Ora che l’avventura di Allegri si avvia verso il capolinea con la Juventus, ripercorriamo le tappe fondamentali che hanno portato a questa situazione
Il 21 maggio 2021 la Juventus annunciava sui propri social il ritorno del tecnico bianconero, con una formula mediatica che già celava al suo interno molto di quello che sarebbe successo in seguito: “Bentornato, Max! #AllegriIN”. La scelta comunicativa era stata quella di richiamare l’hashtag più diffuso nell’ultimo anno del suo quinquennio precedente (#AllegriOUT) e ribaltarlo. Subito uno scontro con i tifosi, non un punto di incontro, e da quel momento l’effetto è stato di polarizzare ancora di più tutte le posizioni: chi andava contro ad Allegri in passato si è fatto ancora più astioso nei suoi confronti e chi lo idolatrava è divenuto ancora più fanatico. Ma come ha fatto Allegri a passare da una posizione di assoluto potere dentro alla Juve ad essere de facto isolato in attesa della separazione ufficiale? Ripercorriamo le tappe fondamentali.
La genesi della caduta di Allegri la si può ritrovare nella serata del 28 novembre 2022, quando Andrea Agnelli insieme all’intero consiglio di amministrazione della Juventus ha presentato le dimissioni per quanto stava emergendo nel Processo Prisma. Questo è stato il primo terremoto che ha minato nelle fondamenta il regno del tecnico livornese, che ha perso così il suo primo e più importante appoggio: Andrea Agnelli. L’allontanamento del Presidente bianconero dopo 12 anni ha portato a quello che è stato il secondo colpo al regno di Allegri: la creazione del nuovo CdA con una vera e propria squadra anti-crisi. La nuova Juventus, con Ferrero presidente e Scanavino come Chief Executive Officer, aveva fin da subito come principale obiettivo quello di uscire da quella intricata situazione giudiziaria e poi di sistemare i conti del club. La voce Allegri a bilancio non è passata inosservata fin dal primo momento e ogni sua mossa è stata giudicata con maggiore severità rispetto al passato.
Il crollo di Massimiliano Allegri: Elkann e Giuntoli ridisegnano la Juve
Il terzo colpo che ha minato ulteriormente le certezze di Max è stata la scelta della proprietà di affidarsi ad un dirigente della caratura di Cristiano Giuntoli. Il dirigente toscano, fresco vincitore dello scudetto con il Napoli, è stato insignito del titolo di responsabile dell’area calcio all’interno della Juventus con il compito di sistemare i bilanci e ritornare competitivi ai livelli che competono al club: l’estate scorsa Giuntoli è riuscito solo parzialmente ad adempiere a questo compito, al quale ora sta lavorando con totale autonomia in vista della prossima stagione. I dubbi sulla convivenza tra Giuntoli ed Allegri sono emersi immediatamente, e per ragioni evidenti, ma entrambi sono stati bravi a trovare presto la modalità giusta per collaborare.
I risultati tecnici dell’allenatore Massimiliano Allegri, come detto, da tempo sono giudicati con maggiore severità rispetto al passato e anche in questa stagione la Juventus non è rimasta soddisfatta a pieno dalla proposta del tecnico livornese. Se è vero che la squadra per una parte di campionato è stata l’unica reale contendente dell’Inter per lo scudetto, è anche vero che non c’è stata una valorizzazione della rosa come auspicato dalla dirigenza. Sulle pagine di Calciomercato.it, infine, vi abbiamo raccontato anzitempo come sia arrivata l’ultima e definitiva spallata che ha sgretolato la gestione di Allegri: la scelta di John Elkann di rompere con il passato e di aprire definitivamente un nuovo ciclo. Per farlo, l’Ingegnere ha dato pieni poteri a Cristiano Giuntoli, che per la panchina della Juventus ha individuato in Thiago Motta il profilo ideale. In questo finale di stagione Allegri è un monarca senza regno, con una prospettiva che al massimo può arrivare al weekend del 26 maggio, quando si concluderà questo campionato.