Le emozioni e le sensazioni, i gesti di Igor Tudor nella sua prima da allenatore della Lazio contro la Juventus. E Guendouzi è in tuta
Igor Tudor debutta nella serata delle grandi occasioni, contro la ‘sua’ Juventus con cui si è costruito a livello professionale e umano. Per uno scherzo del destino, anche se il croato al destino non crede, la affronterà due volte in quattro giorni. Ma la testa intanto è al presente, alla sua prima formazione che di certo non ha risparmiato sorprese. In primis l’esclusione di Guendouzi (che è sceso in campo per il riscaldamento con la tuta, praticamente in borghese), Immobile e Luis Alberto che ieri ha saltato la rifinitura. Dentro Kamada, Castellanos e Pedro con la difesa a tre composta da Casale, Gila e Romagnoli.
E allora come ha vissuto i primi minuti all’Olimpico? Ha osservato il riscaldamento, mise elegante, prima distaccato, poi nel torello finale si è avvicinato e ha cominciato a caricare i giocatori per alzare i ritmi. Vuole una squadra vogliosa, coraggiosa, che corra e ovviamente segni. È emozionato, ma non lo dà a vedere, la fama da dura va rispettata. Non c’è spazio per nient’altro. Se non per un saluto a qualche vecchio amico, ignorare il passato è impossibile, lo ha detto lui stesso. “Va rispettato, anche se bisogna andare avanti” ha detto ieri. Questo non gli ha impedito di abbracciare i suoi ex giocatori, quando ha allenato da vice di Pirlo i bianconeri. Particolarmente affettuoso quello con Weston McKennie durante il riscaldamento: i due si sono abbracciati, sono rimasti a scambiarsi due battute tra un sorriso e l’altro per qualche secondo. Poi un altro abbraccio. In campo sarà ‘guerra’.