Claudio Marchisio e l’ex arbitro Alfredo Trentalange hanno parlato di sport e rispetto delle regole in diversi ambiti in un convegno all’Università LUMSA
Si è svolto oggi a Roma il convegno “Palestra di legalità. Disciplina, regole e diritto nello sport”, evento realizzato per iniziativa congiunta della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, dell’Università LUMSA e dalla rete magistrati “Sport & Legalità”, con la collaborazione di Duferco Energia, Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), CSI (Centro Sportivo Italiano) Comitato di Roma e OINP (Osservatorio Italiano Non Profit). Grandi ospiti Claudio Marchisio e l’ex arbitro Alfredo Trentalange, che hanno parlato appunto di crescita individuale e rispetto delle regole e della disciplina. Nel pomeriggio l’ex centrocampista della Juventus sarà all’Oratorio San Giuseppe al Trionfale – Opera Don Guanella, via Giovanni Bovio 44 – Roma, dove alle ore 17.00, incontrerà i bambini e i ragazzi.
Lo stesso Marchisio, a margine dell’evento, ha parlato del cuore del convegno durante il quale ha ricordato i suoi allenatori, per lui dei veri e propri insegnanti: “Per l’argomento di oggi era molto più importante parlare dell’esperienza avuta prima: del percorso di crescita da ragazzo per diventare uomo e da sognatore per diventare un calciatore, a come poterlo poi diventare. Quindi sono quelli, secondo me, i percorsi importanti per i giovani, vale sia per i ragazzi che per le ragazze. Poi credo che il magistrato Sergio Sottani, ma anche Alfredo Trentalange, le loro parole, le loro esperienze, in ambiti comunque diversi, possano essere state d’aiuto ai ragazzi, alle persone che ci ascoltavano. Le nuove generazioni stanno vivendo la velocità del mondo che si sta trasformando. E andando a questa velocità si vuole far concentrare su un singolo obiettivo ogni ragazzo e ragazza. In realtà non bisogna mettergli in testa soltanto un singolo obiettivo, ma avere una mente più aperta, valorizzare ovviamente le proprie capacità, ma nello stesso tempo avere una apertura mentale per poter anche cambiare il proprio percorso. Perché non sempre quello che sogniamo poi si può realizzare. Quindi bisogna essere preparati anche al resto”.
A margine dell’evento ha preso la parola anche lo stesso ex arbitro Alfredo Trentalange: “L’arbitro non è una figura simpatica, ma bisogna pensare che dietro c’è un ragazzo che si impegna, che fa sport. Deve dare un servizio, perché ad esempio un fallo fischiato correttamente evita per esempio la vendetta. Viene naturale, se l’arbitro non fischia un fallo, vendicarsi. Se invece l’arbitro ha fischiato perché è preparato, è andato a letto la sera prima, si è allenato, lavora correttamente. Chi ha subìto il fallo invece di vendicarsi pensa: ‘ok, io ho subito un fallo, ma la mia squadra ha avuto un rigore a favore, l’avversario che mi ha dato un calcio è stato espulso. Bene, possiamo continuare a giocare in pace’. Noi in pochi attimi abbiamo insegnato a dei ragazzini su un terreno di gioco valori fondamentali. Ad esempio che attraverso la giustizia, in questo caso un fischio corretto, si può continuare a giocare in pace e si raggiunge la pace. Questi sono valori universali. Quanti master, quanti incontri dobbiamo fare per spiegare una cosa così semplice, ma che cambierebbe la vita di molte persone? Pensiamo alle guerre che ci sono in questo momento”.
Sul tema della comunicazione da parte del mondo arbitrale: “Io credo che il futuro sia fatto di comunicazione. Un po’ perché c’è tanto pregiudizio sulla figura dell’arbitro, ma anche su chi non fa il mio stesso lavoro, che non ha la mia stessa cultura o religione. Aprire canali di comunicazione vuol dire farsi conoscere, che l’altro non fa più paura perché mi è più prossimo e vedo che ha gli stessi miei problemi, gli stessi miei sogni e ideali. Certo, bisogna parlare la stessa lingua, può fare la differenza. Intendo che l’arbitro del futuro, il calciatore del futuro, l’allenatore del futuro, devono essere ricercatori e non presuntuosi. Intervista all’arbitro dopo la partita? C’è un tempo per tutto”.
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