Dal maestro Spalletti all’esperienza sulla panchina della Spal, il vecchio Capitan Futuro raccoglie la pesante eredità di José Mourinho
La Roma a 40 anni. Ed è come riannodare un filo visto che dai 15 ai 36 Daniele De Rossi ha messo la maglia giallorossa prima da bambino del vivaio e poi in prima squadra chiudendo da capitano.
Poi la voglia di coronare il sogno del fanciullo, la maglia del Boca. E poi quattro anni a studiare da allenatore, lavorando accanto a Roberto Mancini nello staff della Nazionale e prendendo la prima panchina, in Serie B: 16 partite alla guida della Spal prima che il rapporto si chiudesse anticipatamente. E forse il rammarico di aver accettato troppi compromessi in società, come può succederti quando sei neofita. De Rossi si è rimesso a studiare, in qualche modo il suo nome è stato avvicinato a quello della Roma. sembrava quasi inevitabile che accadesse: una volta con Pallotta, poi Mourinho lo evocò come possibile elemento del suo staff in panchina.
Ora, ironia della sorte, DDR – l’acronimo con cui lo ha incoronato la sua città – di José ha preso il posto. Un atto di coraggio de Friedkin, che dovendo cambiare hanno fatto la scelta più logica. E non solo per la piazza: davanti cinque mesi in cui la Roma e De Rossi si diranno vicendevolmente se ci sarà altra strada da fare insieme dopo giugno 2024. Intanto in questo tempo in cui bisognerà mettersi l’elmetto, lottare e risalire la china, la proprietà americana ha visto nel vecchio Capitan Futuro il miglior condottiero possibile per tenere acceso il romanismo.
I maestri? Sicuramente Luciano Spalletti, che ha vissuto il grande tempo della maturazione di Daniele De Rossi alla Roma. Tra i due c’è stata sempre grande sintonia. E allo stesso tempo sono state utili le esperienze fatte accanto a Roberto Mancini. Senza dimenticare che, alla sua maniera – dicendo sempre quel che pensa – Daniele ha sempre difeso, di più, esaltato i concetti tattici del bistrattato Luis Enrique romano. E tra gli altri allenatori avuto alla Roma e in Nazionale, ci sono anche Ranieri e Lippi, con cui è diventato campione del mondo.
Vero che alla Spal De Rossi ha scelto di giocare a tre, ma altrettanto vero che le sue fonti di ispirazione sono state più teoriche della linea a quattro in difesa: questo significa avere un ventaglio di scelte, che è quanto di meglio si possa chiedere ad un tecnico moderno. Cosa farà alla Roma? Possibile che non cambi subito, ma non si deve escludere che la penuria di difensori centrali lo induca invece a provare la linea a quattro che la squadra conosce comunque, avendola attuata in qualche circostanza (più spesso a gara in corsa) con Mou. Ora c’è da mettersi in campo e lavorare. La scommessa è alta, Daniele De Rossi – se ci pensa bene – probabilmente è anche l’unico in grado di giocarla.
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