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Lazio-Juve, Tudor avvisa: “Non si vive nel passato”. Poi la rivelazione su Immobile

Le dichiarazioni del tecnico biancoceleste alla vigilia della gara dell’Olimpico contro la formazione di Allegri

A Formello ha preso la parola Igor Tudor, nuovo allenatore della Lazio, in conferenza stampa alla vigilia della sfida con la Juventus valevole per la 30esima giornata di Serie A.

Igor Tudor in conferenza stampa (Ansa) – calciomercato.it

Una partita dai tanti significati, visto che affronta il suo passato all’esordio, con una settimana di fuoco tra il doppio confronto con i bianconeri tra campionato e coppa, chiudendo con il derby. Le dichiarazioni integrali del tecnico Tudor, apparso voglioso di lavorare e pronto a richiamare i suoi sotto questo diktat.

LAZIO-JUVE, CONFERENZA TUDOR

Che segnali ha ricevuto dalla squadra e come ha trovato i calciatori tornati dalle nazionali? “Sono tornati tutti senza acciacchi, Il problema è che sono arrivati tardi e abbiamo lavorato poco. Con gli altri abbiamo lavorato bene, i ragazzi si sono messi a disposizione con voglia di fare e applicazione”.

L’emozione del debutto? Cosa ha rappresentato la Juve per lei? È un segno del destino… “No, al destino non credo. Le sensazioni sono sempre positive, si guarda sempre come una sfida, per poter vincere e gioire, come lo sport è giusto che sia. Alla Juve ho fatto 7-8 anni, nel periodo in cui mi sono costruito come giocatore e come persona. Sono grato, ho avuto compagni, allenatori e dirigenti che mi hanno fatto diventare quello che sono ora come cultura del lavoro, e anche nella carriera da allenatore cerco di trasmetterlo”.

Che sensazioni ha? “Una partita come le altre preparata con le cose giuste, in attacco e in difesa, poi il resto viene di conseguenza. Però come prima partita e con un avversario così è sempre bello. La squadra deve essere lo specchio dell’allenatore, ci vorranno tempo e pazienza, per fare questa trasformazione da un allenatore all’altro. Io ci provo a farlo in fretta, ma all’inizio non sarà perfetta”.

Ci sono differenze tra lei e Sarri, ma ha detto di voler mantenere qualcosa anche dalla precedente stagione. La differenza sarà nel concetto difensivo? Nel suo calcio il primo riferimento è l’uomo, si marca e non si copre. Farà subito questo cambio? “Ci sono due cose che penalizzano la trasformazione. La prima è che sono tre anni che fanno certe cose, l’altra è che Sarri è un allenatore forte. Bisogna accettarlo, però essere attenti e giusti. Voi parlate di moduli, c’è un’importanza ma non come pensate. Magari parti con un modulo, poi diventa un altro, attacchi con 3 giocatori, poi attacchi con 5 uomini ed è offensivo, oppure no. È come lo fai. Comunque lo vedrete, manca poco, vedete domani”.

Ha già in mente l’11 titolare? “Ci sono state le nazionali. Per forza dovranno giocare tutti. Il calcio è cambiato, i cinque cambi sono una cosa bellissima perché partecipano tutti. Devo capire anche io, una cosa sono gli allenamenti, un’altra le conoscenze. Devi capire durante le partite chi fa il tuo calcio, chi può migliorare e chi no. Io provo a metterci meno tempo possibile perché bisogna vincere ed essere già belli tosti e giusti, con la qualità di fare le cose con la palla, le marcature preventive. Abbiamo fatto degli allenamenti importanti e seri, esigenti da tutti i punti di vista. I giocatori hanno risposto bene”.

Tensione tra squadra e proprietà? Servono figure di raccordo come Peruzzi? “Non è una domanda per me. Non c’è stato tempo neanche di parlarne, ci siamo messi a lavorare”.

Ascolta le radio e legge quello che viene scritto sui social? “Se ti metti ad ascoltare radio e leggere i giornali ti ammazzi. Se c’è una cosa particolare vengo informato, altrimenti è un suicidio, anche quando le cose vanno bene. Ti portano su una strada sbagliata”.

Con Immobile avete parlato della Nazionale? “Con Ciro abbiamo parlato. L’ho visto molto bene e motivato, penso che lui ci tenga alla Nazionale, ha fatto una parte importante, penso che dipenda solo da lui. Ne abbiamo parlato di questo argomento, l’ho visto voglioso e orgoglioso di fare. Sono due mesi importanti in cui può guadagnare qualcosa, i gol li ha sempre atti e penso che li farà. Io ci conto tanto perché ha qualità non solo calcistiche ma anche umane. L’ho visto e lo conosco, sono convinto che saranno due mesi importanti per lui”.

Con lei ripartono tutti da zero? “C’è sempre rispetto per il passato, ma non si vive nel passato. Il calcio è crudele, ci sta di dare una mano o anche due, ma poi c’è da vincere.

Su Kamada e la sua posizione. “Lui giocava sia avanti che dietro, è un giocatore completo, ha sia corsa che qualità di gioco. Se devo essere sincero è più adatto a questo calcio che a quello precedente. Tecnicamente non è pulitissimo, ma ha altre doti che gli ho visto in questi giorni. Ha gol e mentalità. L’ho visto bello allegro e voglioso, vediamo quando arrivano le partite, il campo è quello che conta”.

Lazzari e Pellegrini insieme, o due esterni offensivi, è possibile? “C’è equilibrio difensivo e offensivo, bisogna avere gente che ha gol, contano i numeri. Ma ovviamente i giocatori devono fare anche la fase difensiva, ideale è avere gente tosta che corre, lotta e fa gol. Poi c’è da scegliere anche in base agli avversari e la partita. Generalmente mi piace essere offensivo, ma non mi piace prendere gol”.

Felipe Anderson può giocare a tutta fascia? “Non lo so. Non l’ho provato, non conosco il suo passato ma è sempre disponibile e ha sempre gamba. Vedremo come giocheremo, magari siete convinti di una cosa e non è quella. Poi bisogna vedere come reagiranno tutti”.

Come sta Lazzari? “Lo vediamo oggi”.

Dal punto di vista umano che spogliatoio ha trovato? “Ho visto giocatori vogliosi e orgogliosi, per fare bene. Ora per 7-10 giorni sono tutti perfetti col nuovo allenatore, con il tempo vedremo. Vediamo se uno non gioca come si comporta, nelle difficoltà si vede che gente è. Nelle battaglie vere escono quelli veri, ora siamo tutti bravi, abbiamo la faccia più bella”.

Zaccagni e Luis Alberto come li ha visti? Sono complementari? “Possono giocare insieme, poi dipende ma sì. L’importante è avere giocatori forti, un allenatore se uno è bravo il posto glielo trova”.

Il suo calcio è aggressivo è intenso, come ha trovato la squadra dal punto di vista atletico? “Vedremo domani. Nei dati fisici la Lazio è sempre stata una delle prime, poi abbiamo parlato tanto di questo, poi sono le distanze che sono diverse e le forze. Però ci sono anche somiglianze, noi vogliamo anche andare a prendere la palla, ma poi bisogna essere compatti e correre indietro. Le gare alla fine si decidono lì. Abbiamo lavorato tanto su questo”.

Nei tre dietro può giocare un terzino come Marusic o Hysaj? “Tutto è ipotetico, tu mi chiedi certe cose e magari io non te le voglio dire”.

Questo mini-ciclo, le rotazioni le programma da subito oppure si vede? “Ci ho pensato, perché c’è la coppa fra tre giorni”.

Sfida tra Lazio e Juve spesso decisa da calci da fermo. Come ha trovato i centrali della Lazio che non segnano mai da quella situazione. “Sì, ha fatto pochi gol, ma la struttura la penalizza. Poi tanto è sulla cattiveria, quella fa la differenza”.

Ci sono stati dei pilastri nelle sue esperienze, come vede Cataldi e Patric? “Ci sono giocatori che per il tuo calcio hanno un’importanza diversa. Io faccio giocare i migliori, sono molto attento a essere giusto. Cataldi e Patric sono giocatori bravi, Danilo ha giocato tanto, poi in mezzo abbiamo tanti giocatori. Ora è tornato anche Patric, sono contento, mi è sempre piaciuto anche da fuori, con la rapidità in campo aperto, è un giocatore per me”.

Ha già trasferito la mentalità vincente alla squadra? “Se uno riesce in cinque allenamenti è un mago”.

Il suo momento più importante della carriera? “Non esiste questa cosa, non c’è niente, c’è una partita da giocare, prepararla al meglio e vincerla. È un’esagerazione, i momenti più importanti della carriera, le partite della vita, sono cose che non mi appartengono. Oggi voglio caricare la squadra, fare le cose giuste, queste mi caricano. È tutto fumo il resto”.

Nessuno ha mai visto la Lazio di Tudor, ci può essere l’effetto sorpresa per gli altri? “Io spero. Anche nello spogliatoio devono avere coraggio e motivazioni. Questi pensieri me li prendo io, quando ci saranno i problemini. I giocatori devono assumere in fretta quello che dico, anche sbagliando. Voglio vedere coraggio, le cose giuste, belli tosti e cattivi. Non c’è 4-3-3, 800 o 8-2-0. Voglio una squadra difficile da battere e coraggiosa”.

Francesco Iucca

Romano, giornalista, dal 2013 inseguo un sogno. Inviato e opinionista tra tv, radio e tanto altro. Roma, Lazio, Nazionale, ma senza limiti. Sempre alla ricerca di 'cosa c'è dietro'. Tengo alla larga quelli che 'Il calcio è solo un gioco'. Amo il tennis, Roger Federer e la musica. Cantante e pianista a tempo perso.

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