La Juventus perde in casa contro l’Udinese e scivola a -7 dall’Inter (che ha una partita da recuperare). Alle spalle, si avvicina minacciosamente il Milan che ha 52 punti, uno in meno dei bianconeri. Seconda sconfitta consecutiva e un solo punto nelle ultime tre gare
Una prestazione insufficiente all’Allianz Stadium: è crisi-Juve. La ‘Signora’ non sa più vincere e si prende anche i fischi dalla platea. E le prestazioni di Alex Sandro, Weah e Chiesa sono la cartina di tornasole di una ‘serata no’.
Da qualsiasi punto di vista la si guardi, la partita di ieri contro l’Udinese non trova alibi. La Juventus, dopo un buon approccio, si squaglia come neve al sole, senza dare concretezza alla manovra. Mancano le idee ma sopratutto mancano quella consapevolezza e quello spirito di squadra che avevano contraddistinto la ‘Signora’ fino alla gara contro l’Empoli. Ai limiti tecnici e tattici, la Juve ha sempre sopperito con compattezza e spirito di sacrificio. Peculiarità che nel giro di tre settimane paiono volatilizzate. Di quella Juve non c’è più nulla, Allegri lo dirà nel dopo gara: “Il momento è quello che è, difficile. Dobbiamo lavorare con serenità e dare qualcosa in più”.
Nella sciagurata serata di Torino, non così fredda dal punto di vista metereologico ma ghiacciata in termini di espressione di gioco, le prestazioni di alcuni giocatori sono l’emblema di una notte storta. Si parta dalla prestazione di Alex Sandro: fisicamente in difficoltà, il ché lo porta a sbagliare anche le cose più semplici. Scoordinato e maldestro in occasione del vantaggio di Giannetti. Si passi poi a Timothy Weah, oggetto misterioso del mercato estivo. Lo statunitense semplicemente non sa cosa fare, è confuso e confondente. Per poi arrivare a Federico Chiesa che senza Dusan Vlahovic avrebbe il peso dell’attacco sulle spalle, ma si intestardisce spesso e spara a salve senza cercare più di tanto il dialogo con i compagni. Questi nomi non per fare partire la gogna mediatica, anche perchè gli stessi Manuel Locatelli, Weston McKennie, Adrien Rabiot, Arkadiusz Milik e Federico Gatti non hanno proposto una prestazione all’altezza. Si salvano solo Bremer, Andrea Cambiaso e il portiere Wojciech Szczesny, per farla in breve.
Una serata storta della Juve, che apre una crisi di risultati. Nel post partita, c’è po spazio anche per tirare i primi bilanci: la parola ‘Scudetto’, sussurrata nei corridoi della Continassa, più o meno forte sparisce definitivamente.
La Juventus contro l’Udinese era chiamata a rispondere presente dopo la sconfitta contro l’Inter e il pari contro l’Empoli. Un punto in due partite… che da ieri sono diventate tre. L’Inter è scappata via e il Milan è comparso minacciosamente nello specchietto retrovisore della macchina ingolfata guidata da Massimiliano Allegri. Il livornese festeggia come peggio non poteva le 405 panchine in bianconero. A fine delle due frazioni di gioco, curiosamente più all’intervallo che al termine del match, si sentono anche i fischi. Indice di una serata che ha preso irrimediabilmente una piega storta.
Nel corso del secondo tempo, la sensazione diffusa era di una formazione che mai e poi mai sarebbe riuscita a pareggiare il match, contro un’Udinese che ha fatto il suo, giocando forte fisicamente e sfruttando l’unica occasione capitata a tiro. Gol di Giannetti, Lautaro. Si sprecano le ironie sul nome del centrale argentino. A fine gara, a proposito di nerazzurri, Allegri alza bandiera bianca in segno di resa: “Stare attaccati all’Inter era motivo di stimolo, ci abbiamo provato. Dispiace, ma loro sono sempre stati i favoriti. Noi però siamo in linea con gli obiettivi stagionali”. L’obiettivo qualificazione in Champions League è alla portata, ma adesso la Juve deve guardarsi alle spalle: il Biscione è scappato via, dietro però c’è un Diavolo pronto a colpire.
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