Si è spento Gigi Riva all’età di 79 anni. Il Calcio italiano e lo sport in generale salutano e piangono una leggenda, un campione straordinario, ma sopratutto un uomo unico, che ha legato la sua carriera al Cagliari e all’Italia
Se ne va il marcatore più grande della storia della Nazionale. Campione d’Italia col Cagliari nel 1970 e d’Europa con l’Italia di Fulvio Valcareggi nel 1968.
Cagliari, la Sardegna e l’Italia tutta piangono Luigi Riva, per tutti Gigi. Sull’Isola, più naturalmente Giggirriva, con il nome plasmato a immagine e somiglianza di quella terra, che è diventata sua. Nato a Leggiuno, piccolo comune varesotto, ha legato indissolubilmente la sua carriera e la sua vita a Cagliari, al Cagliari e alla Sardegna, diventandone simbolo immortale.
Ieri si è spenta un’icona, una leggenda. Basti pensare che Gigi Riva è il miglior marcatore all time della Nazionale italiana, dall’alto dei suoi 35 gol. Nessuno ha mai fatto più gol con la maglia azzurra dell’Italia addosso. Dietro di lui Giuseppe Meazza (33), Silvio Piola (30); al quarto posto, giocatori di tempi più recenti come Roberto Baggio e Alessandro Del Piero (27).
Negli anni tra i ’60 e i ’70, Gigi Riva era il diamante più puro che una formazione potesse schierare come centravanti. L’Avvocato Agnelli lo sapeva, ma ‘Rombo di Tuono’ non tradì mai la sua Cagliari.
La storia di Gigi Riva è intrinsecamente colorata di rossoblu – oltre che dall’Azzurro -, colori sociali del Cagliari. Seppur controvoglia, raccontano le cronache, l’attaccante si trasferì nel 1963 al Cagliari, dal Legnano. E da lì è iniziata una storia unica e irripetibile. Dal ’63 al ’77 Riva veste solamente la maglia sella formazione sarda, segnando 164 gol. E sopratutto, trascinando il Cagliari allo storico Scudetto della stagione 1969-70.
Gigi Riva era corteggiato dalla Juventus dell’Avvocato Gianni Agnelli, che non riuscì mai a convincerlo. Troppo forte il legame con la Sardegna e con Cagliari. I trofei, il prestigio e il denaro offerti dalla ‘Vecchia Signora’ non fecero mai vacillare Gigi – uomo tutto d’un pezzo – che non si è mai pentito di non aver fatto il salto in una big. Nel ’73 la Juventus perse, a Belgrado, la finale della Coppa Campioni contro l’Ajax per 1-0. Nella formazione olandese figurava un certo Johan Cruijff. Le cronache del tempo raccontano di un Avvocato che al termine del match si avvicinò a Giampiero Boniperti, sussurrando: “Vede, questa partita con Riva l’avremmo vinta“. La proprietà bianconera, abituata ad accaparrarsi i migliori talenti sulla piazza, si dovette abituare all’idea di non poter portare a Torino Gigi, l’attaccante tanto ambito che però aveva sposato la causa isolana, per sempre.
Nella sua seconda vita in Azzurro, Riva è stato una guida per tanti calciatori dell’Italia e ha stretto un rapporto speciale con Buffon, che oggi ricopre il ruolo che era stato della leggenda.
Con la maglia dell’Italia Gigi Riva ha vinto l’Europeo del 1968 in casa ed è arrivato secondo ai Mondiali del 1970 in Messico, perdendo in finale col Brasile di Pelé per 4-1. La carriera in azzurro, però, non è terminata una volta attaccati gli scarpini al chiodo.
Nel 1987 divenne prima dirigente e poi dal 1990 al 2013 team manager dell’Italia. In quegli anni ha avuto modo di passare dalla delusione mondiale di USA ’94, all’idillio azzurro di Germania 2006. Riva è stato punto di riferimento per diverse generazioni di calciatori azzurri e in quegli anni ha avuto modo di conoscerne molti, tra cui Gianluigi Buffon. Detto Gigi, ironia del destino.
Il rapporto tra i due campioni è sempre stato speciale, sin dalle prime convocazioni del mirabolante portiere. “Quando venne convocato la prima volta, lo presi a parte: dicevano che era un po’ matto, ma non ha mai sgarrato”. Non solo il nome lega i due, ma anche il ruolo. Da Riva a Vialli, fino a Buffon. E’ l’ex portierone ricopre ora lo stesso importante e delicato ruolo che aveva l’ex attaccante. E adesso che ‘Rombo di Tuono’ non c’è più, l’altro Gigi lo ricorda così: “Mi hai offerto una guida e un punto di riferimento in azzurro e abbiamo condiviso i momenti difficili, le sconfitte, e la vittoria più bella. Continua a regalarmi i tuoi consigli anche da lassù”.
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