‘L’Equipe’ svela il progetto alternativo alla Superlega portato avanti in gran segreto dalla Juventus insieme al PSG negli anni scorsi
In queste ultime settimane la questione Superlega è tornata decisamente attuale con la comunicazione del format da parte di A22, quindi la divisione in leghe contro retrocessioni e promozioni, gli introiti importanti e le partite addirittura visibili gratuitamente. Col passare dei mesi progressivamente si sono staccate tutte le squadre che all’inizio avevano aderito in vari cambiamenti. In Italia, dopo parecchio tempo, ha fatto uno step indietro anche la Juventus, che viveva un momento particolare e aveva bisogno di riavvicinarsi all’Uefa.
Eppure lo stesso Andrea Agnelli, insieme a Nasser Al-Khelaifi, oggi presidente Eca, aveva lavorato a un progetto – ideato eda una società britannica – molto alternativo alla prima Superlega che prevedeva una clamorosa secessione. A svelarlo è stata ‘L’Equipe’, che ha spiegato nel dettaglio questo piano Bohr, nome in codice che prende ispirazione dal fisico danese del XX secolo che ha lavorato sulla bomba atomica. Nell’autunno 2020, oltre sei mesi prima del lancio della Superlega, c’è stato l’incontro tra Agnelli e Al-Khelaifi, che si sarebbe occupato della parte finanziaria del progetto mentre il numero uno juventino si sarebbe occupato della governance.
Il progetto Bohr, spiega il quotidiano francese, prevedeva una competizione con i 14 club con il fatturato e i redditi più alti più altri invitati (come Lione e Milan) e gli ultimi provenienti dalle competizioni europee e non più direttamente dal loro campionato. Un totale di 24 squadre divise in quattro fasce da sei. Ogni squadra avrebbe giocato 32 partite tra casa e trasferta.
Dopo questa prima fase, eliminate otto squadre, si sarebbe proceduto con gli ottavi, quarti, semifinali e finale in gara secca. Ma l’aspetto di totale rivoluzione era che i club in questione non avrebbero più giocato nei rispettivi campionati nazionali. Una secessione totale dalle federazioni, quindi una Serie A – in questo caso – senza Juve e Milan, che magari avrebbero potuto mandare addirittura le squadre B a giocare in campionato. Nel progetto Bohr, l’UEFA – spiega ‘Calcio e Finanza’ – sarebbe stata coinvolta, che avrebbe dovuto “garantire la legittimità della competizione ed essere l’unico distributore a livello di solidarietà (degli aiuti versati agli altri club)”. Sempre in caso di accettazione dell’organismo europeo in questione. Dal punto di vista finanziario, i progettisti di questa nuova competizione speravano di raccogliere 12,2 miliardi di euro all’anno e di redistribuirne 8,2 ai club.
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