ci sarò dopo la partita, durante la prossima settimana non ci sarà partita e non sarò con voi. E sono qui per rispondere a qualche domanda, di esprimere ai tifosi quello che avete detto voi prima. Se c’è qualcuno che può dare spiegazioni sono io che deve stare in conferenza con voi anche dal punto di vista regolamentare”.
Articolo in continuo aggiornamento.
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