Roma-Brighton, De Rossi non ha dubbi: “Questa Roma non può non andare in Champions”

Daniele De Rossi prende la parola in conferenza stampa alla vigilia del match tra la Roma e il Brighton di domani sera

La Roma torna a giocare in Europa in un periodo particolarmente brillante della sua stagione, con sei vittorie in sette partite di campionato più la qualificazione. Alla vigilia della sfida di ottavi di andata col Brighton le parole del mister Daniele De Rossi.

daniele de rossi in conferenza stampa
De Rossi – calciomercato.it

Le parole del tecnico giallorosso in diretta su Calciomercato.it dalle ore 13.

Che partita si aspetta? “Ho un grande rapporto con De Zerbi, da quando eravamo in giocatore. Gliel’ho detto, ammiro il suo gioco, il suo sviluppo del gioco a Palermo e al Benevento, ho passato un po’ di tempo a parlare con lui del suo presente e del mio futuro. Le sue idee sono brillanti, porta qualcosa di diverso rispetto a tutto il resto. Non c’è solo lui, hanno tanti buoni giocatori, giovani e di talento, lo rispetto molto”.

Può rappresentare un’arma in più lo stadio? “Siamo noi a dovergli regalare una notte felice e non il contrario. L’unione è importante, giocare qui è bello anche per gli stranieri ma sono abituati a giocare i nstadi pieni, magari qui troveranno un calore e una passione ancora più alta”.

Che partita si immagina e quanto può valere il nono posto del Brighton? “Non è facile fare un paragone, dove sarebbero nella nostra classifica. Sono un club emergente, non ha una storia decennale e credo che è stato molto bravo Potter all’inizio e ora Roberto sta creando un marchio riconoscibile nel mondo. Non so in che posizione sarebbero. Abbiamo visto che da noi c’è il Bologna. Roberto ha creato qualcosa di simile facendo grandi stagioni al Sassuolo e non è facile, lo vediamo anche quest’anno. È simile, ma ripetibile solo con grandi idee e una società che investe”.

La Roma giocherà a tre o a quattro? “Non te lo dico (ride, ndc)”.

Domani serve più istinto o riflessività, andare all’attacco o temporeggiare? “Fai la differenza tra istinto e ragione tra squadra offensiva e difensiva. Si può essere istintiva difendendo bassi ma aggressivi e disordinati, o riflessivi portando a difendersi l’altra squadra. Non sono correlate. La Roma è una grande squadra che deve rispettare il Brighton, ma noi siamo la Roma. Dobbiamo sapere che mette 3-4 minuti nella loro metà campo Liverpool, Arsenal, City e Chelsea, poi magari prende imbarcate con Luton, Aston Villa o Fulham. Ci saranno tante partite nella partita, dovremo stare attenti sia quando dovremo difendere che quando attacchiamo noi, spero più possibile. Ma capiterà che ci schiacceranno”.

La questione del ranking può rappresentare una motivazione extra? “Noi giochiamo per vincere e passare. Magari diamo un occhio diverso alle partite delle nostre connazionali perché potrà darci magari un posto in più. Lo guardiamo il giusto, come una storiella, che se vi comportate bene forse a Natale vi facciamo questo regalo. Non possiamo fare altro che vincere le partite. Se vince un’italiana in Europa, aldilà delle rivalità tra tifosi, può essere magari un vantaggio”.

Facendo un bilancio, si aspetta di più o di meno nei suoi primi 50 giorni? “Mi aspettavo tre punti in campionato, sarebbe stato perfetto, il progetto era quello (ride, ndc). Sono molto soddisfatto, tanto consapevole del fatto che non abbiamo fatto niente. Questa città può cambiare i giudizi in un nano-secondo, per questo cerco di tenere i ragazzi fuori dai social e da tutto. Diventano bravi e scarsi altrettanto velocemente. Creare un rapporto da allenatore è come ricrearlo, da capo in un’altra veste, non è automatico. Oggi riguardavo l’allenamento che hanno fatto ieri, non è solo capire cosa chiedo ma è crederci. Loro ci stanno credendo, questo mi rende felice. Poi i punti non sempre vanno di pari passo con il campo, ma mancano ancora due mesi di fuoco”.

Possibile vedere Karsdorp almeno in panchina? Come mai l’alternanza a sinistra continua tra Angelino e Spinazzola? “Vedremo Karsdorp oggi come si sentirà, ha alternato giorni con più dolore e altri con meno. Oggi tireremo le somme. Sui due terzini sinistri è strano, impazzisco per entrambi per qualità e personalità, sono di altissimo livello e molto diversi. A volte facciamo turnover, a volte scelgo quello più in forma o che mi piace di più, in base all’avversario. Non ci sono strategie, stanno bene, sempre toccando ferro”.

Bove è stato utilizzato meno, anche per lui ha immaginato un ruolo che possa prescindere dai ruoli fissi, ad esempio sulla fascia? “Prima con Mourinho aveva una media di 61 minuti, con me 59. Non è cambiato molto. Magari con me ha giocato meno da titolare, ma ha giocato la prima col Verona è stato il migliore in campo. Ho grandissima fiducia in lui, ha meno spazio perché accanto ha giocatori che fanno molto bene come Paredes, Cristante e Pellegrini. Sulla fascia non lo vedo, in un futuro non troppo lontano potrebbe essere un buon mediano davanti alla difesa. Tecnicamente è più bravo di quanto pensi l’opinione pubblica, bisogna lavorare sui tempi e sulle letture, ma lui copre tantissimo campo e ha grande disponibilità, ha pieni buoni. Deve capire quando fare due o tre tocchi, quando uno, ci arrivi col tempo. Io ho smesso che ero un pensatore, ho iniziato che facevo box-to-box ogni partita, spero che resti. Come essere umano è un ragazzo da far sposare alle proprie figlie, è un professionista, si comporta bene sempre, anche quando non gioca se la Roma vince è quello più sorridente, non potrei essere più contento di lui. Nel suo percorso di sviluppo ci sta anche di essere la prima riserva, non è una cosa di cui vergognarsi. C’è bisogno di migliorare alcune cose, ma non è che sta indietro, quando entra gioca sempre bene e dà il fritto, ci conto sempre”.

Quanto pesa il fattore esperienza? Il gap è diminuito tra la Roma e la Premier? “Dovrei vivere di più la Premier per dirti quanta differenza c’è. L’Italia si sta rilanciando, anche se per incassi la Premier sembra comunque irraggiungibile. Quando una squadra non è abituata a certi palcoscenici si aggrappa al campo, alla struttura di squadra e loro lo fanno benissimo. Il gap di esperienza rispetto a noi il Brighton lo colmerà con il campo e la conoscenza. Se noi saremo superiori vinceremo, ma non dobbiamo aspettarci che ci regalino la vittoria perché saranno emozionati per lo stadio”.

L’ultimo gol in Champions della Roma è stato il suo: ci pensa che il suo destino calcistico sia incrociato a quello della Champions? “Ho fatto una battuta qualche giorno fa, che l’ultima partita in Champions della Roma c’ero io in campo. E a me sembra di aver smesso da 20 anni, da quel giorno la Roma non ha più giocato lì ed è inaccettabile. La Roma deve stare lì, poi a livello societario mi sembra che stiamo meglio di quando sono andato via, come investimenti, giocatori e monte ingaggi. Ma aldilà dei giocatori la Roma deve stare lì, poi una volta che entra fa le annate che ha sempre fatto, ottavi, quarti, una volta siamo andati non lontano dalla finale. Ma il mio destino non è incrociato, questi giocatori possono lottare per andare in Champions a prescindere dall’allenatore. I valori che hanno non sono inferiori al quarto posto in campionato”.

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