Sacchi a margine della presentazione del suo libro: “Ho avuto la fortuna di trovare sempre dei presidenti che mi seguivano. Il club viene prima della squadra, la squadra prima del singolo”
Arrigo Sacchi, comunque vada uno dei tecnici più importanti della storia del calcio italiano. Ha vinto tanto, tantissimo, continuando a fare scuola. L’ex ct e allenatore del Milan ha messo tutta la sua storia in un libro, ‘Il Realista Visionario’, che in queste settimane sta presentando in giro per l’Italia.
Oggi era a Roma, nell’evento – a cui erano presenti anche il ministro per lo Sport Andrea Abodi, il presidente della Figc Gravina e il presidente della Lega Pro Matteo Maraoni, organizzato dall’istituto per il Credito Sportivo, all’interno dell’iniziativa AllenaMente, parlando dei tantissimi argomenti del calcio italiano, in particolare gli allenatori delle big da Pioli ad Allegri e De Rossi, ma anche Thiago Motta.
“Ho avuto la fortuna di trovare sempre dei presidenti che mi seguivano e mi aiutavano. Il club viene prima della squadra, la squadra prima del singolo, in un paese che ha fatto sempre il contrario. Sono andato bene”.
Su Roma-Milan. “Dovrebbero essere dei visionari i presidenti, loro sono due che stanno cercando di fare le cose bene. De Rossi è arrivato da poco, meglio di così… E Pioli con alti e bassi. Non sono così felice quando comprano tanti stranieri e quindi spero sempre che facciano giocare gli italiani”.
Qualcuno di questo Milan che avrebbe potuto giocare nel suo Milan? “Io volevo persone e giocatori affidabili. Se lo erano venivano da noi. Theo e Leao sono affidabili? Devi saperlo tu”.
Secondo lei chi vince? “Non so leggere il futuro. Vinca chi lo merita, è sempre il merito. È una parola ormai sconosciuta, deve vincere chi merita e mi auguro che sia una bella partita. Se gioca meglio la Roma dovrà vincere, altrimenti il Milan”.
Terrebbe a prescindere Pioli? “Hanno preso molti stranieri. Se c’è l’ok dell’allenatore se le cose non vanno bene è anche lui responsabile, se non c’è stato il suo ok allora le colpe non sono sue”.
De Rossi merita la conferma? “Lui era un giocatore che avrei sempre comprato, perché era una persona affidabile. Come allenatore spero che lo sia altrettanto”.
Spalletti è affidabile? “Sì, ma dov’è la squadra? Non ci sono più italiani”.
Scamacca è italiano. “Ha fatto due gol, fino a due giorni fa non sapevate chi fosse”.
Su Giroud. “Un buonissimo giocatore, per l’età che ha fa anche troppo”.
Zirkzee che attaccante è? “Interessante. Non so se è un attaccante o una mezza punta, ma è interessante. Il Bologna sta giocando un buon calcio”.
Thiago Motta erede ideale di Allegri? “Allegri è un tattico, Thiago Motta è uno stratega, sono diversi”.
Simone Inzaghi che allenatore è? “Sta cambiando, è sempre stato un bravo ragazzo e questo conta. Modesto e conta anche questo. Uno si diverte a veder giocare l’Inter, peccato, hanno sbagliato una partita e hanno pagato. Lo stratega è quello che ha un progetto e sa come arrivarci, il tattico invece è quello che aspetta l’errore dell’avversario”.
Un aggettivo per Pioli? “Cerca di essere uno stratega, sta lavorando, non è che in tre giorni puoi cambiare. Ma gli allenatori devo scegliere loro i giocatori, se sei un direttore d’orchestra e hai bisogno di un pianista ma ti portano un batterista non vai avanti. Non ti devi fidare, quindi devi seguirli. Io andavo in giro a vedere cosa facevano i grandi giocatori. Quando prendemmo Rijkaard volevo sapere anche cosa mangiava. Io poi ero sotto tiro, dicevo cose che erano contrarie a tutti. Quando dovevamo giocare con lo Steaua Bucarest, un bravo giornalista italiano scrisse che dovevamo aspettarli, disse che erano i maestri della tecnica quindi vanno aspettati e uccellarli. Da due-tre anni giocavamo sempre in attacco, io dissi ai giocatori ‘si alzi chi pensa che dobbiamo fare questa cosa’. Non si alzò nessuno. Gullitt disse ‘Noi li attacchiamo dal primo minuto finché abbiamo la forza’. E sul 4-0 ci siamo fermati”.
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