C’era molta attesa per capire quale sarebbe stato l’esito del provvedimento a suo carico. Adesso c’è anche l’ufficialità: scatta la maxi squalifica
Molto spesso in un campo da calcio si intrecciano situazioni che con il mondo del calcio non hanno nulla a che fare. Sebbene negli ultimi anni messaggi volti alla solidarietà e al rispetto reciproco nel campo da gioco la stiano facendo da padroni, sempre più frequentemente a calamitare l’attenzione mediatica sono episodi assolutamente sopra le righe.
Gesti i cui strascichi possono avere effetti deleteri anche e soprattutto nell’ottica del lungo periodo. Quanto successo a Mihai Coman ne è un esempio tangibile. L’ex numero 10 dell’Aquila, infatti, nel lontano 7 aprile del 2018 – nel corso di una gara del campionato di Terza categoria – sferrò due pugni in pieno volto all’arbitro. In particolare, dopo essere stato espulso, Coman si rivolse al direttore di gara intimandogli: “Non capisci un ca…ti spaccio la faccia, ti aspetto fuori”.
Dopo essere stato soccorso dal 118, l’arbitro – Christian Guarino – fu portato immediatamente in ospedale per svolgere gli accertamenti del caso. Costretto a barricarsi negli spogliatoi per allontanarsi da Coman, Guarino venne trasferito in ospedale da dove fu dimesso per trauma cranico, al rachide e all’occhio. Il calciatore fu inizialmente squalificato per tre anni. Ma nelle ultime ore il quadro ha vissuto un altro colpo di scena. L’ennesima di una vicenda assolutamente convulsa.
Arbitro aggredito: condanna UFFICIALE per l’ex calciatore
Tramite il suo avvocato, infatti, l’arbitro aveva deciso di costituirsi parte civile. A tal proposito, come evidenziato dal Corriere Adriatico, nelle scorse ore è arrivata la sentenza definitiva del giudice Matteo Di Battista.
A Mihai Coman sono stati inflitti tre mesi di reclusione, con la sospensione della pene legata ad una provvisionale di 2 mila euro da pagare in 6 mesi da quanto la sentenza passerà in giudicato. Da notare, a tal proposito, come la richiesta di risarcimento si attestasse sui 10 mila euro. Nelle motivazioni della condanna, il giudice ha posto l’accento soprattutto sulle lesioni e le minacce grave che l’ex calciatore indirizzò allo sfortunato direttore di gara. Si chiude così una parentesi esecrabile che ha avuto nell’aula di un tribunale il suo più naturale epilogo.