Da Mazzarri al nuovo allenatore, fino al calciomercato e alla Lega Serie A: la conferenza show di Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis parla alla stampa come promesso al termine del 2023, dopo il pareggio casalingo contro il Monza. Un appuntamento che è stato accennato anche durante la conferenza stampa di Mazzarri, quasi sottovoce. Insomma, l’evento non è a sorpresa, ma attentamente organizzato dallo staff.
Tanti i temi da trattare. Dal presente di Zielinski – escluso dalla lista UEFA – al futuro di Mazzarri e quello del nuovo allenatore del Napoli della prossima stagione. Ma ancora le polemiche sulla Lega Serie A, il campionato a 18 squadre e la Superlega.
Sul contratto di Spalletti – “Era la fine di dicembre, dopo il Monza, che io dissi che la colpa di tutto quello che sta succedendo è solo mia e vi spiegherò perché. Però ragazzi qui siamo in una famiglia. Devo considerare tutto il parterre. Dopo aver vinto uno Scudetto, non si può avere la cultura del dubbio. Certe cose non è sempre possibile dirle e recitarle mentre accadono. Si spera sempre che ci sia una soluzione ai problemi. Solo di fronte alla morte non ci sono soluzioni. Io mi sono assunto tutte le colpe perché avevo fatto bene il contratto a Spalletti. Aveva lo stesso contratto di Benitez. Sia con Benitez che con Spalletti l’opzione prevedeva un ulteriore anno per un’altra stagione ed entro un termine predeterminato avevo il diritto di esercitarla, attraverso una comunicazione scritta. Durante il mondiale in Qatar andammo in ritiro in Turchia. Abbiamo fatto un gennaio meraviglioso, un febbraio meraviglioso e poi a marzo abbiamo avuto un calo. La grande star dello scorso campionato era stato Kvaratskhelia. E da marzo fino a novembre non ha più segnato. Perdere uno declinato in maniera così potente crea problemi. Devo riconoscere a Spalletti di aver dormito al Centro di Castel Volturno per concentrarsi. Ci sono rimasto malissimo nell’uscita dalla Champions, volevo vincerla. Così avremmo potuto giocare il Mondiale della FIFA, che vale 100 milioni di euro. Spalletti non mi smentì quando annunciai la sua permanenza. E subito dopo è iniziato il periodo negativo. Dopo l’uscita della Champions mandai l’esercizio dell’opzione. In America mi dicono che sono un rompic…Ma i contratti sono contratti, che li facciamo a fare altrimenti. A casa mia non posso fare contratti con un foglio e una matita. Mai avrei creduto che Spalletti nella cena del 12 maggio ci comunicasse la volontà di ritornare a fare il contadino in Toscana, nella sua terra”.
Sulla Superlega – “Ho sempre detto che la Superlega fosse sbagliata. Il problema però è che non si può andare avanti con terzi mandati, il consenso con le votazioni, noi che come Italia contiamo come San Marino nonostante le quattro coppe del Mondo vinte…è tutto sbagliato. Florentino Perez ha avuto dalla Corte Europea la soluzione di tutti i problemi, perché è possibile creare nuove competizioni. E’ la rivoluzione del mondo del calcio”.
L’errore di non trattenere Spalletti – “Nelle settimane successive alla cena con Spalletti, siamo andati alla ricerca di un allenatore. Non mi davo per vinto, volevo trovare un modo per trattenere, giuridicamente e amichevolmente il mister. Venne anche un dubbio che Gravina già lo avesse contattato per allenare la Nazionale. Ma i dubbi sono dubbi e lasciano il tempo che trovano. Il mio errore è stato che non ho avuto il pugno fermo. Spalletti diceva di amare così tanto questa città. E quindi il mio errore è stato quello di accettare la sua richiesta per riconoscenza di aver portato lo Scudetto al Napoli”.
I motivi che hanno spinto Spalletti a lasciare Napoli – “Dormiva qui a Castel Volturno, svegliandosi alle 3-4 del mattino per rivedere le partite, forse Spalletti aveva tratto il massimo da questo gruppo. Io non sono nella testa di Luciano, non posso capire quali siano state le vere motivazioni per non esser rimasto. E’ umano per uno che in Italia non aveva mai vinto nulla…E’ stato a Milano, a Roma e ha avuto problemi, mentre a Napoli ha vinto lo Scudetto senza problemi…Esci da grande vincitore. E’ umana come interpretazione. Se poi lui avesse già pregustato di firmare l’accordo per la Nazionale…queste sono illazioni che non posso fare”.
Sul Napoli del futuro – “Io guardo avanti al 2030. Sto immaginando quello che devo fare. Nel 2030 questa squadra e questa città devono avere i mezzi per competere con le più forti del mondo. E’ il mio obiettivo. Molti ci hanno accusato di non aver investito su giovani e non aver fatto il vivaio. Avere una seconda squadra (Bari ndr) e averla portata vicinissimo alla Serie A…credo che stiamo sul pezzo. Il Napoli in 19 anni non ha mai tradito i tifosi. Chiudo il bilancio con più di 80 milioni e non ho messo nulla in tasca. Quando leggo molti articoli mi dispiaccio molto, non per le critiche contro i collaboratori e contro di me. Giuntoli è cresciuto con noi e mi ha nascosto di essere uno Juventino sfegatato. Se l’avessi saputo non l’avrei trattenuto, con tutto il bene che ho per lui e la sua famiglia. Però ci sono certe cose che non tollero”.
Sull’opzione rinnovo per Spalletti – “Io l’opzione con Spalletti l’ho esercitata come cura due giorni dopo la sconfitta contro il Milan e altre partite non positive. E questa cosa mi fece restare ancor di più male. Non era mio diritto dirgli che avrei voluto esercitare l’opzione prima di inviare la pec. Da quando ho 15 anni guido chi lavora con me. Sono abituato a supportare e sopportare”.
Su Thiago Motta – “Thiago Motta era nella lista dei nostri eventuali allenatori post Spalletti. Però, già in una conversazione di circa 6 ore a Roma mi disse che puntava ad allenare delle squadre, di cui non faccio il nome, fuori dall’Italia. Quando è venuto da me l’avvocato e l’agente di Luis Enrique siamo stati tre giorni a parlare, poi ha preferito il PSG. Ci sono club più blasonati del Napoli e hanno una maggiore attrazione. E io non mi arrabbio se qualcuno mi dice di preferire il Manchester City”.
La gestione del club e i dirigenti – “Leggo che io sono un tuttologo e faccio il presidente troppo presente. Io faccio l’imprenditore e l’imprenditore si interessa della propria impresa. Mio padre mi ha insegnato a conoscere tutti i costi di un film; ho imparato a fare tanti mestieri, poi finalmente ho fatto il produttore di circa 400 film, interessandomi di tutti gli aspetti. Anche del manifesto che avrebbe dovuto promuovere il film. Io voglio capire se ci sono problemi per trovare rapidamente le soluzioni più corrette. Io misi quei famosi 37 milioni in assegni circolari quando acquistai il Napoli. Appartengo al mondo del fare, non del far fare agli altri. Io lascio molto spazio ai miei collaboratori. Mi dicono che abbiamo una società spoglia, ma invece abbiamo fior fiori di collaboratori. Meluso è una persona adorabile e per tutto quello che è stato scritto su di lui vi avrei già mandato a quel Paese”.
Il futuro del Napoli e il centro sportivo – “Il De Laurentiis che gestirà il futuro, sarà lo stesso che ha gestito il Napoli per 19 anni. Quando il signor Gattuso non stava bene, andai a Milano a trovare Spalletti per chiedergli di subentrare e non era molto d’accordo per farlo subito. Strappai un ok per il giugno successivo, pur subendo quel gol di Faraoni che ci mandò fuori dalla Champions. A Spalletti hanno messo fuori uso una macchina, gli hanno scritto delle cose assurde, e quel primo anno la squadra raggiunse il terzo posto. Se non ci fossi io, lo stadio a Napoli non si farebbe. Se non ci fossi io, il centro sportivo come quello del Manchester City non si farebbe. Ho bisogno che le leggi non siano poco d’aiuto a chi vuole investire. Questo è il grosso problema”.
Sui diritti tv – “Bisogna azzerare la legge Melandri: questa legge ha rovinato il calcio e il cinema. Dal 2016 in Germania non esiste il divieto di poter vendere ad una sola piattaforma il campionato. Quindi qui in Italia si è costretti a creare dei bandi, con minor introito. Noi abbiamo svenduto per i prossimi 5 anni il campionato italiano a Sky e DAZN. La Lega nostra purtroppo è inesistente, poi i miei si lamentano di quello che dico. Ma noi non siamo strutturati come un’associazione di imprese, non siamo la vera confindustria del calcio.
Campionato a 18 squadre e lega come NBA – “Il problema non sono le 18 squadre, ma quali squadre. Noi abbiamo una colonna a sinistra che compete per i primi posti, mentre quella a destra che compete per non retrocedere. E sono sempre le stesse. Questo è un problema, il campionato non è competitivo. La democraticità dove sta? C’è solo quando vi fa comodo? Allora creiamo un campionato come il NBA, dove non si retrocede. Io lo dico da una vita che dobbiamo fare regole nuove. Questo è un mondo rarefatto, incancrenito. Bisogna tagliare le cose con l’accetta. L’Italia è un Paese che sei sei propositivo, diventa un problema”.
Rapporto con Spalletti e la penale – “Rapporto non sereno con Spalletti? Non è vero. Avendo tutti quei punti di vantaggio con le inseguitrici, che tipo di rapporto dovevo avere? Anzi, io ero assente perché occupato con la serie di Carlo Verdone. Io non ho mai trovato questo contrasto con Spalletti. Io facevo il presidente, lui l’allenatore. Ma un allenatore che mi viene a dire ‘presidente mi sono impegnato in maniera estrema, è stato faticosissimo’, e poi torni ad allenare la Nazionale…c’è una contraddizione. L’unica cosa che mi ha lenito ed edulcorato questa mia decisione è stata quella di aver pensato che Spalletti volesse lasciare da condottiero vincente. La penale sta in mano agli avvocati. I soldi per me sono un mezzo, non un fine. Quel che sarà, sarà”.
Garcia: “E’ stato il miglior allenatore in Ligue 1 nel 2011, poi in Francia nel 2013 e 2014. Alla Roma ha fatto risultati, con uno spogliatoio non facile da gestire. E’ capitato anche a Spalletti. Nel 2017-18, arrivò in finale di Europa League contro l’Atletico Madrid con il Marsiglia. Nel 2019-20, semifinale di Champions eliminando Juventus e City agli ottavi e quarti con il Lione. Cosa avrei dovuto fare quando a Capodimonte disse che non aveva visto il Napoli. Io lo presi come se fosse un gioco, ma quando dimostrò di voler andare per un suo percorso…Lui non ha utilizzato subito i calciatori nuovi: Natan, Lindstrom… Se avessi portato subito Mazzarri come ‘doctor tuttofare’, voi cosa avreste detto? Che sarei diventato pazzo…Ho parlato con Garcia e quando mi ha ascoltato a Lecce vincemmo 4-0. Appena io mi allontanavo, faceva cose discutibili e perdevamo. L’ho mandato via perché l’ultima volta (contro l’Empoli ndr) sono sceso nello spogliatoio per dargli dei suggerimenti e lui mi rispose ‘mi lasci fare’, in modo brusco. Sto ca..o di Empoli ha creato sempre problemi anche a Spalletti (ride ndr). L’Empoli è una bella società. E’ una proprietà che punta tutto sul vivaio”.
L’umiltà e la bravura di Mazzarri – “Al Maradona non si vedono bene le partite, dopo aver subito il gol del Verona sono andato nello spogliatoio perché volevo vedere la partita sullo schermo. Fortunatamente i vari acquisti che ho voluto sono stati determinanti. E poi finalmente Kvara che si sposta al centro…Mazzarri è bravo perché è umile. Io chiesi a lui di ripetere il gioco di Spalletti, ma anche questo è un errore. Perché il gioco di Spalletti prima o poi diventa prevedibile. Kvaratskhelia, spostato più centrale, è tutta un’altra roba. C’è tutto un gioco non semplice”.
Napoli squadra con bilancio attivo, altre società indebitate – “Voglio vincere il più possibile. Il Napoli combatte in un contesto ancora sbagliato, perché ci sono molte modifiche da fare nel mondo del calcio. Ma siamo l’unica squadra con bilancio attivo e che gioca con molte squadre che non dovrebbero iscriversi al campionato perché indebitate. Noi ce la mettiamo tutta. Noi fatturiamo il 50% di quello che fatturano Juve, Inter e Milan. Noi dobbiamo essere perfetti. E ce la metteremo sempre tutta. E quando in Lega sento parlare di squadre femminili, io dico che non si fanno i conti. Ecco cosa mi contrappone con gli altri”.
Esonero tardivo di Garcia – “Esonerare è sempre doloroso per l’esonerato e per chi esonera. A Rongoni (ex preparatore atletico di Garcia ndr) feci una testa tanta, dissi a lui che avevamo Sinatti (ex preparatore atletico del Napoli ndr) e doveva confrontarsi con lui e il suo staff. Parlai con Rongoni e dissi che non doveva lavorare solo sulla forza, doveva farsi spiegare dai collaboratori di Spalletti cosa doveva fare per far rendere al meglio i calciatori. Garcia arrivò con puzza sotto il naso e voleva mandare via Sinatti. Sinatti parlò con me perché non voleva star sotto a Rongoni. Alla fine entrambi litigarono e feci l’errore di non trattenere Sinatti. Errore non esonerare prima Garcia? Ci ho pensato tante volte”.
Rinnovo Kvaratskhelia – “Ho scritto a Kvaratskhelia come avrei voluto allungare il contratto e lui mi ha risposto che a fine campionato ne avremmo parlato. Mi ha detto “Presidente noi stiamo bene qua, ne riparliamo a fine campionato”.
Incontro con Florentino – “L’idea della Superlega è sbagliata, l’ho detto a Florentino. Il campionato Nazionale è prioritario a qualunque partita, anche alla Nazionale. Perché riflette e rispecchia i tifo, alla base di qualunque movimento sportivo. Dopodiché, vogliamo fare un campionato europeo perché Champions invecchiata? Benissimo. La domenica l’ultima partita dev’essere alle 18, perché i bambini il giorno devono andare a scuola. Il sabato, l’ultima partita, dev’essere alle 23. In Italia si può fare, non stiamo in Svezia che fa freddo”.
Il futuro di Mazzarri e nuovo allenatore – “Mazzarri è venuto perché è un amico della famiglia. Ha capito che quando al quarto anno andò all’Inter, nella prima esperienza, fece un errore. Quando si va al Rione Sanità e ci sono quei palazzi con scale che si incrociano…è una roba che non trovi da nessuna altra parte. Los Angeles la amo, ti permette di stare con il tuo spirito e interiorità. Ma Napoli…Mazzarri? Lasciatelo lavorare in pace. Sarà quel che sarà. Siamo a febbraio, per il nuovo allenatore c’è tempo. Ad aprile vedremo“.
Su Zielinski: “Io ce l’ho a morte con l’agente. Io ho offerto tantissimi soldi al giocatore, ma Bolek vuole venderlo perché vuole guadagnare sulle commissioni. Allora io ho un’altra considerazione se lui non si allena, non ci mette la forza… Mazzarri non lo dirà mai, ma se un giocatore ha paura di infortunarsi…io devo avere un giocatore che si impegna o non si impegna? Traorè ha un riscatto molto importante, ma se non lo adoperò come faccio a sapere se riscattarlo o meno? Demme ci ha dato tanto, ho provato a piazzarlo ovunque e ho dovuto fare una scelta con la morte del cuore. Con Gattuso Demme ha giocato al posto di Lobotka. Poi con Spalletti successe il contrario. Quando Demme ha giocato, è stato un signore, un soldato.
Sul prossimo Scudetto e sull’obiettivo quarto posto – “Lo Scudetto, in una società che non è abituata come la Juventus a vincerlo con continuità, è un evento straordinario. Quando iniziammo la stagione, dissi subito che dovevamo puntare all’Europa. A Napoli arriva sempre un momento che bisogna fare i cambi, per dare motivazioni in più. Io dico che per me, per tornare vincenti sullo Scudetto, forse ci metteremo 3 anni. Ma io mi impegno. Io che vinco al cinema da 50 anni e con le serie televisive…io sono uno abituato a vincere, ma non sono l’antipatico che vuole vincere a tutti i costi. Ci vuole impegno, investimenti giusti e ci sono anche 19 concorrenti diversi”.
Sull’ambiente azzurro poco sereno: “Le cose sono serenissime. Io partecipo a tutte le mie attività. Sono nel mondo dei gelati, delle auto, delle sale cinematografiche, sono del Bari, nel Napoli e mi interesso di tutto questo. Se avessi voluto fare solo i film che piacevano a me, non avrei avuto tutto questo successo. Io vengo dal mondo dei sogni e interpreto il calcio come il sogno di tante persone che hanno bisogno di riscattarsi. Poi magari sbaglierò. Giorgio Armani aveva paura di non aver successo con il marchio EA7 sulle maglie del Napoli, invece abbiamo avuto grande successo. Però in una città in cui ci sono stati tanti fallimenti, io vi ho portato in Europa senza imbrogliare, sopra la Juventus. Sono un signore pulito che ci mette la faccia…Io non farò mai compromessi. Se io sono il problema? Se lo fossi, mi sarei fatto da parte. Non ho un brutto carattere. Altrimenti pensate davvero che mia moglie sarebbe rimasta con me per 50 anni?”.
Sul nuovo difensore centrale – “Non ho incassato 57 milioni dalla cessione di Kim, ma 42. Che Kim non sarebbe rimasto, lo sapevamo da un anno e sapevamo che non sarebbe rimasto più di una stagione. Giuntoli è stato separato in casa dal mese di novembre, perché mi diceva che voleva andare alla Juventus. Poi alla fine mi sono guardato allo specchio: dovevo farmi un danno ulteriore per 4 milioni? Vuoi andare alla Juve, vai alla Juve…Kim era un destro. Mal volentieri aveva scelto di giocare a sinistra. Non è facile trovare difensori centrali, ma certo che li devo cercare. I miei collaboratori si stanno dando da fare. Questa clausola sugli extracomunitari devo levarla, perché non si ha la libertà di prendere calciatori”.
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