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De Rossi non ci sta: “È offensivo”. Poi sfida l’Inter a testa alta e chiede scusa a Losi

Daniele De Rossi in conferenza stampa alla vigilia del suo primo big match sulla panchina della Roma dopo tre vittorie consecutive

Daniele De Rossi affronta l’Inter nel suo primo big match da allenatore della Roma. Un vero e proprio esame per i giallorossi e il loro tecnico, che dovrà confermarsi dopo tre vittorie consecutive nelle sue prime tre partite.

daniele de rossi in conferenza stampa
De Rossi – calciomercato.it

All’Olimpico arriva la squadra di Inzaghi, favorita numero uno per la vittoria dello scudetto che inaugura un ciclo importante per i capitolini. Giovedì infatti ci sarà anche il primo atto della doppia sfida di Europa League con il Feyenoord. All’Olimpico tornerà anche Chris Smalling dopo oltre cinque mesi dall’ultima presenza, anche se inizialmente si accomoderà in panchina. Le parole di De Rossi in conferenza stampa da Trigoria:

Con quale coraggio state preparando il match? “Con il coraggio dei giocatori forti e noi li abbiamo. Ogni squadra del mondo è battibile e lo è anche l’Inter che è la più forte del campionato. Si alza il livello rispetto alle altre tre partite, cambia la metodologia di preparazione alla gara. L’Inter è abituata ad avere il gioco in pugno, ma ci sono momenti in cui possono soffrire e noi siamo consapevoli di poter fare una grande partita”.

Sull’assenza sua e della Roma al funerale di Giacomo Losi. “Io non ho chiesto la data e l’ora del funerale, il postpartita mi ha distratto ed è un errore grave. Non è stato un errore in malafede, mi dà fastidio non averlo salutato. Fosse morto due mesi fa non cambiava niente, non è una questione di protocollo e ruolo, ma di rapporto tra me e lui e il figlio. Roberto sa benissimo che rapporto c’era, mi dispiace non averlo salutato ma lì mi fermo. La distrazione è grave perché c’era un rapporto umano, ho letto ricostruzioni particolari. Non ero impegnato tra l’altro, non ho fatto niente tutto il giorno. Ho aperto un post sui social e ho detto ‘Non ci credo’. Ho parlato con Roberto Losi che è stato meraviglioso, la cosa più importante è spiegare a lui e chiedere scusa. Stavolta sono stato disattento e credo debba finire qui”.

Partita particolare per Lukaku: che partita si aspetta da lui? “Io cerco di scindere l’aspetto emotivo da quello calcistico. Devo parlare alla testa dei calciatori ma anche al giocatore. A me va bene se gioca come contro il Cagliari, anche se sarà più difficile. Ha tirato 5-6 volte, ha allungato la squadra, poi certo a volte contro la tua ex fai il partitone e altre no e sembra che abbia sofferto la partita da ex mentre invece hai solo giocato contro una squadra forte”.

La Roma ha sofferto contro le big: da cosa dipende? “La casualità non esiste nel calcio, ci credo poco. Mi chiedi di commentare scontri diretti che non ho allenato io e ho visto solo da tifoso. Ci sono dei numeri, vediamo come andiamo domani e se ci saranno ancora queste problematiche. Prima o poi toccherà fare anche a noi delle grandi partite, Inter e Milan però sono tanto forti, la Juve sta tornando. Io sto cercando di far partire un percorso che non so quanto durerà, ma per dare la consapevolezza alla squadra di essere forti e poterle vincere queste partite. L’Inter è sempre stata forte ma ci abbiamo vinto spesso. Problema mentale? Parliamo di giocatori che hanno vinto Europeo e Copa America in Inghilterra e in Brasile, il Mondiale. Sarebbe offensivo dire che questi giocatori hanno problemi a giocare contro le grandi squadre. È un braccio di ferro che si può perdere. Ma se avessero avuto problemi a giocare queste partite non avrebbero fatto la carriera che hanno fatto”.

Un suo ricordo sulle partite con l’Inter? “Era diventata una roba a due, ci giocavamo tanti trofei e hanno vinto quasi sempre loro quindi sono stati più bravi. Mi dispiace che abbiamo già giocato a San Siro due volte e non ci tornerò, perché è lo stadio più bello. Ma la sfida sarà altrettanto bella come gli anni 2008-2010, l’obiettivo è tornare a giocarle punto a punto e non con 20 punti in meno”.

Sui ritorni di Smalling e Sanches. “Abbiamo tante partite, tutti saranno utili. Si stanno uniformando e rimpicciolendo le distanze fisiche con gli altri. La testa e l’atteggiamento oltre alla condizione stanno tornando, quello che vedo mi piace e sono convinto che ci aiuteranno”.

Sull’Inter. “Contro l’Inter ci vuole rispetto ma anche un po’ di spocchia e spavalderia, non siamo gli ultimi arrivati. Siamo la Roma e giochiamo in casa. Soffriremo domani, sono forti e la palla non te la fanno prendere. Ci sono momenti in cui ci potranno schiacciare e saperlo è da persone mature, non dobbiamo invece farci schiacciare per 40 minuti. Possiamo vincere, il Sassuolo l’ha battuta. Non siamo stati capaci di tenere il passo per tutto il campionato, ma nella partita singola sono convinto che possiamo vincere. Hanno giocato contro tutte e se le vincono vuol dire che sono più forti”.

Su El Shaarawy. “El Shaarawy sta avendo una crescita fondamentale. Era buonissimo, mi arrabbiavo con lui perché a volte non faceva qualche contrasto. Ora è un giocatore vero per l’approccio e non solo. Ogni volta che entrava avevo la sensazione che potesse cambiare la partita. Mi piace molto lui come Nicola Zalewski. Punto tantissimo su entrambi, ho sempre provato Stephan e può darci di più per alcune dinamiche. Ma anche Nicola mi piace molto. Chi gioca? Vuoi sapere troppo, piano piano capirò”.

Ci può stare un aggiustamento tattico in vista del Feyenoord? “Noi siamo concentratissimi sull’Inter. Sappiamo che col Feyenoord è decisiva, ma io metterò la squadra per vincere con l’Inter. Poi magari giocatori come Bove giocheranno, entreranno, ma non facciamo rotazioni in base alla partita successiva. Magari possiamo pensare anche a chi non può venire a Rotterdam perché non è in lista, ma nessun aggiustamento tattico”.

Per De Rossi chi è Daniele De Rossi? Un predestinato? “Anche due anni fa lo ero, quando mi hanno mandato via dalla Spal non so quanti lo pensassero ancora. E ho trovato tante porte chiuse, chi doveva cambiare allenatore non ha scelto me come magari era normale dopo 4-5 mesi non positivi. I predestinati non esistono, io penso di voler fare questo mestiere. Un po’ per caso mi sono trovato nel posto in cui lo farei per tutta la vita. Non bado alle etichette, il fatto che sono arrivato qui può essere una casualità ma è anche importante. Mi sento più a casa mia dove è più difficile rispetto a dove il livello è più basso. Penso a godermi questa avventura che non so quanto durerà ma mi sta piacendo molto”.

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