Le dichiarazioni del Ct azzurro Spalletti in conferenza stampa in vista delle due amichevoli negli Stati Uniti contro Venezuela ed Ecuador
Dopo il 29esimo turno di campionato, torna la Nazionale di Luciano Spalletti che domani mattina volerà negli Stati Uniti per affrontare le amichevoli contro Venezuela ed Ecuador, in programma giovedì e domenica sera. Un raduno senza Francesco Acerbi, deciso dopo un colloquio in seguito all’episodio di ieri sera in Inter-Napoli.
Di questo, ovviamente, come di altri argomenti ha parlato Luciano Spalletti in conferenza stampa dal CPO ‘Giulio Onesti’ del Coni. In diretta su Calciomercato.it le parole del Ct dell’Italia:
Cosa è emerso dal confronto di questa mattina? Un suo pensiero? “C’è un comunicato. Il mio pensiero è lì, l’abbiamo deciso di fare tutti insieme. Il mio pensiero è espresso lì. Non vorrei mai trovarmi in questa posizioni lì, ma abbiamo una responsabilità di uno sport importantissimo per la nostra nazione. Visto quello che è venuto fuori dobbiamo per forza andare ad agire. Anche avendo da mettere a posto o chiarirsi delle cose, perché ci sono ancora da chiarire alcune cose. Per quello che mi ha detto Francesco non è un episodio di razzismo quello che ha fatto. Ma è chiaro che io non vorrei trovarmi in questa posizione qui, vorrei difendere i calciatori per quelle che sono cose che gli vengono attribuite gratuitamente. Dobbiamo fare attenzione a tutto quello che diciamo e facciamo nello sport, ancora di più quando facciamo parte della Nazionale. Ci sono le due ore in campo ma anche le altre 22 per dimostrare di meritare questa maglia. Quando succede qualche cosa non ci si leva il dente, è un dispiacere enorme dover prendere decisioni per questi episodi qui. Bisogna stare attenti, perché poi anche quando lo denunciano un episodio del genere. Bisogna stare attenti se l’abbiamo subito in maniera così clamorosa come poi è venuto fuori. Siamo tutti dentro questi fatti anche quando si denunciano. Perché poi ora abbiamo messo Francesco in difficoltà, per noi è un calciatore importante. Non cambia niente da un punto di vista di forza di squadra non averlo, ma ci dispiace umanamente aver preso questa decisione, è un grande professionista per quello che ci ha dimostrato”.
Ha sentito Juan Jesus? “Non mi ha risposto, ha il telefono spento”.
Scamacca e Immobile fuori? Per Ciro scelta definitiva? “Non prendo in giro nessuno, so che Immobile è un calciatore importante in questi anni per il club e la Nazionale. Ora c’è un momento in cui non riesce ad esprimere il suo potenziale, ma devo tenere in considerazione tutto e tutti. E penso che in questo momento è giusto scegliere altri. Scamacca non ha giocato per un periodo, quando l’ho portato non ha espresso il meglio di se stesso. Bisogna dare l’impressione che siamo al livello della Nazionale. La prima partita può compromettere tutto. Devo avere la certezza che come minimo si dia quel contributo lì. Non è facile, ma è così. Ho avuto la possibilità di valutare altre cose, Retegui è in condizione, Raspadori lo conosco benissimo e ha la possibilità di fare il doppio ruolo che viene richiesto. Ce ne sono diversi da vedere, come Lucca che voglio vedere di che pasta è fatto. Ha qualità importanti, avere uno alto e forte di testa che ti permette di beneficiare delle sue qualità in pochi minuti, visto che più di una volta mi è successo di far giocare il difensore centrale da punta. E ho lasciato fuori Scamacca. Sempre ci sarà qualcuno di nuovo che andremo a valutare e questo evidenzia il dispiacere di lasciare qualcuno a casa. Ma non è una bocciatura per chi resta a casa, perché ci sono altri che escono”.
Su Pellegrini. Pellegrini l’abbiamo atteso tantissimo, non ce l’ho mai avuto a disposizione. Facile valutare di che livello è, è un calciatore forte che sa fare più cose. È uno che fa metri in quantità in una partita, è importante anche correre. Non so cosa verrà fuori da qui all’Europeo, ma lui è uno di quelli su cui ci si conta. Ha avuto dei problemi, ora li ha messi a posto. Con la qualità che vuole poi Daniele De Rossi si trova a suo agio, è riuscito a far vedere il suo marchio di fabbrica”.
Cristante fuori come mai? “Aveva bisogno di fare cure intense alla schiena, è da tanto che aspetta il momento per farle, altrimenti doveva fermarsi. Non andiamo a distruggere i calciatori ai club, per cui ha iniziato questa cura e la doveva fare adesso, altrimenti sarebbe stato dentro. A causa di questa complicanza abbiamo deciso, altrimenti si sarebbe fermato ugualmente. Meglio se si cura. Noi vogliamo collaborare con i club, non vogliamo distruggergli i calciatori. Sarebbe stato dentro. Così come Kayode, Fabbian, Casadei, Baldanzi, Gnonto, Calafiori sono con l’Under 21.Calafiori sarebbe stato con noi, l’avrebbe meritato, ma non ci facciamo la guerra come Club Italia tra di noi. L’under 21 si sta giocando la qualificazione e io non li prendo per indebolirli. Che gruppo saremmo? Quindi Calafiori va a giocare lì. Nunziata fa parte del nostro staff e possiamo valutarli, è come se giocasse con noi. E ci sarebbe stato anche Fabbian tra i convocati. Poi si è infortunato Gaetano, altrimenti avrei voluto vederlo, ma non sta bene e non l’ho portato. Ci sono cose che si analizzano in maniera completa, con serenità”.
La difesa a tre? “Il calcio è una cosa rigida, fluida. C’è una possibilità di passare dal calcio di rinvio a un sistema tattico alla costruzione bassa, dove il portiere tocca più palloni di tutti. Poi quando ti allontani dalla porta ci deve essere un calciatore che prende quella posizione, non lo può fare il portiere. Questo 3-4-2-1 lo voglio valutare, dipenderà dalle caratteristiche di chi gioca, si va a mettere nelle proprie posizioni giocatori che giocano con la difesa a tre. Abbiamo la possibilità di fare le prove, di essere più sorprendenti andando a cambiare qualche cosa durante le partite. Se lo conosciamo dentro lo sviluppo delle azioni diventiamo più forti e meno leggibili. Per cui si tenta di fare sempre qualcosa di più”.
Chiesa ancora il nostro Sinner? “Per me è chiaro, è un calciatore forte che ha qualità offensive, salta l’uomo e sa far gol. Ha anche il carattere forte di essere convinto delle qualità che ha. Poi deve sapersi adattare, a giocare più dentro o più fuori su questi mezzi spazi in cui non sei né attaccante né centrocampista né punta esterna. Ce lo ha fatto vedere, per me è un calciatore forte su cui puntare”.
Bellanova può sparigliare le carte? “Nessuno deve sentirsi blindato. Da un mio punto di vista è scontato e necessario che vengano fuori nuove figure che ci possano dare una sorpresa di potenzialità e noi dobbiamo accoglierli a braccia aperta. Poi bisogna capire se possono avere lo stesso comfort con noi, perché in Nazionale c’è un livello ancora più alto. Non si possono fare adesso delle esclusioni per quello che succederà a giugno. Bisogna sempre avere questo spazio disponibile a chi si fa vedere e ha buone qualità. Nella Nazionale non c’è niente di blindato, ci sono sempre dei vuoti, chi si vuole inserire siamo disponibili”.
Ancora sulla difesa. “Va a mettere a posto quel sistema che tanti attuano della difesa a tre, che per non subire ripartenza è l’ideale. A volte lo fai anche a quattro, con i terzini, ma spingi a desta e sinistra, poi si rimane con due soli centrali. Invece a tre ci sono i difensori e i mediani, se sei equilibrato ti fa subire meno ripartenza. E viene da sé che ci siano due uomini larghi e due nei mezzi spazi, con la prima punta che deve tagliare oltre la linea difensiva per allungare la squadra avversaria. Frattesi? Per corsa, intensità e qualità di sforatura è uno di quei due, attacca tanto la linea difensiva, ha quel polmoni e quella curiosità. Deve pulire bene quello che gli passa dai piedi, se si impegna può fare ancora di più. Ha delle qualità infinite Frattesi”.
Zaccagni e Zaniolo solo col 4-3-3? “Possono farlo anche loro. Ma Di Lorenzo, Udogie, Dimarco, Cambiaso dimostrano che nello sviluppo della fase offensiva non fanno più la corsa lunga, ma tagliano dentro al campo e poi si riallargano, questa è la nuova frontiera. Questo adattamento a mettere in condizione il compagno di esprimersi per la posizione che ha preso. Questa presa di posizione è in conseguenza di dove sono gli spazi. Poi se Dimarco allunga sulla fascia e va sulla linea difensiva rimanendo largo, l’esterno viene spinto dal lungolinea verso l’interno, fa movimenti nel mezzo spazio che rompe le scatole.
Cosa ha fatto in questi tre mesi? Ha fatto quello che voleva? “Ho fatto tanto. Bisogna starci attenti, perché la tecnologia a volte ti connette e ti aiuta, altre volte di disconnette. Se siamo qui vicino, vedi il cellulare e ti fai i cazzi tuoi ti disconnette. Tutto può essere veleno o medicina, dipende dalle dosi. In questi mesi ho fatto quello che dovevo, devo farne di più. Ho imparato la strada di certi centri sportivi, ci metterò meno”.
Può aiutare la crescita di Mancini e Pellegrini l’arrivo di De Rossi? “Certo che può aiutarli. Daniele è stato bravissimo, io ci ho preso in tantissime cose che Daniele ha fatto vedere. In alcuni momenti mi sembra un po’ Carletto Mazzone a vederlo in panchina, esprime il suo essere ancora un po’ calciatore e la sua sapienza da allenatore. Ha fatto un lavoro eccezionale, non era facile in così poco tempo, dare una mentalità che prima non era sbagliata. Fosse stata sbagliata prima era facile fare una cosa diversa, invece era fatta bene anche prima. Fare ancora meglio di prima è un lavoro più profondo. Poi vedere che Paredes va a fare il centrale basso tra i due centrali per la costruzione, a volte le punte vanno esterne e altre volte no. Le due punte esterne sono i due trequartisti in campo, sono tutte cose bellissime per chi è interessato a ciò che succede nel calcio e ama l’evoluzione continua. Gli faccio grandissimi complimenti, che continui così, perché a Daniele voglio molto bene. Quando ci siamo sentiti mentre era fuori parlavamo del mio sogno nei suoi confronti, perché quelli che mi hanno messo a disposizione tutto quello che avevano auguro il meglio possibile. E se avessi la possibilità di aiutarli li aiuterei a sviluppare questa professione. Mancini ora gioca anche dentro, si inserisce, lo vedo a costruire e poi me lo ritrovo dentro l’area di rigore a finalizzare o fare questo inserimento sulla linea. Calafiori anche fa vedere queste cose di continuo, Bastoni è un maestro, lo stesso Acerbi si inserisce per vie centrali. È la nuova qualità di questi giocatori che fanno sovraccarico sulla metà campo e sulla trequarti per impostare bene il gioco. Mancini l’ho chiamato dopo non per una bocciatura, ma perché quello che può dare Mancini o Politano, o altri che conosco benissimo, io lo so. Chiaro che lui ha risposto in maniera perfetta, mi ha detto ‘sono sempre pronto per la Nazionale’, mi riempie il cuore e mi fa vedere la qualità del calciatore e dell’uomo. Lo stesso El Shaarawy l’ho lasciato a casa, so benissimo chi è e quali sono le sue qualità. Qualcuno poi devo lasciarlo a casa per fare qualcosa di nuovo, poi magari farò bene o male. Ho le mie indicazioni soggettive, penalizzo qualcuno e mi dispiace, ma è sempre per avere una crescita di calciatori a disposizione”.
Il significato di queste due amichevoli? “Dare merito intanto a 20 milioni di persone che sono laggiù, diamo l’abbraccio della Nazionale a loro annui dobbiamo tantissime cose, ci hanno aperto tantissime frontiere. Poi tatticamente quando sono arrivato sono stato abbastanza rigido di fare quella cosa. Siamo stati coerenti anche quando le cose non andavano bene. Avevamo troppo poco tempo. Ora abbiamo la possibilità di allargare queste conoscenze e lo vogliamo fare con queste due partite, usando qualcosa di diverso per sistema di gioco e conoscenze di chi abbiamo portato”.
Su Chiellini e Cannavaro, le piacerebbe che fossero dentro alla Nazionale per l’Europeo? “Se vengono gli stacchiamo un pezzetto e lo teniamo qui con noi, vediamo se possiamo. Magari facciamo un innesto. Non è escluso che vengano, anche da Buffon imparo continuamente. Sono conoscenze che vogliamo continuare a portarci con noi, anche quelli che non verranno o non sono citati, come possibili ipotesi, ci hanno già fatto vedere. Gli spiriti di quei calciatori saranno sempre nel nostro spogliatoio”.
Poi in chiusura Spalletti aggiunge: “Delle playstation non vi interessa? Avete scritto e detto di tutto, vi siete fatti i vostri film. Va bene così perché ci si è voluto ronzare come ci pare su queste robe. Sono state fatte trasmissioni su queste Playstation. A me non me ne frega niente se Playstation o Playstation. Se ritiene giusto che dei professionisti non dormano la notte per non esprimere il meglio di se stessi… Di cosa stiamo parlando? Sono le altre 22 ore che fanno vedere di che livello siamo, non le 2 in campo. Non me ne frega niente se è Playstation, è una fiction. Mi importa che si cerchi di dormire a una certa ora. Ho la certezza che questo è successo, non mi va bene questa cosa. All’Europeo si fa la sala comune dei giochi, è vero che c’è da riempire un tempo e le ore sono tante. Fai le riunioni, gli allenamenti, di ore ce ne sono, e se non puoi interessarti a niente ti mettiamo a disposizione anche un’app. Ma se poi crei problemi alla tua professione c’entro dentro. Non mi sta bene. Se uno vuole sputtanarsi il tempo come vuole lo fa ma non viene in Nazionale. Non c’è un contratto che ci lega. Anche sui lettini sentivo che se non gli facevamo portare i cellulari non avrebbero fatto i messaggi. Ecco, bello. Ci sono i dottori che dicono che i telefoni fanno stare in tensione, per quei 5 minuti si poggia. Poi in sala comune si fanno i giochi, massimo all’una nelle camere. Sennò poi diventa una dipendenza e non va bene. È una cosa normalissima, ho la certezza che si dorme poco e allora ci metto mano. I dottori dicono che se si dorme bene si recupera meglio e si esprime meglio la nostra professione, lo dice la scienza. Non io perché sono un supereroe, Dio non mi ha dato questa super dote. Sono cose che vanno curate, ma ho visto che non ve ne fregava niente…”
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