Mancini: “Con De Rossi più serenità e freschezza. Avevo la pubalgia, ma non sono un eroe”

Gianluca Mancini è intervenuto in conferenza stampa accanto a mister Daniele De Rossi, parlando delle differenze con la Roma di Mourinho

Accanto a Daniele De Rossi in conferenza stampa c’era anche Gianluca Mancini, che ha detto la sua sul momento giallorosso e su quello che sta provando a portare il nuovo allenatore.

Mancini e De Rossi in conferenza – calciomercato.it

Il difensore è rimasto un titolarissimo, un punto di riferimento anche nella gestione DDR dopo esserlo stato anche con Jose Mourinho. E proprio Mancini ha provato a spiegare le differenze tra i due periodi della Roma che tanto sta facendo bene in queste settimane:

Che ruolo giocherà lo stadio domani? “Hanno sempre un bel ruolo, ma in campo andiamo noi, dobbiamo essere bravi a trascinarli verso di noi. Non dobbiamo chiedergli niente, siamo contenti di quello che fanno, cercheremo di farli cantare ancora di più dopo i 90 minuti”.

Potresti giocare anche a destra magari a tre ‘e mezzo’, dopo aver giocato anche a centrocampo con Fonseca? “Ricoprire più ruoli è un vantaggio per me e per la squadra. Con Fonseca l’ho fatto perché mancava tutto il centrocampo, ad oggi – mi voglio toccare – siamo tanti a centrocampo e in difesa, tutti forti. Quando è così si alza il livello dell’allenamento e di tutti noi. Poi starà al mister decidere, l’importante è allenarsi forte e andare in campo forte per la Roma la domenica o il giovedì”.

Eri un fedelissimo di Mourinho, cosa ha portato principalmente De Rossi? “Freschezza. Quando c’è un cambiamento, ha portato idee nuove, noi calciatori cerchiamo di capire cosa ci chiede, mi sembra che lo stiamo capendo anche se non abbiamo fatto veramente nulla. In due mesi scarsi non vinci campionati o competizioni, ma ci ha portato cambiamenti in tante cose. Tatticamente, negli allenamenti con le sue idee, e noi dobbiamo capirle. Una cosa che ha portato è la serenità che ci poteva mancare, non perché non ce la dava il mister Mourinho, ma perché non arrivavano i risultati. Ha lavorato sulla testa di tutti noi, quando l’ha messa a posto ha dato le sue idee e da lì siamo partiti”.

Come ti sei trovato a quattro dopo anni a tre? “Bene. Come ho detto più volte, io e i miei compagni quasi tutti abbiamo giocato in entrambi i modi. Siamo abituati, poi magari ho fatto più la difesa a tre, ma è capire e credere in quello che dice l’allenatore, cercando di assimilare in fretta. Non è la difesa a quattro che ci ha portato a vincere sei partite su sette, ma è un insieme di cose. Può succedere che domini la partita e fai zero punti, altre volte è il contrario. Il calcio è particolare, l’importante è che 26 giocatori tirano dritto verso l’obiettivo”.

Come si è sviluppata la questione della tua pubalgia di cui parlava Mourinho? Come stai ora? “Me la stavo portando avanti da tempo. Sapete benissimo il periodo che abbiamo passato 3-4 mesi fa in cui non avevamo difensori centrali e ho dovuto stringere i denti. Non voglio passare da eroe, l’ho fatto perché potevo giocare, altrimenti non lo avrei fatto. Quando è arrivato il mister ho preso il giallo a Milano e mi sono preso i miei giorni per recuperare, sono stato fermo 10-12 giorni con un percorso di cure e palestra, con i nostri fisioterapisti non sento più dolore e sta andando molto bene adesso”.

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